Tassi BCE, Lagarde ’dovish’ ma il falco cita Trump e azzoppa subito speranze tagli

Laura Naka Antonelli

02/01/2025

Tagli tassi: quanti nel 2025? La domanda degli operatori di mercato è ancora questa. Lagarde VS i falchi della BCE.

Tassi BCE, Lagarde ’dovish’ ma il falco cita Trump e azzoppa subito speranze tagli

La BCE di Christine Lagarde non si smentisce e inizia il 2025 con dichiarazioni contrastanti, che seminano come da copione nuovi dubbi sulla traiettoria dei tassi.

Se da un lato Lagarde ha confermato in un discorso proferito a Capodanno che la banca centrale è ormai vicina a raggiungere il target dell’inflazione del 2%, il ’solito’ falco austriaco Robert Holzmann - quello che aveva subito risposto per le rime al governatore di Bankitalia Fabio Panetta - ha azzoppato le speranze di chi vede imminente un altro taglio dei tassi di interesse dell’area euro, già a partire dalla prossima riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo della BCE (occhio alle date dei prossimi meeting)

Motivo: l’inflazione che è tornata ad accelerare il passo nel mese di novembre, e le prospettive dell’evoluzione dei prezzi, con l’era ormai alle porte della seconda amministrazione di Donald Trump.

BCE: il falco austriaco Holzmann azzanna le speranze di un taglio dei tassi imminente

Holzmann, governatore della Banca nazionale austriaca ed esponente del Consiglio direttivo della BCE, ha parlato qualche giorno fa, interpellato dal quotidiano austriaco Kurier, sottolineando che “ potrebbe volerci più tempo prima di vedere tagliare di nuovo i tassi ”.

“Ci sono segnali di un trend al rialzo di alcuni prezzi energetici. Ma ci sono anche altri scenari che indicano che l’inflazione potrebbe tornare attraverso, per esempio, una svalutazione più forte dell’euro”.

Secondo Holzmann le pressioni sui prezzi potrebbero rafforzarsi in Eurozona a causa della politica economica del presidente USA eletto Donald Trump: una view un po’ contrarian rispetto a quella presentata da diversi economisti che ritengono che, se nel caso degli Stati Uniti le decisioni di Trump dovrebbero produrre effetti inflazionistici, in Eurozona l’inflazione dovrebbe decelerare piuttosto il passo, a causa dell’indebolimento dei fondamentali economici, azzannati dal fattore dazi.

Ma il falco non è pronto a scommettere su questa interpretazione: “È probabile che i dazi di Trump provochino un indebolimento complessivo della crescita. Ma potrebbero creare anche pressioni inflazionistiche”.

Certo, “più in USA che da noi”, ha ammesso Holzmann, che ha avuto tuttavia cura di precisare che “l’intensità dell’effetto dipenderà in modo cruciale da quanto il dollaro si apprezzerà e da quanto l’euro si deprezzerà ”.

L’esponente della BCE teme di fatto il fenomeno dell’inflazione importata, che si verificherebbe nel caso in cui, con il deprezzamento dell’euro, i prezzi dei beni importati dall’Eurozona tornerebbero a puntare verso l’alto.

Va ricordato infatti che un dollaro troppo forte farebbe aumentare necessariamente il costo che il blocco dovrebbe pagare per acquistare materie prime denominate in dollari, rafforzando inevitabilmente l’inflazione e vanificando parte degli sforzi che la presidente della BCE Christine Lagarde ha compiuto per cercare di rintuzzare la minaccia dell’inflazione.

Tra l’altro, già nel mese di novembre 2024, il tasso di inflazione dell’Eurozona è tornato ad alzare la testa, salendo al ritmo annuo del 2,2%, rispetto al 2% di ottobre e al di sopra del target della BCE pari al 2%.

Inflazione euro verso il target? Cosa ha detto Lagarde

Lagarde ha invece optato per toni più da colomba, inaugurando il 2025 con un video postato su X nella giornata di ieri, 1° gennaio, con cui ha ribadito che la BCE “ha compiuto progressi significativi nel 2024, nel far scendere l’inflazione” e che dunque “la speranza è che il 2025 sia l’anno in cui centreremo il target come da attese, e come pianificato con la nostra strategia ”.

Detto questo, “ovviamente continueremo con i nostri sforzi, tesi ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi in modo sostenibile al target di medio termine del 2%”.

Occhio al rapporto EUR-USD, che inizia il 2025 poco mosso, oscillando attorno a quota $1,0356 e che quest’anno, secondo alcuni economisti particolarmente bearish, proprio a causa dell’effetto delle politiche economiche di Donald Trump sarebbe destinato a scivolare alla parità, se non al di sotto.

Quattro tagli dei tassi nel 2024. E ora?

La BCE di Christine Lagarde ha tagliato i tassi di interesse dell’area euro quattro volte nel corso del 2024: l’ultima volta è stata lo scorso 12 dicembre, quando i tassi sui depositi, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e i tassi sulle operazioni di rifinanziamento marginale sono scesi rispettivamente al 3%, al 3,15% e al 3,40%. In quella occasione, dal comunicato della BCE è sparita una frase clou.

La Banca centrale europea aveva iniziato a tagliare i tassi dell’area euro il 6 giugno scorso, per poi procedere a una ennesima riduzione lo scorso 12 settembre.

I tassi di interesse sono stati tagliati per la terza volta dopo la riunione del Consiglio direttivo dello scorso 17 ottobre.

In tutti e quattro i casi, i tagli dei tassi di interesse sono stati pari a 25 punti base.

In occasione del suo ultimo atto del 2024, la BCE ha confermato di aver staccato la spina al bazooka monetario che ha continuato a sostenere in questi ultimi anni i BTP e i bond dell’area euro, al punto da essere considerato da alcuni economisti soprattutto una sorta di scudo anti-spread. Ci si chiede a questo punto quale sarà la direzione dei tassi di interesse dell’area euro, nel corso del 2025, ma non solo.

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