Irpef: cos’è, chi la paga, come funziona e quali sono le aliquote

Patrizia Del Pidio

18/12/2024

L’Irpef è una delle imposte più diffuse in Italia, ma di cosa si tratta e come funziona? Ecco tutto quello che c’è da sapere su aliquote e scaglioni.

Irpef: cos’è, chi la paga, come funziona e quali sono le aliquote

Cos’è l’Irpef e come funziona? Chi la paga e in base a quali regole? Partiamo con il dire che l’Irpef è un’imposta e non una tassa. Le tasse, infatti, sono dovute dai cittadini in cambio di beni o servizi (come ad esempio la Tari, che è la tassa che si paga in cambio dello smaltimento e il ritiro dei rifiuti), mentre le imposte sono pagate per contribuire ai servizi collettivi indivisibili, ovvero non hanno una destinazione specifica, ma servono a finanziare tutto ciò che non è collegabile a chi ne usufruisce direttamente (ad esempio la sicurezza).

Inoltre va detto che l’Irpef è dovuta in base a scaglioni di reddito differenti per i quali sono previste diverse aliquote percentuali.

In questa guida completa rispondiamo a tutti i dubbi che possono nascere sullo spinoso argomento che riguarda il reddito delle persone fisiche e come si calcola l’Irpef.

Irpef, cos’è?

Irpef è l’acronimo di Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche. Si tratta di un’imposta progressiva, personale e diretta, che grava sui redditi delle persone fisiche in Italia ed è gestita dall’Agenzia delle Entrate.

L’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef) rappresenta una componente fondamentale del sistema fiscale italiano e grava sia sui redditi delle persone fisiche residenti in Italia sia sui redditi prodotto nel territorio nazionale da non residenti.

L’Irpef è l’imposta per eccellenza, quella versata da chiunque (o quasi) produca un reddito. Si tratta di un’imposta personale, diretta e progressiva, ma cosa significa? Detto in modo semplice e immediato l’Irpef è:

  • personale, in quanto ogni persona è tassata per il reddito prodotto;
  • diretta, perché colpisce direttamente la ricchezza nel momento in cui viene prodotta (il reddito);
  • progressiva, in quanto il suo ammontare cresce in misura più che proporzionale all’aumentare del reddito (le aliquote percentuali applicate al reddito crescono in base allo scaglione in cui si rientra).

A regolare l’Irpef è il Tuir che disciplina, oltre alla tassazione, anche le eventuali detrazioni e deduzioni che spettano alle persone soggette all’imposta.

L’imposta è in vigore dal 1973 e riguarda circa 40 milioni di contribuenti. Fino al 2022 erano previsti cinque scaglioni di reddito a cui corrispondevano altrettante aliquote Irpef. La legge di Bilancio 2023 ha ridotto, a partire dal 1° gennaio 2023, le aliquote e gli scaglioni a quattro. Con la Legge di Bilancio 2024, poi, si apportano nuove modifiche agli scaglioni e alle aliquote Irpef riducendo queste ultime a tre che sono state, poi, confermate e rese strutturali dalla Legge di Bilancio 2025.

Come funziona l’Irpef

L’Irpef è l’imposta applicata ai redditi delle persone fisiche. Si tratta di un’imposta progressiva proprio perché si calcola sulla base di tre aliquote che vanno dal 23% al 43% applicate su redditi percepiti nel corso dell’anno.

Per stabilire l’Irpef bisogna determinare il reddito imponibile, ovvero la base su cui viene calcolata l’imposta. Il reddito imponibile comprende tutte le diverse fonti di reddito che il soggetto percepisce nell’anno di imposta, anche se ci sono alcune categorie di reddito che possono beneficiare di esenzioni o regimi fiscali specifici.

Il calcolo dell’Irpef avviene applicando al reddito imponibile le aliquote fiscali che variano in base agli scaglioni di reddito. È importante tenere presente che l’Irpef può essere soggetta a detrazioni, deduzioni e crediti fiscali che possono ridurre l’importo dell’imposta da pagare.

