Allarme BTP, rendimenti oltre il 4%. Spread fin sotto 100, ma stavolta Meloni non può brindare

Laura Naka Antonelli

06/03/2025

Ancora bagno di sangue sui BTP nel BCE Day, con i rendimenti schizzati anche oltre il 4%. Lo spread è scivolato fin sotto quota 100, ma per Meloni non è una buona notizia.

Allarme BTP, rendimenti oltre il 4%. Spread fin sotto 100, ma stavolta Meloni non può brindare

Allarme BTP, e non solo: i titoli di Stato dell’area euro continuano a essere bombardati da una raffica di sell, scontando anche oggi la prospettiva di una valanga di emissioni di nuovo debito da parte dell’Europa, per finanziare l’aumento delle spese militari.

Con il piano “ReArm Europe” per la difesa comune in UE presentato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la strada di una Italia e di altri Paesi europei destinati a fare più debito è tracciata: se concretizzato, il piano mobiliterebbe infatti fino a 800 miliardi di euro per finanziare la nascita di un esercito comune europeo.

Nel BCE Day e nel giorno del Consiglio europeo straordinario rendimenti BTP schizzano oltre il 4%

Oggi la riunione straordinaria del Consiglio europeo che deciderà il destino dell’Europa. All’ordine del giorno sia le discussioni sul piano di riarmo, che il modo migliore con cui continuare a blindare l’Ucraina, da cui gli Stati Uniti di Donald Trump hanno preso le distanze, in termini di aiuti, in modo marcato.

Nel frattempo, tra le altre novità in ambito militare, spicca la proposta del Presidente francese Emmanuel Macron, presentata nel corso del discorso alla Nazione di ieri sera, di discutere sulla possibilità di utilizzare le armi nucleari francesi per proteggere l’intera Unione europea: “ Ho deciso di avviare una discussione strategica sul tema della difesa dei nostri alleati nel continente europeo con le nostre armi nucleari. Ma qualunque cosa accada, la decisione rimarrà sempre al presidente della Repubblica”, ha detto Macron.

La previsione di una Europa che si era appena impegnata da qualche mese a far di tutto per rispettare i nuovi diktat sul debito e sul deficit imposti dal nuovo Patto di Stabilità e crescita UE, ora pronta a sfornare un bazooka militare, è inevitabilmente di un Continente che si avvia a fare più debito: una strategia che non piace assolutamente al mercato dei titoli di Stato dell’area euro, che oggi attendono anche il verdetto sui tassi della BCE e che, già da ieri, hanno pagato la notizia relativa alla decisione del prossimo governo di Berlino di creare un fondo del valore di mezzo miliardo di euro per dare una spinta all’economia tedesca, impantanata in una fase di recessione da due anni.

E così, i BTP in primis, illustri rappresentanti del secondo Paese più indebitato dell’Eurozona, dopo essere volati fino a +29 punti base alla vigilia, schizzano anche oggi, segnando un balzo superiore a 10 punti base, che li porta a sfondare la soglia del 4%.

Spread BTP-Bund reduce da grande calo sotto quota 100. Ma stavolta Meloni non può brindare

Occhio allo spread BTP-Bund, che oggi risale a 112 punti base ma che, nella giornata di ieri, era capitolato fino al di sotto della soglia di 100 punti base - per la prima volta dai tempi del governo Draghi, ovvero dal 2021 - sulla piattaforma MTS, cadendo fino a quota 98,8 pb, per poi risalire al di sopra del livello psicologico.

La capitolazione dello spread si spiega con il fatto che a volare, anch’essi ieri di ben 30 punti base, sono stati anche i rendimenti dei Bund tedeschi, che oggi salgono di nuovo, di 13 punti base.

Il governo Meloni ha poco da brindare stavolta al calo dello spread BTP-Bund, che si deve stavolta non a eventuali meriti dell’esecutivo italiano, quanto alla tensione che ha investito anche la carta made in Germany, e anche da un bel po’, in attesa dell’appuntamento delle elezioni anticipate che hanno riportato il popolo alle urne lo scorso 23 febbraio, e in vista di un nuovo governo guidato dal neo cancelliere Friedrich Merz, che potrebbe decidere, e così sembra orientato a fare, ad allentare quei diktat costituzionali che hanno posto finora un freno al debito.

A confermare come Meloni abbia davvero poco a cui brindare è proprio lo scatto dei rendimenti dei BTP a una soglia che non si vedeva da tempo: quella del 4%, che significa soltanto una cosa: lo Stato italiano rischia di emettere una quantità di titoli di Stato a tassi ancora più alti, fattore che di per sé fa lievitare la spesa per gli interessi.

