Avvocati non iscritti all’albo devono pagare comunque i contributi: lo ha ribadito la Cassazione

Simone Micocci

28 Aprile 2017 - 09:17

Avvocati: la cancellazione dall’albo non è determinante ai fini del pagamento dei contributi alla Cassa Forense. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione in una recente sentenza.

Avvocati non iscritti all’albo devono pagare comunque i contributi: lo ha ribadito la Cassazione

Gli avvocati non iscritti all’albo devono pagare comunque i contributi previdenziali: lo ha ribadito la Cassazione con la sentenza n°10437/17 pubblicata ieri.

Brutte notizie quindi per gli avvocati che decidono di cancellarsi dall’albo con la speranza di non dover più pagare i contributi alla Cassa Forense; la Corte di Cassazione ha infatti precisato che se il legale continua ad esercitare, anche se come consulente esterno, deve pagare lo stesso i contributi previsti.

Non è così semplice quindi liberarsi dall’obbligo di versare i contributi, poiché non solo questi sono dovuti dagli avvocati non iscritti all’albo che continuano ad esercitare l’attività professionale, ma anche da coloro che si occupano di una consulenza esterna in favore di una società. Per la Corte di Cassazione, infatti, qualsiasi consulenza esterna “coordinata e continuativa” in favore di una società è riconducibile allo svolgimento dell’attività professionale. E di conseguenza è soggetta al pagamento dei contributi alla Cassa Forense.

La Corte di Cassazione ha poi ribadito che c’è solo un modo per l’avvocato per non pagare i contributi previdenziali alla Cassa Forense e appunto non è quello di cancellarsi dall’albo dei professionisti. Prima di scoprirlo però analizziamo il caso di specie sul quale si è espressa la Corte di Cassazione.

Corte di Cassazione: i contributi si pagano anche se non iscritti all’albo

Con la sentenza n°10437 pubblicata nella giornata di ieri, la Corte di Cassazione si è espressa in merito alla vicenda di un avvocato che, nel periodo nel quale era stato sospeso dall’albo, ha prestato lavoro nella veste di collaboratore “coordinato e continuativo”. Nessuna subordinazione, ed è per questo che il rapporto lavorativo in questione non è stato giudicato sufficiente per smettere di pagare i contributi alla Cassa Forense.

Anche la consulenza esterna, infatti, rientra nell’esercizio delle attività del libero professionista e di conseguenza è obbligatorio il versamento dei contributi previdenziali alla Cassa di riferimento.

Corte di Cassazione: ecco in quale caso non si pagano i contributi

Non è determinante l’iscrizione all’albo, quindi, ma la tipologia del rapporto di lavoro.

In questo caso infatti i compensi in favore dell’avvocato erano stati decisi sulla base delle tariffe professionali, utilizzate anche per stabilire onorari, diritti, indennità e spese generali. Senza contare che le fatture emesse risultavano essere state rilasciate dallo studio legale di cui il legale ricorrente era socio.

C’è solo un modo quindi per non pagare i contributi ed è quello di farsi assumere come dipendente dall’azienda per la quale si presta la consulenza. Solo in caso di lavoro dipendente, infatti, l’avvocato non si identifica come professionista e di conseguenza non ha alcun obbligo nei confronti della Cassa.

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