Banche centrali alla prova: dalla BCE alla Fed, fino agli istituti centrali inglese, cinese, giapponese, tutti saranno chiamati a dare nuove indicazioni. Nel bel mezzo della paura inflazione e rendimenti obbligazionari.
Banche centrali in primo piano questa settimana: cosa decideranno gli istituti centrali più importanti del mondo?
Le consuete riunioni dei responsabili di politica monetaria arrivano in un momento topico: gli USA hanno approvato il piano da 1.900 miliardi di dollari, l’Europa sta stringendo sui vaccini, l’inflazione è vista in corsa e i rendimenti obbligazionari in aumento spaventano.
Cosa aspettarsi dalle banche centrali? Dalla BCE alla Fed e non solo, le prossime decisioni saranno cruciali: è già ora di allentare le misure espansive?
Banche centrali al bivio: cosa accadrà?
Le banche centrali hanno contribuito a salvare l’economia mondiale dalla depressione scatenata dalla pandemia.
Ora, però, stanno affrontando la parte difficile: gestire la ripresa in mezzo a divergenze di opinioni con gli investitori.
L’ottimismo sul fatto che i vaccini e i continui stimoli governativi offrano una via di fuga dalla peggiore crisi sanitaria ha fatto impennare i rendimenti obbligazionari e ha spinto le scommesse sull’aumento dell’inflazione negli Stati Uniti.
Il tutto sta pesando sul sentiment generale. I responsabili della politica monetaria promettono di mantenere ancora i costi di indebitamento ai minimi storici e un piano monetario espansivo.
Nelle prossime due settimane, è probabile che la Federal Reserve e la BCE, nonché le loro controparti in Giappone, Regno Unito e Canada ribadiscano tali impegni, desiderose di garantire un rimbalzo delle assunzioni ed evitare gli errori dell’ultima crisi, con un ritiro repentino dei sostegni.
Sebbene i responsabili politici accolgano favorevolmente un modesto aumento dei rendimenti obbligazionari come segnale di fiducia nelle prospettive economiche, temono che un balzo incontrollato incida sulla ripresa. Sostengono, però, che qualsiasi aumento dell’inflazione si baserà su una correzione temporanea dalla caduta dello scorso anno e che l’elevata disoccupazione continuerà a frenare le pressioni sui prezzi.
Sarà davvero così? Come si muoveranno le banche centrali?
BCE e Fed: quale strategia?
Il giorno 11 marzo la BCE ha stabilito che aumenterà il ritmo di acquisto del debito, non la sua portata. Il tutto, per mantenere favorevoli le condizioni finanziarie.
Sullo sfondo, l’economia dell’area dell’euro è in ritardo rispetto agli Stati Uniti, a causa della lentezza nell’introduzione dei vaccini e delle estese restrizioni.
Ciò mette a rischio il blocco nel caso in cui rendimenti globali più elevati si estendano ai costi di indebitamento per aziende e famiglie.
Christine Lagarde e i suoi collaboratori hanno confermato che il loro programma di acquisto di obbligazioni è abbastanza flessibile da affrontare un inasprimento ingiustificato.
Alla riunione politica della Fed del 16-17 marzo, il presidente Jerome Powell probabilmente riaffermerà che gli obiettivi inflazione e occupazione non sono ancora stati raggiunti, minimizzando su incrementi dei prezzi al consumo. Nessuna stretta della politica espansiva all’orizzonte?
E le altre banche centrali?
La Banca d’Inghilterra si riunisce il 18 marzo. Ha messo a disposizione ulteriori 150 miliardi di sterline (208 miliardi di dollari) di acquisti di attività nel 2021 con piani di riduzione settimanali degli stessi nel corso dell’anno.
L’ottimismo c’è, ma resta cauto e il governatore Bailey ha detto che la ripresa attesa sarebbe stata aiutata dai tassi di interesse estremamente bassi della BoE e dal suo programma di acquisto di obbligazioni . Che, a suo avviso: “giustifica ampiamente la nostra attuale posizione sulla politica monetaria.”
Mentre le banche centrali del mondo sviluppato saranno probabilmente unificate nel promettere uno stimolo continuo, i funzionari cinesi stanno già cambiando rotta.
Da Pechino sono giunti allarmi per i rischi da bolle nei mercati finanziari globali e nel settore immobiliare della nazione, alimentando le aspettative di un tapering della politica.
La tensione tra inflazione e denaro a buon mercato sta già costringendo alcune banche centrali dei mercati emergenti a muoversi.
L’Ucraina ha inaspettatamente aumentato i tassi di interesse per contrastare la più alta inflazione da oltre un anno. Si prevede che il Brasile inizierà ad aumentare i costi di finanziamento il 17 marzo, avendo promesso ad agosto di mantenere il suo benchmark del 2% per il prossimo futuro.
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