Approvate dal Consiglio d’Europa le ultime modifiche alla riforma della legge sul copyright che impone a Google e Facebook maggiori responsabilità nei confronti degli autori
Nuovo colpo da parte dell’UE ai colossi del digitale. Il Consiglio d’Europa ha approvato le ultime modifiche alla legge sul diritto d’autore, che obbliga Google e Facebook a pagare autori ed editori per la condivisione di contenuti, e impone norme più stringenti per la pubblicazione sulle rispettive filiali YouTube e Instagram di video protetti da diritti d’autore.
Le ragioni della nuova legge sul copyright
La legislazione è stata approvata dalla maggioranza dei Paesi europei, ma non dall’Italia che ha votato contro insieme a Finlandia, Olanda, Lussemburgo e Polonia. Altri due paesi membri si sono astenuti. La notizia è stata data via Twitter dal governo romeno, che è alla Presidenza dell’Unione.
La riforma era stata annunciata già due anni fa, ed è stata oggetto di una lunga discussione. Si tratta di uno dei piani d’azione attuati dall’UE per operare maggiori controlli sui colossi dell’internet statunitensi, criticati spesso per questioni relative alla privacy degli utenti e, in generale, alla responsabilità nei confronti dei cittadini dell’Unione. La nuova normativa, in linea teorica, dovrebbe permettere agli editori maggiore potere per negoziare licenze per la visualizzazione dei contenuti su servizi come Google News. O, ancora, vuole garantire ai creatori di contenuti originali per YouTube maggiori diritti.
I critici della nuova legge temono che sia troppo restrittiva e potrebbe portare persino a una riduzione della libertà di parola in Europa. Un portavoce UE ha però rassicurato che la normativa permette il caricamento di un certo ammontare di materiale protetto ai fini di “citazione, critica, recensione, caricatura, parodia o pastiche”. Una prima formulazione della legge aveva fatto temere che sarebbero stati vietati persino meme e gif animate.
Riforma del copyright: le fasi successive
Secondo i Paesi contrari, che hanno rilasciato una nota congiunta, “la direttiva non determina il giusto equilibrio tra la protezione di chi detiene i diritti e gli interessi dei cittadini e delle aziende dell’Unione”. La strada della riforma, comunque, non si conclude qui.
La prossima settimana toccherà a una commissione del Parlamento europeo dare il proprio parere con una votazione. La normativa entrerà in vigore solo dopo la successiva approvazione da parte dell’Europarlamento che avverrà fra marzo e aprile.
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