Bonus lavoro nero, conviene richiederlo? Rischio banca dati contro il lavoro sommerso

Antonio Cosenza

2 Aprile 2020 - 17:50

Anche a chi lavora in nero verrà riconosciuto un bonus. Ma c’è il rischio che in questo modo lo Stato avrà una ricca banca dati da cui attingere per i controlli contro il lavoro sommerso.

Bonus lavoro nero, conviene richiederlo? Rischio banca dati contro il lavoro sommerso

Anche a chi lavora in nero verrà riconosciuto un sostegno economico nel mese di aprile.

Diversi esponenti del Governo - ai quali si è aggiunto anche il direttore dell’Agenzia delle Entrate - hanno confermato che tra le misure contenute nel Decreto Cura Italia in approvazione ad aprile ci sarà anche un sostegno economico per chi lavora in nero; l’importo dovrebbe essere di circa 400,00€ al mese, ma resta il dubbio riguardo a come si potrà presentare la richiesta ovvero su come farà l’interessato a dichiarare di essere un lavoratore senza contratto.

Perché se è vero che in questo modo lo Stato andrà a riconoscere un importante aiuto per coloro che non avendo un contratto di lavoro non hanno alcuna tutela (specialmente in periodi come questi) è anche vero che una volta finita l’emergenza questo potrebbe avere a disposizione una banca dati molto ricca da utilizzare nella battaglia contro il lavoro sommerso.

D’altronde, come ribadito dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, un aiuto per chi lavora in nero ci sarà, ma non si tratterà di un condono.

Bonus lavoro nero, Ruffini sottolinea: “Non sarà un condono

Secondo il direttore dell’Agenzia delle Entrate è corretto pensare ad un sostegno per coloro che vivono ai margini della società, indipendentemente che si tratti di lavoratori regolari o irregolari. Persone che al momento hanno dovuto sospendere l’attività restando in casa, ma senza beneficiare di paracaduti come la cassa integrazione (riconosciuta ai lavoratori dipendenti) o il bonus una tantum di 600,00€ (per le P.IVA regolari, e non solo).

Non si tratta di una questione fiscale, quanto di equità: una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo necessita di interventi straordinari, come appunto di un possibile bonus per lavoro in nero. Una decisione dettata solamente dall’emergenza del momento, visto che questa “non deve aprire la porta ad un condono”.

Sì, perché una volta terminata l’emergenza le istituzioni torneranno a battersi contro il lavoro sommerso, sia contro le imprese che assumono personale senza regolare contratto che per gli autonomi che lavorano senza regolare Partita IVA.

Ed è proprio questo il punto: cosa succederà una volta terminata l’emergenza a tutti coloro che hanno percepito il bonus lavoro nero?

Bonus lavoro nero: conviene richiederlo?

Siamo curiosi di sapere quale sarà il meccanismo che il Governo metterà a punto per la richiesta del bonus lavoro nero. Come farà l’interessato a dimostrare che nei mesi precedenti al diffondersi del Coronavirus stava lavorando in nero?

Tra le ipotesi c’è quella dell’autodichiarazione, con l’interessato che quindi che dichiarerà espressamente che negli ultimi mesi non è stato un lavoratore regolare.

In questo modo lo Stato saprà a chi riconoscere il contributo ma allo stesso tempo potrebbe far tesoro - in un secondo momento - di tutte le informazioni raccolte in questa fase, quando si tornerà a combattere il lavoro sommerso con ogni mezzo.

Ecco perché chi in questi mesi ha lavorato in nero autonomamente, pensiamo alle piccole ditte edili o anche a quelle di giardinaggio, si chiede se davvero conviene fare richiesta di un bonus che potrebbe rappresentare una sorta di “autodenuncia”.

Ciò, ribadiamo, dipenderà dalle modalità individuate dal Governo per fare la richiesta del bonus lavoro nero; al momento, la possibilità che grazie a questo strumento ci possa essere in futuro una ricca banca dati da cui attingere per effettuare i controlli per il lavoro sommerso è piuttosto concreta.

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