Bonus bollette del valore massimo di 600 euro: si può fare la richiesta all’azienda? Qualora il datore di lavoro dovesse accettare di pagarlo, ecco quali sono i documenti da consegnare.
L’Agenzia delle Entrate ha fornito le indicazioni per il pagamento del bonus 600 euro che può essere riconosciuto dal datore di lavoro che intende contribuire alle spese per le utenze domestiche sostenute dal dipendente.
Bonus che, come vedremo di seguito, può salire a 800 euro in quanto è pienamente compatibile con il bonus carburante del valore di 200 euro.
Nella stessa circolare, la numero 35/E, l’Agenzia delle Entrate fa chiarezza anche sul ruolo del dipendente che riceve il bonus, il quale dovrà fornire all’azienda una serie di documenti utili. Così come per i bonus 200 e 150 euro, ad esempio, al dipendente viene chiesto di consegnare un’autocertificazione con la quale dichiara che per le medesime bollette non si stanno già ottenendo rimborsi da parte di altri datori di lavoro.
Vediamo, dunque, cosa deve fare il lavoratore che intende ricevere il bonus 600 euro e quali sono i documenti da conservare così che l’azienda possa avviare l’iter previsto ai fini del riconoscimento dello stesso.
Il bonus 600 euro non è obbligatorio
È bene sottolineare fin da subito che, a differenza dei bonus da 200 e 150 euro, il contributo di massimo 600 euro non rappresenta un obbligo per l’azienda, in nessuna circostanza.
Introdotto dal decreto Aiuti bis, il quale ha compreso tra i cosiddetti fringe benefit anche il rimborso per i costi sostenuti dal lavoratore per le utenze domestiche di luce, gas e acqua, entro un limite annuo di 600 euro, si tratta di una possibilità a cui possono ricorrere le aziende che intendono “premiare” i loro dipendenti, oppure semplicemente supportarli in questo particolare periodo storico.
Si può fare richiesta all’azienda per il bonus 600 euro?
Semmai potete mettere il datore di lavoro di fronte a questa possibilità, ricordandogli che il decreto Aiuti bis ha previsto che il contributo riconosciuto a titolo di rimborso per le spese sostenute per le bollette di luce, gas e acqua non rientra nell’imponibile, e quindi non viene tassato quando resta entro il limite di 600 euro l’anno.
A tal proposito, è importante non superare la suddetta cifra, altrimenti l’intero contributo sarà soggetto a tassazione.
Non esiste, quindi, una vera e propria procedura per la richiesta del bonus 600 euro all’azienda, visto che si tratta di una libera scelta dell’azienda. Parlarne però non costa nulla: ad esempio potete spiegare al datore di lavoro che avendo lavorato in smart working nei mesi scorsi avete generato un risparmio per l’azienda, facendovi invece carico di un costo maggiore per le spese di luce, acqua e gas, sia per un aumento dei consumi che per i costi più elevati dovuti alla crisi energetica.
Oppure potete semplicemente far presente che con l’aumento dell’inflazione lo stipendio sta perdendo potere d’acquisto e che per tale motivo arrivare alla fine del mese diventa sempre più complicato.
Sarà l’azienda a valutare, ma è importante non colpevolizzare il datore di lavoro in caso di rifiuto. Dovete considerare, infatti, che questo periodo è difficile tanto per le famiglie quanto per le imprese, le quali devono fare i conti non solo con l’aumento improvviso, e alcune volte non preventivabile, delle bollette, ma anche delle spese dei fornitori e dei costi di gestione dell’attività.
Cosa fare se l’azienda acconsente a pagare il bonus bollette
Qualora l’azienda dovesse essere interessata a riconoscere un bonus bollette, allora bisognerà che il dipendente produca una serie di documenti.
Intanto è importante sottolineare che il bonus ha un valore massimo di 600 euro ma può essere anche inferiore. L’importo, infatti, deve essere pari ai costi delle bollette che si intende rimborsare, le quali devono fare riferimento al 2022.
Per questo motivo, viene chiesto al lavoratore di consegnare la documentazione idonea a giustificare la somma spesa, ossia le bollette o i giustificativi di pagamento. In alternativa, è sufficiente che il dipendente consegni all’azienda una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà affermando di essere in possesso della suddetta documentazione, e riportando nel contempo gli elementi necessari ai fini dell’identificazione, quali:
- numero e l’intestatario della fattura;
- la tipologia di utenza;
- l’importo pagato;
- la data e le modalità di pagamento.
Inoltre, al fine di evitare che il lavoratore fruisca più volte del beneficio per le stesse spese, è necessario che questo presenti una seconda dichiarazione sostitutiva attestando che le medesime bollette non sono state già oggetto di richiesta di rimborso, totale o parziale, sia presso il medesimo datore di lavoro che presso altri.
Si ricorda poi al dipendente che beneficia del bonus che la documentazione suddetta andrà conservata, vista la possibilità di un eventuale controllo da parte dell’amministrazione finanziaria.
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