In Italia, mentre si spendono quantità incredibili di denari per la installazione della fibra ottica per le singole abitazioni, il numero degli abbonati cresce pochissimo. Quale futuro per Starlink?
In occasione dei recenti incontri tra la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ed il vulcanico plurimiliardario americano Elon Musk, si è riproposta l’ipotesi di utilizzare la piattaforma satellitare Starlink che fa parte del suo impero imprenditoriale al fine di completare la copertura a larga banda nelle aree remote dell’Italia, quelle ritenute “a fallimento di mercato” perché nessun operatore fa gli investimenti necessari in quanto con ci sono ritorni economici sufficienti, ed a cui si provvede con fondi pubblici attraverso Infratel che ne ha affidato la realizzazione ad Open Fiber.
Musk avrebbe offerto di contribuire al costo complessivo dell’operazione, aggiungendo a quanto già previsto dal PNRR un investimento pari a circa la metà dei costi complessivi. L’abbonamento mensile al collegamento a larga banda via satellite sarebbe intorno ai 10 euro mensili, un prezzo molto più abbordabile rispetto a quello che viene praticato al pubblico dagli operatori che si avvalgono delle infrastrutture realizzate da Open Fiber: basta consultare le offerte per verificare che costano almeno il doppio o il triplo.
Se da oltre vent’anni che l’Italia è impegnata nella realizzazione di moderne infrastrutture di telecomunicazioni nelle aree scarsamente abitate, anche in precedenza, quando esisteva il sistema del monopolio pubblico nel settore gestito dalla SIP poi divenuta Telecom Italia, il cosiddetto “servizio universale” si fermava alla periferia dei centri urbani: chi abitava in campagna, se voleva la linea telefonica, doveva contribuire finanziariamente alla realizzazione della rete palificata che raggiungesse la sua abitazione. Erano le aree denominate “FPA”, fuori dal perimetro urbano. [...]
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