Il futuro della finanza digitale, oltre le crisi: da Bitcoin alla blockchain, dall’euro digitale alla privacy, intervista a Leonardo De Rossi della Bocconi
Da un lungo cripto inverno alla crisi bancaria di primavera, la finanza che ci attende sarà digitale e distribuita, ma vanno ancora chiarite molte cose: ne abbiamo parlato con Leonardo De Rossi, che all’Università Bocconi tiene due corsi su Blockchain, Cryptoasset e Bitcoin.
Una lunga crisi, quella della finanza digitale (i fallimenti di Silicon Valley Bank, Signature e di Silvergate, sono stati accostati comunque al mondo delle valute digitali e delle cripto), che si interseca con quella della finanza tradizionale, come il caso Credit Suisse.
Con De Rossi siamo dunque partiti dalle criptovalute e dall’Italia, tornando sul caso di The Rock Trading a distanza di qualche settimana, per capire perché si è arrivati in questa situazione, quali sono stati gli errori commessi e da chi e per scoprire che esistono dei comportamenti sbagliati da sradicare, come quello di tenere le cripto sugli exchange.
Un caso, quello di The Rock Trading, che fa male fa al sistema italiano crypto, dove la Banca d’Italia con un documento del giugno scorso ha messo molti paletti, ma non solo.
La questione è ovviamente globale (basti ricordare il contesto di fallimenti globali, FTX in primis) e apre il campo al tema di una regolamentazione più stringente, da molti invocata.
Per De Rossi può servire, ma entro certi limiti, perché sarà il mercato a stabilire se bitcoin e quante altre cripto («al momento troppe», dice) potranno continuare a esistere.
L’attenzione si sposta sulla blockchain e sul suo utilizzo per la finanza, per capire se può convivere con i metodi di gestione tradizionali, dato che recentemente il governo ha approvato un decreto legge per applicare la blockchain nei mercati finanziari, come richiesto dal regolamento europeo 2022/858.
Per De Rossi la “blockchain di stato” è una forzatura, che risente di un effetto moda. Dell’adozione su larga scala della Distributed Ledger Technology come infrastruttura del mercato finanziario ne vanno valutati effettivamente i benefici e la convenienza.
Tecnologia che riguarda anche le CDBC (Central Bank digital currency) e quello che sarà l’euro digitale.
Un recentissimo position paper dell’ABI sull’euro digitale dice che dovrà essere adottato dai cittadini nelle loro abitudini di pagamento senza però diventare uno strumento di riserva di valore, per evitare uno spiazzamento dei depositi bancari.
Per De Rossi, invece, a essere centrale è il tema della privacy finanziaria: l’euro digitale non deve diventare uno strumento di controllo. Oltretutto, se lo facesse, sarebbe un grande assist per Bitcoin.
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