Questo, proprio a pochi mesi dalla pubblicazione del modello di analisi dell’Ufficio Parlamentare di bilancio, che aveva messo in evidenza l’effetto positivo che la flessione dello spread e dei rendimenti dei titoli di Stato aveva avuto, fino alla metà di dicembre, sulle spese per interessi, con nuove stime improntate all’ottimismo per il periodo compreso tra il 2025 e il 2029.

Ma se i rendimenti dei titoli di Stato italiani (così come tedeschi e in generale dei bond sovrani) continueranno a salire, a puntare verso l’alto sarà inevitabilmente anche la spesa per gli interessi, in quanto diventerà più costoso per i governi, in questo caso per il governo Meloni, emettere nuovi debiti (BTP), in un contesto in cui la quantità delle emissioni è destinata tra l’altro, con l’Europa pronta a riarmarsi e con la Germania pronta ad abdicare a questo punto al rigore storico adottato nella gestione dei suoi conti pubblici, anche ad aumentare.

Allarme BTP anche con bazooka fiscale tedesco

Il capo economista dell’Institute of International Finance (IIF) Robin Brooks ha già riassunto l’allarme in un post pubblicato su X, facendo notare come il bazooka fiscale tedesco avrà tra l’altro effetti negativi sui rendimenti italiani, rendendo più alto il costo del servizio di debiti.

Lo stimolo fiscale tedesco renderà l’emissione di debito comune UE più inevitabile, allentando ulteriormente una qualsiasi disciplina (fiscale) in Italia” che, secondo l’economista ex Goldman Sachs, già manca da parecchio, a causa di una BCE che, con i suoi precedenti bazooka monetari fiscali, si sarebbe presa fin troppo cura dei BTP e degli altri titoli di Stato dei Paesi più indebitati dell’area euro. Così facendo, creando anche una bolla sul mercato dei bond sovrani e a provocare, così facendo, una profonda distorsione.

Paura debito assilla l’area euro: il trend su base mensile e annua dei rendimenti dei BTP, Bund, OAT & Co.

C’è poco da star tranquilli in Italia, ma anche nel resto del mondo. Su base annua, tanto per mettere in evidenza la velocità con cui stanno cambiando le cose, i rendimenti dei BTP a 10 anni non sono più al ribasso, ma in rialzo di 33 punti base, stando alle rilevazioni di Bloomberg. Nell’ultimo mese, la corsa è stata pari a +53 punti base.

Male anche gli OAT francesi, che hanno visto i rendimenti decennali, al momento attorno al 3,56%, scattare nell’ultimo mese di 47 punti base e di 79 punti base in un anno. Tensione per l’appunto anche sui Bund tedeschi, i cui rendimenti sono cresciuti nell’ultimo mese di 48 punti base e di 54 punti base in un anno, al 2,86%.

In Spagna, dove i rendimenti viaggiano al 3,47%, il rialzo è stato pari a +49 punti base in un mese e di 33 punti base in un anno.

E occhio anche ai titoli di Stato dell’Olanda, al 3,07%, reduci da un aumento di 52 punti base in un mese e di 45 punti base in un anno.

I rendimenti della Grecia rimangono intanto inferiori al livello di quelli italiani (ma non più, contrariamente a quanto accaduto lo scorso autunno, nel pieno del caos istituzionale che ha colpito Parigi, quando la Francia ha fatto paura agli investitori più di Atene, rispetto al livello degli OAT francesi): i rendimenti dei bond ellenici oscillano attorno al 3,65%, in rialzo di 45 punti base in un mese e di 32 punti base in un anno.

Il destino dei BTP si fa decisamente incerto, in una situazione in cui la BCE ha rinunciato da tempo a blindare il debito emesso dai governi dell’area euro, come dimostra la fine ufficiale del PEPP-QE pandemico, piano noto come salva BTP anti spread ormai non più attivo, come annunciato da Christine Lagarde e come conferma lo stesso piano di Quantitative Tightening, che continua ad andare avanti, come già annunciato nel corso dell’ultima riunione del Consiglio direttivo della BCE, alla fine di gennaio 2025. “I portafogli del PAA e del PEPP (pandemic emergency purchase programme) si stanno riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza”, ha confermato l’Eurotower nell’ultima riunione di politica monetaria dello scorso 30 gennaio, quando ha tagliato i tassi di interesse per la quinta volta dallo scorso 6 giugno 2024, dopo aver dato ufficialmente il benservito al debito dell’area euro, staccando quella famosa flebo, rimasta attiva per un bel po’ di anni.

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