Le aliquote Irpef variano in base al reddito dichiarato, in modo che le persone con redditi più elevati paghino una percentuale più alta. L’obiettivo dell’Irpef è garantire una distribuzione equa del carico fiscale, considerando la capacità contributiva e promuovendo la solidarietà sociale.

Chi paga l’Irpef

L’Irpef è un’imposta che coinvolge diversi soggetti, i principali contribuenti tenuti al pagamento sono:

  • i cittadini italiani;
  • residenti in Italia anche se producono redditi all’estero;
  • stranieri non residenti con redditi prodotti in Italia;

Per evitare la doppia tassazione di chi vive in Italia e produce reddito all’estero e per chi vive all’estero e produce reddito in Italia esistono delle convenzioni internazionali per evitare che lo stesso reddito sia tassato due volte.

A pagare l’Irpef sono, in sostanza, tutti i soggetti che hanno la residenza fiscale in Italia e che producono le seguenti tipologie di reddito:

  • redditi da lavoro dipendente ;
  • redditi da lavoro autonomo;
  • redditi da pensione;
  • redditi di capitale: redditi legati al possesso di azioni, obbligazioni, titoli di stato e altre forme di investimento;
  • redditi fondiari: redditi derivanti dal possesso di terreni, come affitti o rendite agrarie;
  • redditi diversi, provenienti da investimenti finanziari, vincite, prestazioni occasionali o altre fonti di guadagno non rientranti nelle altre categorie;
  • redditi di impresa, generati dall’attività imprenditoriale.

Chi non paga l’Irpef

Esiste una categoria di contribuenti esonerata dal pagamento dell’Irpef: si tratta di coloro che rientrano nella fascia di reddito della no tax area, esente dall’imposizione fiscale.

L’esenzione varia in base alle detrazioni applicate per lavoro dipendente, pensione o lavoro autonomo, diminuendo al crescere del reddito.
In generale, non si paga l’Irpef se si percepiscono:

  • redditi da pensione inferiori a 8.500 euro all’anno;
  • redditi da fabbricati fino a 500 euro all’anno
  • redditi da terreni fino a 185,92 euro all’anno,
  • redditi da lavoro dipendente fino a 8.500 euro all’anno,
  • redditi da lavoro autonomo fino a 5.500 euro all’anno.

Aliquote Irpef 2024 e 2025

Le aliquote Irpef hanno subito una rimodulazione nel 2024 che le ha ridotte da quattro a tre, dopo le novità introdotte nel 2022. La legge di Bilancio 2022 aveva già ridotto le aliquote da cinque a quattro apportando cambiamenti nelle modalità di calcolo. Pertanto, le aliquote Irpef 2024 sono state ridotte, rispetto all’anno precedente, da quattro a tre.

Ricordando che l’Irpef è un’imposta diretta che mira a tassare il reddito derivante da lavoro dipendente, lavoro autonomo e redditi assimilati, per l’anno fiscale 2025, le tre aliquote e i relativi scaglioni di reddito sono i seguenti:

  • 1° Scaglione: Fino a 28.000 euro - Aliquota Irpef: 23%
  • 2° Scaglione: Tra 28.001 euro e 50.000 euro - Aliquota Irpef: 35%
  • 3° Scaglione: Oltre 50.001 euro - Aliquota Irpef: 43%

Ad esempio, per un reddito di 15.000 euro, l’imposta da pagare (senza considerare detrazioni e deduzioni) sarà pari a 3.450 euro, calcolata applicando l’aliquota del 23% al reddito.

Per un reddito di 31.000 euro l’imposta da pagare sarà di:

  • 6.440 euro per i redditi fino a 28.000 euro tassati al 23%;
  • 1.050 euro per la quota di reddito tra 28.000 a 31.000 euro tassata al 35%.

