Bonus 200 e 150 euro pagati per errore, pensionati e dipendenti devono restituirlo: ecco perché

Simone Micocci

17/01/2023

Bonus 200 e 150 euro, non per forza chi li ha già ricevuti ne soddisfava i requisiti: ecco perché presto potrebbero essere chiamati a restituirli.

Bonus 200 e 150 euro pagati per errore, pensionati e dipendenti devono restituirlo: ecco perché

Chi ha ricevuto i bonus di 200 e 150 euro nei mesi scorsi deve guardarsi bene da cosa potrebbe succedere: specialmente nel caso dei pensionati, infatti, c’è il rischio che tra qualche settimana l’Inps effettui una trattenuta dal cedolino per recuperare quanto erogato con le suddette indennità una tantum.

Lo stesso vale per alcuni lavoratori dipendenti, per i quali la trattenuta, laddove necessaria, viene effettuata dallo stesso datore di lavoro.

Si tratta però di due situazioni distinte, per le quali la restituzione dei bonus 200 e 150 euro dipende da differenti ragioni. Se nel caso dei lavoratori dipendenti a doversi preoccupare sono coloro che hanno presentato richiesta (tramite apposita autocertificazione) per più di un’indennità - beneficiando, ad esempio, per due volte del bonus 200 euro - i pensionati che verranno chiamati alla restituzione saranno quelli che le hanno ricevute per errore, in quanto di fatto non ne soddisfavano i requisiti.

Un “errore” calcolato, in quanto è la normativa stessa a prevederlo: per evitare che i pensionati dovessero attendere per diversi mesi, infatti, è stato deciso di pagarlo pur senza avere chiara la situazione reddituale riferita al 2021, senza poter valutare se effettivamente sono stati rispettati i limiti reddituali entro cui stare per godere delle suddette indennità, 20.000 euro nel caso del bonus 150 euro, 35.000 per quello da 200 euro.

Il pensionato non poteva farci nulla, in quanto il pagamento è avvenuto in automatico, “sulla base dei dati disponibili all’Ente erogatore al momento del pagamento”. L’Inps, quindi, potrebbe aver valutato solamente dei dati parziali, specialmente nel caso di coloro che percepiscono ulteriori redditi oltre alla pensione.

Tuttavia, sta scadendo il termine entro cui l’Inps avrà a disposizione tutti i dati riferiti alla situazione reddituale riferita al 2021: ed ecco che qualora ne dovesse risultare un superamento delle suddette soglie scatteranno le operazioni di recupero delle indennità, il cui importo verrà trattenuto direttamente dalla pensione.

Pensionati, chi rischia di dover restituire i bonus 200 e 150 euro

Come anticipato, quanto sta per succedere era già stato annunciato dal legislatore: nello stesso decreto n. 50 del 2022, con il quale è stata introdotta la prima indennità una tantum contro il caro vita del valore di 200 euro, infatti, si legge che il bonus viene pagato in via presuntiva ai pensionati, sulla base dei dati parziali posseduti dall’Istituto. E lo stesso vale per il bonus da 150 euro, per il quale tra l’altro è stata prevista una soglia differente: non più 35.000 euro, bensì 20.000 euro.

Tuttavia, ciò non significa che automaticamente chi lo ha ricevuto ne soddisfa i requisiti: nel suddetto decreto, infatti, si legge che in un secondo momento, quindi dopo l’erogazione, le suddette indennità saranno “soggette alla successiva verifica del reddito [...] anche attraverso le informazioni fornite in forma disaggregata per ogni singola tipologia di redditi dall’Amministrazione finanziaria e ogni altra amministrazione pubblica che detiene informazioni utili”.

D’altronde, l’Inps dovrà valutare anche altri redditi del pensionato, laddove non comunicati preventivamente all’Istituto, visto che per le suddette soglie si guarda alla condizione reddituale complessiva dell’interessato.

E proprio in queste settimane l’Inps sta ricevendo le informazioni di cui ha bisogno per effettuare una valutazione completa. Prima con la dichiarazione dei redditi 2022, per la quale il termine ultimo è scaduto il 30 novembre 2022, e adesso con il modello Red, per il quale invece c’è tempo fino al 28 febbraio 2023.

Dunque, dopo aver individuato la condizione reddituale, l’Inps valuterà:

  • se il pensionato ha avuto nel 2021 un reddito inferiore a 20.000 euro mantiene il diritto a entrambe le indennità;
  • diversamente, se il reddito è stato superiore a 20.000 ma inferiore a 35.000 euro, allora sarà solamente l’indennità da 150 euro (laddove sia stata erogata) a dover essere restituita;
  • per chi invece ha avuto un reddito superiore a 35.000 euro, la restituzione interesserà tutte le indennità eventualmente erogate.

A doversi preoccupare, quindi, sono perlopiù coloro che hanno redditi oltre la pensione, e non già comunicati all’Inps, in quanto potrebbero determinare il superamento di una delle suddette soglie. La restituzione, come anticipato, sarà - così com’è stato il pagamento - automatica, in quanto l’Inps ne effettuerà il recupero nel primo cedolino di pensione utile.

E nel caso dei lavoratori dipendenti?

Come spiegato in apertura, anche i lavoratori dipendenti rischiano di dover restituire i suddetti bonus laddove erogati per errore. Tuttavia, in tal caso non si tratta di superamento della soglia reddituale, in quanto il bonus veniva erogato sulla base degli importi delle ultime buste paga, parametro che era possibile valutare già al momento dell’erogazione del bonus.

Più che altro in questo caso sono interessati coloro che nel corso del 2022 hanno percepito delle suddette indennità per più volte: ad esempio, chi ha effettuato richiesta del bonus 200 euro a più datori di lavoro dovrà restituire la somma percepita in più, la quale verrà trattenuta in parti uguali da tutti i datori di lavoro che hanno provveduto all’erogazione.

A differenza dei pensionati, quindi, i lavoratori dipendenti non rischiano di dover restituire tutto il bonus: la trattenuta, infatti, verrà effettuata solamente per l’importo percepito in più.

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