Azioni KO a Piazza Affari nel primo giorno di contrattazioni di Piazza Affari. Cosa sta succedendo dopo sbornia di buy del 2024.
Tonfi pesanti a Piazza Affari, nel primo giorno di contrattazioni del 2025, per le azioni delle principali banche italiane scambiate sul Ftse Mib.
Dopo i rally da capogiro nel 2024, i titoli inaugurano il nuovo anno affondando in Borsa e confermandosi i peggiori del listino benchmark della borsa di Milano.
Maglia nera è il titolo BPER, crollato di quasi il 6% nei minimi della sessione odierna: seguono a ruota tra i peggiori dell’indice Ftse Mib MPS, UniCredit, Banca Popolare di Sondrio.
Vanno male anche Banca Mediolanum, Banca Fineco, Intesa SanPaolo e Banco BPM.
Inizio 2025 di sell sulle azioni delle banche dopo rally 2024. Il fenomeno Intesa SanPaolo
Il Ftse Italia Banche è capitolato oggi fino al -3% circa.
Cosa sta succedendo alle azioni del settore dopo il rally stellare del 2024?
La risposta è molto probabilmente contenuta nella stessa domanda, visto che i titoli delle banche italiane sono reduci da una sbornia di buy storica avvenuta nel 2024.
Qualcuno paventa l’arrivo della resa dei conti per un settore che ha corso in modo irrefrenabile nel corso del 2024, sovraperformando lo stesso comparto bancario europeo (lo Stoxx Euro Banks è salito del 20% circa, meno della metà, pur facendo bene).
Nel frattempo, grande attenzione al trend di Borsa del titolo Intesa SanPaolo, che ha chiuso il 2024 svettando al primo posto della classifica delle banche più capitalizzate dell’Eurozona: il balzo delle azioni dell’istituto di credito ha consentito al valore di mercato della banca guidata dal ceo Carlo Messina di salire a quota 69 miliardi di euro, battendo sia la rivale spagnola Santander che quella francese BNP Paribas.
È stata la stessa banca a darne notizia, ricordando in una nota che “il valore di chiusura di oggi (della seduta del 30 dicembre scorso) conferma Intesa Sanpaolo come la prima banca dell’Eurozona per total shareholder return (crescita del valore del titolo azionario sommata alla distribuzione di dividendi) nel corso degli ultimi 10 anni con un +213%”.
Il gruppo ha messo in evidenza anche la “crescita in borsa del 115% con un aumento della capitalizzazione di 40 miliardi di euro da gennaio 2014”, ricordando che “ i dividendi distribuiti in 10 anni da Intesa Sanpaolo sono stati pari a 31 miliardi di euro con un Cash Dividend Yield cumulato pari al 98%”.
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Nel guardare al trend dei titoli delle banche italiane, qualche esperto si chiede nel frattempo che fine faranno nei prossimi mesi quei dossier ancora aperti che hanno alimentato buy furiosi su diverse azioni, come su Banco BPM ma anche su MPS nelle ultime settimane, dopo le varie manovre, in primis di UniCredit, ma anche di altri esponenti illustri della finanza italiana, come di Francesco Gaetano Caltagirone, interessato tra l’altro anche ad Anima Holding, già finita nel mirino di BAMI.
Non manca poi chi si interroga su quale sarà l’impatto dei tagli dei tassi di interesse dell’area euro previsto per questo anno dalla BCE. E anche su quest’ultimo punto c’è poca chiarezza, come hanno confermato le ultime dichiarazioni.
La risposta più ovvia dei tonfi odierni si spiega con la reazione fisiologica delle azioni, in particolare dopo gli acquisti imponenti che sono scattati sulla scia di scommesse varie che finora non hanno trovato ancora riscontri veri nella realtà.
Qualche sospetto che le azioni abbiano corso troppo è naturale se si considera che, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Bloomberg, in generale i titoli delle banche italiane sono volati di ben il 55% nel 2024.
Banco BPM tra le migliori della classe. Buy anche sulle altre anche con tassa Meloni fantasma
Tra le migliori della classe ha svettato a Piazza Affari Banco BPM, in rally di quasi il 60% su base annua, considerando la sessione odierna.
Tra le top anche UniCredit, balzata di oltre il 50% e Intesa SanPaolo, che ha fatto uno scatto di quasi il 41%.
Ancora meglio su base annua Bper, schizzata di quasi il 90%. MPS è volata di oltre il 100%.
Il sostegno al settore bancario è arrivato dai tassi di interesse dell’area euro che, soprattutto nella prima parte del 2024, e fino al primo atto dell’anno con cui la BCE di Christine Lagarde ha sforbiciato i tassi il il 6 giugno scorso, sono rimasti a livelli ancora decisamente elevati, supportando la redditività degli istituti di credito, grazie all’effetto positivo che hanno continuato ad avere sui margini di interesse delle banche (NII, net interest income).
In evidenza anche l’impatto considerato trascurabile di quella tassa di nuovo fantasma sugli extraprofitti delle banche italiane che il governo Meloni ha riposto di nuovo nel cassetto, optando piuttosto per la soluzione dei cosiddetti contributi di solidarietà.
Ovviamente il boom degli acquisti soprattutto su Banco BPM è stato fomentato dall’OPS, offerta pubblica di scambio per un “corrispettivo totale di circa 10,1 miliardi di euro, interamente in azioni che UniCredit ha lanciato sulla banca italiana guidata dal CEO Giuseppe Castagna.
Protagoniste anche le speculazioni che sono montate sul futuro di MPS-Banca Monte dei Paschi di Siena e che, grazie alle mosse in particolare di Caltagirone, hanno sostenuto le azioni della banca senese anche dopo l’attacco lanciato dal banchiere Andrea Orcel sul Banco.
Un’analisi stilata da Bloomberg ha inoltre messo in evidenza che proprio le banche europee hanno attratto il maggior numero di fusioni e di acquisizioni dal 2020, con il valore delle operazioni di M&A che si è avvicinato a 40 miliardi di euro.
La questione banche-NPL
I nei tuttavia non mancano e trovano conferma nel problema degli NPL o anche crediti deteriorati.
A fare il punto della situazione negli ultimi giorni è stato uno studio di Unimpresa, che da un lato ha riconosciuto gli enormi progressi compiuti dalla qualità del credito delle banche italiane, ma che dall’altro ha sottolineato il problema dei crediti che le aziende e in generale i debitori degli istituti, a causa della crisi economica in corso, non riescono a restituire al settore.
“Dal 2015 al 2024 si osserva una significativa riduzione delle sofferenze bancarie, fenomeno che è la conseguenza di una progressiva pulizia dei bilanci degli istituti di credito italiani. Nel dicembre 2015, il totale delle sofferenze bancarie si attestava a 337,1 miliardi di euro. Da quel momento, il calo è stato costante, fino a raggiungere 50,2 miliardi a dicembre 2023”.
Fin qui, tutto ok, a parte “un leggero rimbalzo a 52,4 miliardi a giugno 2024”: praticamente “un aumento di 2,2 miliardi di euro nel primo semestre del 2024 (+4,4%)”.
Certo, “l’andamento positivo nel lungo periodo evidenzia un miglioramento complessivo della qualità del credito, anche se l’incremento recente richiede attenzione per identificare eventuali segnali di criticità ”, ha avvertito l’associazione. Dunque, attenti anche alla spina degli NPL.
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