Buste paga, con la legge di Bilancio 2024 verranno confermati molti dei bonus introdotti nel 2023. Come cambiano gli stipendi?
Come saranno le buste paga nel 2024? A rispondere a questa domanda ci penserà la legge di Bilancio per il prossimo anno il cui testo verrà approvato dal Consiglio dei ministri il prossimo lunedì 16 ottobre.
In questi giorni, infatti, la ministra del Lavoro, Marina Calderone, sta lavorando per fare in modo che anche nel 2024 possa esserci il giusto sostegno ai redditi dei lavoratori dipendenti, fortemente svalutati a causa dell’inflazione (tra il primo trimestre del 2022 e il primo trimestre del 2023 la variazione del salario reale è stata del 7,3%).
A tal proposito, la sensazione è che non ci saranno novità rispetto a quest’anno quanto più conferme, come dimostrato dal fatto che uno dei nuovi bonus su cui puntava la ministra non ha ottenuto il via libera da parte della Ragioneria di Stato.
Busta paga 2024, quale bonus non ci sarà
Partiamo da cosa non ci sarà nelle buste paga del 2024, ossia la tassazione agevolata sugli aumenti di stipendio riconosciuti dai rinnovi di contratto.
D’altronde, i contratti collettivi scaduti continuano a essere molteplici - 553, il 57% del totale - e serve trovare un modo per velocizzare le trattative così che i lavoratori possano avere diritto a un aumento di stipendio adeguato al costo della vita attuale.
A tal proposito, l’idea di Calderone era quella di prevedere una flat tax al 10% sugli incrementi di primo livello (circa 8 milioni di lavoratori coinvolti), così da garantire un aumento netto maggiore e minimizzare l’esborso per le aziende.
Tuttavia, per quanto l’idea sarebbe stata funzionale al suo scopo, la ministra ha dovuto fare i conti con il più grande problema della legge di Bilancio 2024: le poche risorse a disposizione. La Ragioneria generale dello Stato, infatti, ha ritenuto la misura troppo costosa e per questo non verrà presa in considerazione per la prossima manovra.
Buste paga 2024, quali aumenti e bonus sono confermati
Viene invece confermato, e ormai non è una novità, l’aumento di stipendio garantito dallo sgravio contributivo già in vigore nel 2023. A beneficiarne le buste paga d’importo lordo fino a 2.692 euro (35 mila euro di reddito annuo), alle quali viene riconosciuto un incremento netto che può arrivare fino a 100 euro al mese.
Va detto che lo sgravio verrà confermato nella stessa misura di quest’anno: ciò significa che non ci saranno differenze tra la busta paga di dicembre e quella di gennaio 2024. Tuttavia, dal momento che lo sgravio del 6% (7% nel caso di coloro che hanno uno stipendio lordo che non supera i 1.923 euro) viene previsto per tutto l’anno, e non solo per un semestre come successo nel 2023, l’aumento di stipendio che complessivamente ne risulterà sarà maggiore.
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La Ragioneria di Stato ha poi dato il via libera alla conferma di altri due bonus in busta paga introdotti nel 2023:
- la cedolare secca al 5% (anziché al 10%) per i premi di produttività entro i 3.000 euro l’anno;
- detassazione totale dei fringe benefit entro i 3.000 euro, con una differenza rispetto al 2023. Mentre oggi a beneficiarne sono stati solo i lavoratori con figli, nel 2024 l’agevolazione dovrebbe essere estesa a tutti con soglie differenti però a seconda del numero di familiari a carico.
Ci sono poi da considerare gli effetti della riforma fiscale, in particolare per l’accorpamento tra primo e secondo scaglione con aliquota del 23% fino a 28 mila euro. Una misura che garantirà un risparmio del 2% per la parte di reddito compresa tra 15 mila e 28 mila euro, il che significa che al massimo ne potrà risultare un bonus di 260 euro l’anno per i redditi annui di 28 mila euro o superiori.
Da definire, invece, il destino di un’eventuale detassazione della tredicesima che doveva essere già anticipata nel 2023 salvo poi rimandarne qualsiasi discorso al 2024. Il principio è lo stesso di quello che Calderone avrebbe voluto introdurre per i rinnovi di contratto, fissando quindi un’aliquota fissa (del 15% anziché il 10%) sull’importo della gratifica natalizia (entro un certo importo).
Rinnovi dei contratti per gli statali
Dubbi anche sulla possibilità che nel 2024 si possa arrivare a un accordo per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici scaduto ormai dal 2022. A disposizione dovrebbero esserci circa 4 miliardi di euro, importo che i sindacati non reputano sufficiente per avviare una contrattazione.
Ecco perché nella Legge di Bilancio 2024 bisognerà perlomeno stanziare le risorse per la conferma del bonus una tantum dell’1,5% introdotto dalla precedente manovra, così da non rischiare una riduzione di stipendio tra il 2023 e il 2024.
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