Antonio Goglia, chi è l’ex Carabiniere e cosa c’entra con il caso Emanuela Orlandi

Chiara Esposito

4 Giugno 2023 - 14:22

Nuova voce sul caso Orlandi: «È sepolta a Castel Sant’Angelo, insieme a Mirella Gregori». La rabbia del fratello della ragazza.

Antonio Goglia, chi è l’ex Carabiniere e cosa c’entra con il caso Emanuela Orlandi

Alla vigilia del 40esimo anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi, 15 enne cittadina vaticana di cui si sono perse le tracce nel 1983, giunge una segnalazione sulla sua presunta sepoltura nei sotterranei di Castel Sant’Angelo. Nel luogo indicato si troverebbero anche i resti di Mirella Gregori, coetanea di Orlandi scomparsa quello stesso anno appena un mese prima della ragazza, sempre nella Capitale.

Ad indicare le stanze dei Mausoleo di Adriano come nuovo luogo d’interesse per le indagini è Antonio Goglia, impiegato comunale di San Giorgio a Cremano ed ex carabiniere, in una lettera a Stefano Luciani, sostituto procuratore incaricato di riaprire il caso il 15 maggio di quest’anno.

Le affermazioni contenute nella missiva sono state subito respinte dal fratello della ragazza e dal legale della famiglia che, con toni accesi, hanno sottolineato l’inattendibilità della fonte e l’assurdità delle affermazioni dell’uomo. Ecco perché.

La lettera dell’ex carabiniere

Il testo integrale della lettera è stato pubblicato da ItaliaOggi:
«Egregio Dott. Procuratore Stefano Luciani, avendo condotto studi approfonditi e basandomi su fatti concreti che al momento ritengo preferibile non porre in evidenza, Vi comunico che nei sotterranei del Castel Sant’ Angelo, o Mole Adriana, altrimenti detta Mausoleo di Adriano, dietro una porta rinforzata dovrebbe trovarsi una stanza di circa 20 metri quadri. Nella quale dovrebbero trovarsi resti umani, compresi quelli di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori».

Dopo quella che vorrebbe essere una rivelazione, c’è poi l’invio alle autorità a verificare quanto detto. L’ex carabiniere continua infatti dicendo «la struttura dovrebbe ricadere sotto l’Autorità del Comune di Roma e perciò non dovrebbe essere difficile approntare un sopralluogo».

La lettera si chiude così: "Mi assumo tutta la responsabilità di quanto dichiaro e sono pronto a risponderne civilmente e penalmente».

In un’intervista rilasciata alla stessa testata infine l’uomo si concentra sul codice 158 indicato all’epoca dei fatti dai sequestratori come identificativo telefonico presso la Segreteria di Stato vaticana per le trattative. Goglia sostiene infatti una connessione tra questo numero e il canone 1058 del diritto canonico che proibisce il matrimonio tra religiosi e che sarebbe stato confermato proprio nel 1983, anno delle sparizioni Orlandi e Gregori. Interrogato dai cronisti rispetto a questa presunta connessione e alla discriminante dello «0» tra i due numeri, Goglia dichiara:

«Manca perché nel 1983 i numeri telefonici interni vaticani non potevano superare le tre cifre. Secondo la mia tesi, il codice 158 identifica senza ombra di dubbio il canone 1058 che impone il celibato sacerdotale. Quel codice serve a fare comprendere immediatamente cosa vogliono i sequestratori: l’abolizione del celibato sacerdotale, altrimenti avrebbero ucciso la Orlandi e la Gregori.»

La risposta di Pietro Orlando e dei legali

Sia l’indicazione sulla sepoltura sia la tesi numerologica per Pietro Orlandi e per Laura Sgrò, legale della famiglia, non stanno in piedi. Ai microfoni ANSA il fratello della ragazza ribatte dicendo di conoscere Goglia da anni e di avere numerose prove della sua inattendibilità. L’attacco più duro però lo riserva a chi amplifica le sue parole:

“Ogni volta cambia ipotesi e, a cominciare da Nicotri o Peronaci, gli danno tutto questo spazio. Già in passato aveva scritto in procura, ogni volta con ipotesi senza riscontri, completamente diverse tra loro. È passato dalla teologia della liberazione, ai preti pedofili di Boston, al terrorista Carlos, ai Marrani e altri”.

Nient’altro che mitomania agli occhi dei familiari. Un fenomeno che, per giunta, aggiunge ulteriore caos alla vicenda. L’avvocato Sgrò ne parla Sky TG24 affermando come, in assenza di prove, “tutto questo non fa altro che nuocere alla ricerca di Emanuela”. Del resto, con il sit-in di domenica 25 giugno alle porte, questo è un momento estremamente delicato per la vicenda investigativa e il timore di Orlandi è che possa inscenarsi l’ennesimo depistaggio.

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