Aumenti in busta paga col dl Aiuti bis: di quanto crescono gli stipendi col taglio del cuneo fiscale? Ecco cifre e calcoli sullo sgravio contributivo.
Il dl Aiuti bis è stato approvato con una piccola sorpresa riguardo le buste paga: un aumento del taglio del cuneo fiscale. Il taglio previsto era dell’1%, ma la versione finale del decreto fa salire la percentuale all’1,2% per i redditi fino a 35mila euro. Questa sforbiciata va ad aggiungersi allo sgravio contributivo dello 0,8% attualmente in vigore, la misura è stata introdotta con la legge di Bilancio ed è valida per tutto il 2022. Il taglio finale, quindi, si assesta al 2%.
Il provvedimento si basa su un doppio intervento: da un lato si aumentano stipendi e pensioni, e dall’altro si tagliano oneri delle bollette e accise dei carburanti. Il tutto è pensato per dare un pacchetto di sostegni economici alle famiglie, così da attutire i rincari delle utenze (il prezzo del gas si è assestato sui 200 euro per megawattora). La guerra continua ad alimentare l’inflazione, col conseguente aumento dei prezzi di tutto, dal cibo alle vacanze ai trasporti, e la svalutazione del potere d’acquisto. Da ottobre, poi, c’è lo spettro di nuovi rincari sulle bollette: a dare l’allarme è Arera stessa.
Questo è l’ultimo provvedimento del governo di Draghi. Il testo verrà esaminato dal parlamento da metà settembre per la conversione in legge.
Busta paga, aumenti in base al reddito col taglio del cuneo fiscale
Partiamo dal presupposto che l’aumento rispetto alla previsione iniziale è dello 0,2%, quindi non proprio enorme (ma meglio lo 0,2% in più e non in meno in termini di crescita di stipendi).
Il totale del taglio sale così al 2% per i periodi di paga dal 1° luglio 2022 al 31 dicembre 2022. Ha dichiarato il ministro dell’Economia Franco in conferenza stampa di presentazione del decreto Aiuti che il taglio del cuneo fiscale ha un onere per la finanza pubblica netto di 1,2 miliardi.
In cosa si traduce questa riduzione del cuneo fiscale (ovvero, delle imposte sul lavoro) all’1,2%? Facendo dei conti, significa che per ogni mille euro di stipendio ci sono circa 10 euro in più (lordi) al mese. Insomma, nei sei mesi in cui la misura sarà in vigore (retroattiva per il mese di luglio e fino a dicembre 2022) i lavoratori dipendenti avrebbero circa 100 euro lordi di aumento in busta paga.
L’aumento reale in busta paga sarà quindi evidentemente modesto, soprattutto per i lavori discontinui e per quelle retribuzioni basse, come si vede nella tabella di seguito:
Stipendio mensile | aumento mensile | aumento semestrale |
---|---|---|
1.000 euro | 12 euro | 64 euro |
1.500 euro | 18 euro | 108 euro |
2.000 euro | 24 euro | 144 euro |
2.692 euro | 32,30 euro | 193,8 euro |
A questi calcoli bisogna aggiungere anche la tredicesima, così come si legge nel comunicato stampa della presidenza del Consiglio dei ministri del 4 agosto:
“Quanto alle politiche sociali, si dispone la riduzione del cuneo fiscale in favore dei lavoratori dipendenti per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2022, inclusa la tredicesima. Si prevede inoltre l’anticipo al 1° ottobre 2022 della rivalutazione delle pensioni, l’estensione del “bonus 200 euro” a lavoratori attualmente non coperti e il rifinanziamento per 100 milioni di euro nel 2022 del Fondo per il sostegno del potere d’acquisto dei lavoratori autonomi.”
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Busta paga, gli aumenti degli stipendi sono un’elemosina: i sindacati
I sindacati sottolineano come questo intervento sia un’elemosina, soprattutto per i salari più bassi. Il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri va all’attacco oggi 5 agosto in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano:
“Quei fondi sono irrilevanti , un’elemosina. Chi guadagna 8 o 10 mila euro l’anno riceverà 6 o 7 euro lordi al mese. Lo stesso per i pensionati. Ci era sembrato di essere arrivati a un punto importante con l’anticipo della rivalutazione. E poi scopriamo che ogni 500 euro riceveranno 10 euro lordi per un intervento da 3 mesi. È veramente una vergogna.”
Il sindacalista prosegue dicendo “è anche vero che, su 14,3 miliardi del decreto, a dipendenti e pensionati vengono destinati 2,7 miliardi”.
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