Dopo la crisi divenne buon servitore dell’establishment, che ora lo ripaga con il lutto nazionale.
Un tempo i commentatori di grido lo definivano “anarcoide piccolo borghese”, “politico d’accatto”, “relitto craxiano”, “buffone da commedia dell’arte”, “uomo di plastica”, “caimano”, e anche molto peggio di così. Eppure oggi, nell’incredulità di mezzo paese, lo ritroviamo nel pantheon dei padri della Repubblica, elevato al rango di statista, solennemente celebrato dal lutto nazionale e dalle bandiere delle istituzioni poste a mezz’asta.
Come è possibile che il giudizio istituzionale su Silvio Berlusconi sia mutato così radicalmente? Quale potente alchimia è riuscita a tramutare un impresentabile condannato per evasione fiscale in una onorata stella del firmamento repubblicano?
Nel mare zuccheroso dei commenti di questi giorni, nessuno si è preso la briga di fornire una chiara risposta in tema. Eppure quella esiste, e si chiama “spread”. [...]
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