L’Irpef dovuta complessivamente è pari a 7.490 euro.

Queste aliquote rappresentano la struttura fiscale dell’Irpef e i contribuenti devono tenerne conto per calcolare correttamente l’imposta dovuta in base al proprio reddito.

Per garantire una corretta compilazione della dichiarazione dei redditi, è consigliabile consultare un esperto fiscale. In questo modo sarà possibile identificare e specificare le detrazioni e le deduzioni alle quali si ha diritto, consentendo un calcolo più accurato dell’imposta da pagare. L’assistenza di un professionista fiscale può aiutare a ottimizzare la dichiarazione dei redditi, assicurando il rispetto delle normative fiscali e massimizzando le possibilità di benefici fiscali a disposizione.

Detrazioni Irpef 2025

Le detrazioni Irpef per l’anno fiscale 2025 sono applicate in base al tipo di reddito percepito e seguono il nuovo meccanismo di calcolo introdotto dalla legge di Bilancio 2024.

Nel caso dei lavoratori dipendenti, le detrazioni dipendono dalla fascia di reddito e nello specifico:

Redditi (euro)Importo della detrazione (euro)
fino a 15.000 1.955 (non inferiore a 690. Per i lavoratori a tempo indeterminato non inferiore a 1.380)
oltre 15.000 fino a 28.000 1.910+1.190*
(28.000-reddito)/(28.000-15.000)
da 28.000 a 50.000 1.910*[50.000-reddito)/(50.000-28.000)
oltre 50.000 0

Per redditi tra 25.000 e 35.000 l’importo della detrazione è maggiorato di 65 euro.

Per i lavoratori dipendenti è previsto anche un Bonus Irpef, nato come bonus Renzi e modificato, nel corso degli anni, dalle diverse Leggi di Bilancio, Nel 2025 il trattamento integrativo inserito in busta paga nel limite massimo di 100 euro al mese spetta solo per i redditi fino a 15.000 euro.

In particolare, per i lavoratori dipendenti con redditi tra 8.174 euro e 15.000 euro spetta nella misura massima di 1.200 euro l’anno. Per chi è nella fascia compresa tra i 15.000 e i 28.000 euro, il bonus è riconosciuto a patto che la somma delle detrazioni spettanti sia superiore all’imposta dovuta.

Per i redditi assimilati e altri tipi di reddito, percepiti da Partite Iva e lavoratori autonomi, le detrazioni sono le seguenti:

Redditi (euro)Importo della detrazione (euro)
fino a 5.500 1.265
oltre 5.500 fino a 28.000 500+(1.265-500)*
(28.000-reddito)/(28.000-5.500)
da 28.000 a 50.000 500*[50.000-reddito)/(50.000-28.000)
oltre 50.000 0

Nella fascia di reddito tra gli 11.000 e i 17.000 euro, la detrazione è aumentata di 50 euro.

Per i redditi da pensione, le detrazioni seguono le seguenti formule:

Redditi (euro)Importo della detrazione (euro)
fino a 8.500 1.955 (non inferiore a 713)
oltre 8.500 fino a 28.000 700+(1.955-700)*
(28.000-reddito)/(28.000-8.500)
da 28.000 a 50.000 700*[50.000-reddito)/(50.000-28.000)
oltre 50.000 0

Alla fascia di reddito compresa tra i 25.000 euro e i 29.000 euro spetta un incremento della detrazione di 50 euro.

Come cambia la detrazione delle spese per chi ha reddito superiore a 75.000 euro

Una delle novità principali della Legge di Bilancio 2025 è rappresentata dal taglio delle detrazioni su oneri e spese per chi ha redditi superiori a 75.000 euro. La Manovra ha fissato una aliquota base che rappresenta il massimo delle detrazioni applicabili che è:
di 14.000 euro per redditi da 75.000 a 100.000 euro;
di 8.000 euro per redditi superiori a 100.000 euro.

