Boom inflazione, ecco perché ci sarà un aumento di 800 euro a famiglia

Emiliana Costa

21/10/2021

Il boom dell’inflazione costerà alle famiglie italiane circa 800 euro in più all’anno. A lanciare l’allarme è il Codacons. Ma a cosa è dovuto l’aumento dei prezzi? Entriamo nel dettaglio.

Boom inflazione, ecco perché ci sarà un aumento di 800 euro a famiglia

Dopo la stangata sul prezzo di luce e gas - scattata il primo ottobre - e l’aumento della benzina, le famiglie italiane si trovano ora a dover fronteggiare l’aumento dei prodotti alimentari. Preparandosi a un inverno segnato dal carovita. A lanciare l’allarme, il Codacons. L’Istat ha confermato che il livello dei prezzi a settembre ha segnato un +2,5%. Mai così alto dal 2012. Per un aggravio sulla spesa annuale di circa 800 euro a famiglia. Ma a cosa è dovuto l’aumento dei prezzi? Entriamo nel dettaglio.

Inflazione, l’allarme: «Quasi 800 euro in più a famiglia»

Con la fine del lockdown e la ripresa delle attività, è esplosa l’inflazione. Per il presidente del Codacons Carlo Rienzi, l’aumento dei prezzi è una minaccia per i consumi. «L’inflazione al 2,5% produce un aggravio di spesa su base annua di 768 euro a famiglia, con un vero picco per i trasporti che registrano a settembre un aumento tendenziale del +7%. In pratica una famiglia con due figli solo per gli spostamenti deve mettere in conto una maggiore spesa di 378 euro annui».

Per l’aumento esponenziale dei prezzi dei carburanti, il Codacons ha rivolto un appello direttamente al presidente del Consiglio Mario Draghi «affinché, dopo le bollette dell’energia, intervenga anche sulla tassazione che vige su benzina e gasolio, tagliando Iva e accise allo scopo di contenere la crescita dei prezzi al dettaglio e salvaguardare le tasche delle famiglie».

Anche Confcommercio ha espresso preoccupazione per «gli effetti che la ripresa dell’inflazione, prevista su valori superiori al 3% entro fine anno, potrà avere sui comportamenti delle famiglie». Secondo il direttore dell’ufficio studi di Confcommercio Mariano Bella «nonostante qualche prevedibile misura cuscinetto transitoria approntata dal governo, l’indice dei prezzi al consumo potrebbe mostrare una variazione ben superiore al 3% tendenziale. La media del 2021 potrebbe così avvicinarsi al 2%. Con un trascinamento sul 2022 che spingerebbe l’inflazione, senza considerare ulteriori choc, sopra il 3% in modo piuttosto stabile. Un livello inatteso, in grado di ridurre il potere d’acquisto delle famiglie sia per quanto riguarda il reddito che la liquidità».

A cosa è dovuto l’aumento dei prezzi?

Dopo la stangata su bollette e benzina, sale anche il prezzo dei prodotti alimentari. In realtà a settembre l’aumento è stato dell’1%, al di sotto del tasso d’inflazione. Ma a preoccupare Coldiretti è la «dipendenza dal settore dei trasporti». In Italia, l’85% delle merci viaggia su gomma. L’aumento della benzina e gli stop minacciati dagli autotrasportatori «No green pass», potrebbero avere un effetto valanga sui costi delle imprese e di conseguenza sulla spesa delle famiglie. «I costi della logistica - spiega Coldiretti - arrivano a incidere dal 30% al 35% sul prezzo dei prodotti freschi per frutta e verdura».

C’è poi un ulteriore fattore. Da un’analisi condotta da Coldiretti sulla base dell’indice Fao, a settembre i prezzi delle materie prime alimentari hanno raggiunto i livelli massimi dal 2011. L’aumento medio è stato del 32,8% rispetto al 2020, con i «prezzi internazionali dei cereali cresciuti del 27,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre lo zucchero è aumentato del 53,5% e i grassi vegetali sono balzati addirittura del 60% rispetto all’anno scorso».

Sugli aumenti della spesa pesano, dunque, trasporti, logistica e packaging. In particolare, per gli agricoltori e allevatori, il boom del carburante significa maxi-costi per il pieno dei veicoli agricoli e per il riscaldamento di serre e stalle.

La possibile stangata di Natale, +20% su pandori e panettoni

Secondo il Codacons, questa situazione potrebbe tradursi in una stangata su pandori e panettoni nel periodo di Natale. «Le speculazioni che si stanno verificando sui mercati internazionali - spiega Rienzi - avranno ripercussioni sui listini di una vasta gamma di prodotti a largo consumo, dalla pasta al pane ai dolci E interesseranno anche beni tipici del Natale, come panettoni e pandori. Il mercato dei dolci lievitati di Natale vale circa 707 milioni di euro annui per quasi 100mila tonnellate di panettoni e pandori prodotti. In caso di aumenti dei listini del 20% come annunciato dalle associazioni di categoria, determinerebbe a parità di consumi un maggior esborso in capo alle famiglie per circa 140 milioni di euro solo per l’acquisto di pandoro e panettone».

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