Il governo sta per tagliare ancora il cuneo fiscale: sorridono i dipendenti, per i quali è in arrivo un nuovo aumento di stipendio. Ma le risorse rischiano di essere meno di quanto annunciato.
Per il taglio del cuneo fiscale il governo dovrebbe avere a disposizione 3,4 miliardi di euro: lo sgravio partirà da maggio e come annunciato dal sottosegretario all’Economia, Maurizio Leo, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, dovrebbe permettere di raddoppiare quanto già fatto con la legge di Bilancio 2023, quando il taglio della quota contributi è stato del 2% e del 3% - a seconda della retribuzione percepita - per tutte le tredici mensilità dell’anno corrente.
Tuttavia, emergono dei dubbi: leggendo il testo del Def, infatti, i conti sembrano non quadrare. Lo fa presente Il Fatto Quotidiano, ma sono in tanti ad allinearsi: di fatto, l’aumento di stipendio potrebbe essere più basso rispetto a quanto pronosticato dal sottosegretario Leo, per quella che potrebbe essere una beffa per i lavoratori che continuano a pagare le conseguenze dell’inflazione.
Taglio al cuneo fiscale, cosa ha detto il governo
Subito dopo il via libera al Documento di economia e finanza 2024-2026, Palazzo Chigi ha pubblicato un comunicato con cui ha svelato che il rapporto deficit/Pil tendenziale per quest’anno si fermerà al 4,35%: tuttavia, dal momento che quello programmatico è stato fissato al 4,5%, vi è una differenza dello 0,15% che potrà essere utilizzata per il taglio al cuneo fiscale.
Uno 0,15% che si traduce in 3,4 miliardi di euro, soldi che essendo destinati al potenziamento dello sgravio contributivo introdotto dalla legge di Bilancio 2023 dovrebbero permettere di raddoppiare il risparmio previsto in busta paga.
Nel dettaglio, se fino a oggi per uno stipendio da 2.692 euro, per il quale si applica uno sgravio del 2%, scatta un risparmio di circa 53 euro, grazie al nuovo taglio il vantaggio in busta paga potrebbe arrivare a sforare i 100 euro (ma va considerato che si pagherà leggermente di più di Irpef). Per chi invece guadagna fino a 1.923 euro (lordi), il risparmio - grazie a uno sgravio del 3% - può arrivare fino a 57 euro: raddoppiando potrebbe superare i 110 euro.
Ma davvero ci sono le condizioni per essere così ottimisti? Secondo le fonti governative sì, visto che le risorse ci sono e verranno utilizzate fin da subito per contrastare la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni dovuta all’elevato tasso d’inflazione.
Tuttavia, se dal comunicato si passa al testo del Def e si leggono le tabelle, emergono dei dubbi.
Taglio al cuneo fiscale, le risorse sono meno di quelle annunciate?
Nelle tabelle del Def si legge che il tendenziale non è del 4,35%, bensì del 4,4%. Una differenza minima, ma che potrebbe essere rilevante quando si andrà a potenziare il taglio dei contributi sugli stipendi.
Ma qual è la ragione di tale discrepanza? Come riportato dal Fatto Quotidiano, dal Ministero dell’Economia e delle Finanze fanno sapere che questa differenza nel dato è dovuta al fatto che nelle tabelle allegate al Def ci si ferma - per convenzione - a un solo decimale, e quindi si è soliti arrotondare. Ciò significa che quel 4,35% annunciato nel comunicato è più tendente al 4,4% (visto che è stato arrotondato per eccesso) e ciò rischia di tradursi in meno risorse rispetto ai 3,4 miliardi di euro sopra annunciati visto che comunque il margine scenderebbe allo 0,1% del Pil nominale.
Cosa può succedere?
Va detto che ciò non cambia le intenzioni del governo: il taglio al cuneo fiscale si farà, e già nei prossimi giorni si lavorerà a un provvedimento che possa portare a un ulteriore risparmio nelle buste paga - con maggiore liquidità a disposizione del lavoratore - così da contrastare il caro prezzi.
Sarà nei prossimi giorni, quindi, che il governo valuterà quante esattamente sono le risorse a disposizione: semmai dovessimo azzardare una previsione di quanto succederà potremmo dire che difficilmente si arriverà a un taglio complessivo del 4% e 6%,come preannunciato da Leo. Più probabile che si raggiunga un 3% complessivo (considerando quindi il taglio del 2% già apportato dall’ultima manovra) per coloro che hanno uno stipendio fino a 2.692 euro, e a un 4% o 5% per chi invece non supera i 1.923 euro, con un vantaggio di qualche decina di euro in più a partire dalla busta paga del prossimo mese.
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