Per determinare l’importo della detrazione sulle spese sostenute spettante, poi, la detrazione base va moltiplicata per un coefficiente che varia in base al numero di figli fiscalmente a carico che si hanno, e nello specifico:

  • 0,50 per chi non ha figli a carico;
  • 0,70 per chi ha un figlio a carico;
  • 0,85 per chi ha due figli a carico;
  • 1 per chi ha più di due figli a carico o almeno un figlio disabile.

Il taglio non si applica solo sulle spese sanitarie e non sono interessati dalla novità i contribuenti con reddito fino a 75.000 euro.

Come detrazioni e deduzioni abbassano l’Irpef 2025

Una volta applicate le aliquote Irpef al reddito prodotto si ottiene l’Irpef lorda dovuta. Il contribuente, però, deve pagare l’imposta netta, ovvero quella ridotta dalle detrazioni. Le detrazioni permettono, di fatto, di ridurre l’imposta dovuta (una volta che questa è stata calcolata sul reddito complessivo) e sono riconosciute in parte per la condizione del contribuente.

Per lavoratori dipendenti e pensionati nel 2025 le detrazioni massime riconosciute sul reddito prodotto sono di 1.955 euro; come accade per l’imposta, che aumenta all’aumentare del reddito, lo stesso meccanismo è riconosciuto per le detrazioni sul reddito da lavoro che diminuiscono al crescere del reddito, per lasciare l’azione dell’imposta progressiva.

Oltre alle detrazioni riconosciute per la condizione del contribuente, sono previste una serie di detrazioni al 19% su spese sostenute a vario titolo (sanitarie, istruzione, interessi passivi del mutuo, ecc...) e altre detrazioni di percentuale più alta per spese sostenute per la manutenzione, l’efficientamento e la ristrutturazione di immobili.
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Le deduzioni, invece, agiscono non sull’Irpef lorda riducendola, ma abbassando il reddito imponibile su cui l’Irpef viene calcolata. Di fatto, quindi, chi ha diritto a deduzioni le sottrae dal reddito complessivo prima dell’applicazione delle aliquote Irpef. In questo caso, quindi, lo sconto sull’imposta è dato dall’aliquota che si sarebbe pagata sull’importo dedotto.

Le deduzioni, tra l’altro, contribuiscono anche a evitare di passare all’aliquota Irpef superiore per superamento dello scaglione di reddito, visto che le deduzioni si calcolano prima dell’applicazione delle aliquote Irpef sul reddito.

Calcolo dell’Irpef 2025

Il calcolo dell’Irpef 2025 dipende da aliquote, detrazioni e deduzioni applicabili al reddito complessivo del soggetto.

L’imposta si applica sul reddito complessivo che il soggetto produce. Come si calcola l’imposta lorda? Si deve applicare al reddito complessivo (al netto di oneri deducibili) le aliquote previste in base agli scaglioni di reddito.

Dall’imposta lorda, poi, devono essere sottratte le detrazioni previste dalla normativa (come quelle per i figli e i familiari a carico, quelle per determinate spese sostenute nell’anno, quelle previste per la tipologia di reddito). Dall’imposta lorda, poi, vanno sottratti anche eventuali crediti di imposta spettanti.

Per effettuare il calcolo, è necessario seguire una serie di passaggi:

  • determinare il reddito complessivo, sommando i redditi da lavoro dipendente, da lavoro autonomo, da pensione e da altri redditi;
  • dal reddito complessivo si sottraggono gli oneri deducibili e si determina l’imponibile fiscale;
  • si procede, poi, ad applicare le aliquote Irpef 2025 sul proprio scaglione di reddito determinando l’imposta lorda;
  • dall’imposta lorda si sottraggono le detrazioni fiscali e si ottiene l’imposta netta.

