Non ci sono dubbi: le pensioni aumentano nel 2023, anche in caso di crisi di governo. Ecco una guida utile per calcolare i nuovi importi.
Le pensioni aumentano nel 2023: è una certezza e neppure un’eventuale crisi di governo potrà metterlo in discussione.
Infatti, per le pensioni non si tratta di decidere come aumentarle così da tenere il passo dell’inflazione, come invece sta succedendo per gli stipendi, in quanto un modo per evitare la perdita del potere d’acquisto già esiste ed è previsto dalla legge. Non serve, dunque, un intervento del legislatore per aumentare gli importi delle pensioni, in quanto ogni anno le cifre vengono riviste tenendo conto dell’andamento dei prezzi registrato nell’ultimo anno.
E ciò vale non solo per i trattamenti previdenziali, ma anche per quelli assistenziali, come ad esempio per l’assegno sociale e per le cosiddette pensioni d’invalidità civile. Tutte queste misure gioveranno di un aumento dall’1 gennaio prossimo che, guardando ai dati sull’inflazione, si preannuncia essere particolarmente rilevante.
Fermo restando che è ancora presto per capire di quanto aumenteranno le pensioni nel 2023, visto che bisognerà prima individuare l’effettivo tasso d’inflazione, possiamo comunque vedere come l’andamento dei prezzi inciderà sugli assegni previdenziali e assistenziali.
Lo faremo in questa guida, utile per farsi un’idea dell’aumento in arrivo tra qualche mese.
Come aumentano le pensioni a gennaio 2023
Calcolare l’aumento della pensione dovuto dall’inflazione è molto semplice. Oggi, infatti, il meccanismo di rivalutazione, detto anche di perequazione, stabilisce che gli assegni previdenziali e assistenziali che sono al di sotto di una certa soglia vengono aumentati di una percentuale pari a quella d’inflazione.
Per gli assegni d’importo più elevato, invece, la rivalutazione non è al 100%. Si prende, infatti, solamente una parte, variabile in base all’importo dell’assegno, del tasso d’inflazione registrato.
Nel dettaglio, secondo il meccanismo attuale di rivalutazione, sono tre le fasce di reddito, ossia:
- gli assegni con importo annuo inferiore alle quattro volte il trattamento minimo (quindi sotto i 2.062,00€ lordi mensili) hanno diritto a una perequazione al 100%;
- gli assegni con importo compreso tra le quattro e le cinque volte il trattamento minimo (fascia tra 2.062,00€ e 2.577,90€ mensili) godono di una perequazione al 90%;
- sopra le cinque volte il minimo (quindi sopra i 2.577,90€ mensili) la perequazione è del 75%.
Si tratta dunque di un meccanismo che, per ovvie ragioni, va a tutelare coloro che hanno un reddito più basso, ossia una pensione inferiore a circa 2.000 euro; per questi, infatti, gli effetti dell’inflazione sul potere d’acquisto sono pari a zero, in quanto la pensione sarà aumentata tanto quanto la variazione del costo della vita.
Per chi ha redditi più elevati, invece, il legislatore ha ritenuto che non fosse necessaria una rivalutazione piena. Per questi, dunque, una leggera perdita di acquisto della pensione c’è, ma che al massimo può arrivare al 25% dell’inflazione.
Di quanto aumentano le pensioni a gennaio 2023
La formula per calcolare la variazione della pensione, quindi, è la seguente:
PENSIONE PERCEPITA x TASSO DI RIVALUTAZIONE*
* 100% per le pensioni inferiori a quattro volte il trattamento minimo oppure 90% o 75% per i redditi più elevati
Per calcolare il nuovo importo, quindi, ci manca un dato fondamentale, il tasso d’inflazione. Al momento le stime rilevano un tasso dell’8%, il che permetterebbe alle pensioni di aumentare di qualche centinaio di euro.
Prendiamo come esempio una pensione da 1.500 euro mensili, per la quale è prevista una rivalutazione al 100%. Sostituendo i dati nella suddetta formula, ne risulta che l’aumento è pari all’8% dell’importo della pensione percepito, ossia a 120 euro (1.500 * 0,08).
Una pensione di 2.500 euro, invece, gioverebbe di una rivalutazione del 90% del tasso d’inflazione registrato, quindi del 7,2%. Ne risulterà un aumento di 180 euro (2.500*0,072).
Aumento assegno sociale e pensioni d’invalidità nel 2023
A tal proposito, possiamo considerare gli effetti di una rivalutazione dell’8% su alcuni trattamenti assistenziali, come l’assegno sociale e gli assegni per invalidità civile. In entrambi i casi, trattandosi d’importi inferiori alle quattro volte il trattamento minimo, la rivalutazione sarà del 100%, e ciò significa che:
- assegno sociale: 468,10 euro* 0,08, con un aumento quindi di 37,44 euro. Il nuovo importo, dunque, sarebbe di 505,54 euro;
- assegni d’invalidità civile: 291,95 euro*0,08, con un aumento di 23,35 euro. Ne risulta, quindi, un nuovo importo di 315,30 euro.
Ovviamente si tratta di proiezioni, non d’importi definitivi, visto che per conoscere il tasso di rivalutazione bisognerà attendere fine anno. Una cosa è certa: si tratterà di un aumento senza precedenti, tant’è che secondo le stime allo Stato costerà, tenendo in considerazione trattamenti previdenziali e assistenziali, più di 20 miliardi di euro.
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