Reddito imponibile e complessivo ai fini Irpef, la differenza

Quando si parla di applicazione delle aliquote Irpef vengono spesso utilizzati i termini di reddito imponibile e reddito complessivo come sinonimi, ma tra le due tipologie di reddito vi è differenza.

Il reddito complessivo, infatti, è dato dalla somma di tutti i redditi che il soggetto produce: reddito da lavoro dipendente a cui aggiungere anche il reddito da eventuale pensione, da fabbricati, da locazioni, da lavoro autonomo. Tutti i redditi che un soggetto ha si sommano insieme per formare il reddito complessivo.

Il reddito imponibile, invece, è quello su cui ogni soggetto è chiamato a pagare le tasse e si ottiene sottraendo al reddito complessivo le spese deducibili.

Le spese deducibili che possono essere sottratte al reddito complessivo sono, ad esempio:

  • assegni periodici corrisposti all’ex coniuge;
  • contributi previdenziali;
  • erogazioni di denaro verso università o enti di ricerca pubblici.

Se un lavoratore, ad esempio, ha un reddito complessivo di 56.000 euro ma ha diritto a 12.000 euro di deduzioni per spese sostenute, il reddito imponibile su cui si calcolerà l’Irpef è pari a 44.000 euro.

Irpef lorda e Irpef netta, la differenza

Quando si parla di Irpef bisogna fare una netta distinzione tra:

  • Irpef lorda, che è l’imposta dovuta;
  • Irpef netta, che è l’imposta che il soggetto è chiamato a versare.

L’Irpef lorda è l’imposta che si calcola sul reddito imponibile applicando le aliquote Irpef riferite al reddito.

Facciamo un esempio. Un lavoratore guadagna 30.000 euro l’anno. L’Irpef lorda si calcola sommando il:

  • 23% dei primi 28.000 euro (6.440 euro);
  • 35% dei 2.000 euro restanti (700 euro).

L’irpef lorda è pari a 7.140 euro. Lo stesso lavoratore però, tra detrazioni da lavoro dipendente, spese mediche sostenute, scuola e università per i figli e spese funebri, ha diritto a 3.420 euro di detrazioni.

L’Irpef netta si calcola sottraendo da quella lorda le detrazioni spettanti e, quindi, è pari a 3.720 euro. Essendo il soggetto un lavoratore dipendente ha versato l’Irpef presunta mese dopo mese in busta paga, in sede di dichiarazione dei redditi avrà diritto sicuramente a un rimborso visto che l’imposta netta è inferiore a quello che ha versato.
Come abbiamo visto le deduzioni abbassano la il reddito imponibile su cui si calcola l’imposta, mentre le detrazioni vanno a ridurre l’Irpef dovuta.

Irpef differenza tra aliquota media e marginale

Quando si parla di aliquote Irpef bisogna conoscere anche la differenza tra aliquota media e marginale. L’aliquota Irpef media è quella effettiva applicata sul reddito e data, quindi, dal rapporto percentuale che si ha tra reddito imponibile e imposta netta.

Se un lavoratore ha un reddito di 35.000 euro l’imposta dovuta è data da due aliquote Irpef diverse applicate:

  • il 23% sui primi 28.000 euro;
  • il 35% sui successivi 7.000 euro.

L’Irpef lorda dovuta è pari a 8.890 euro, ovvero il 25,4% del reddito complessivo. L’aliquota Irpef media applicata sul reddito complessivo (25,4%), come è evidente, è molto più bassa dell’aliquota più alta applicata (35%).

L’aliquota Irpef marginale, invece, è quella applicata sull’ultima porzione di reddito (nel caso del nostro esempio il 35% applicato sugli ultimi 7.000 euro). Si tratta, quindi, dell’aliquota da considerare su eventuali aumenti di reddito. Nel caso dell’esempio bisogna considerare che per ogni 1.000 euro in più guadagnati, 350 euro saranno destinati al pagamento dell’Irpef.

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