Così il caro bollette mette in ginocchio il Made in Italy: dal parmigiano reggiano alle vetrerie di Murano

Rosaria Imparato

13 Settembre 2022 - 15:55

Il caro prezzi sulle bollette sta mettendo in crisi il Made in Italy: dal parmigiano reggiano ai vetri di Murano, fino agli artigiani di Napoli.

Così il caro bollette mette in ginocchio il Made in Italy: dal parmigiano reggiano alle vetrerie di Murano

Il caro energia sta avendo conseguenze non solo sulle famiglie, ma anche sulle imprese. A farne le spese, in senso anche letterale, sono pure le aziende del Made in Italy. L’allarme arriva da Confagricoltura Emilia Romagna, Confartigianato e Coldiretti. Anche la Cna, Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, usa toni allarmanti per richiamare l’attenzione della politica e richiedere interventi urgenti.

Secondo la Cna “nei primi sette mesi di quest’anno il costo dell’energia per le nostre imprese è schizzato del 300% e, senza interventi, è molto realistica la prospettiva di rincari del 500%”. Aumenti che naturalmente si ripercuotono anche sulle eccellenze del Made in Italy, che vale un quarto del Pil nazionale e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila imprese.

A essere a rischio sono i prodotti dell’eccellenza italiana, come il parmigiano reggiano, l’artigianato del corallo e del cammeo di Torre del Greco e le vetrerie di Murano.

Parmigiano reggiano, produzione in crisi per il caro bollette

Secondo l’elaborazione di Confagricoltura Emilia Romagna, i costi di produzione del latte per il parmigiano reggiano hanno subito un balzo del 40-50% in più e quelli della sua trasformazione del 35-45% rispetto all’anno precedente.

A lanciare l’allarme è Roberto Gelfi, il presidente della sezione lattiero-casearia di Confagricoltura Emilia Romagna:

“A causa dei rincari, l’allevatore potrebbe decidere di ridurre il numero di capi e di conseguenza la produzione complessiva di latte. [...] Inoltre, c’è il serio rischio che le aziende zootecniche non possiedano abbastanza liquidità per sostenere siffatti aumenti e che quindi scelgano di vendere subito parte del latte crudo sul mercato spot, destinandolo ad altri usi alimentari e non alla trasformazione in Parmigiano Reggiano.”

Secondo i dati di Confagricoltura Emilia Romagna nelle stalle del circuito di produzione della Dop la spesa per l’energia elettrica è passata mensilmente da 24 a 76 euro per capo nel periodo 2021-2022, il gasolio agricolo da 15 a 35 euro/capo e l’erba medica per l’alimentazione del bestiame da 56 a 96 euro/capo.

Inoltre, continua Gelfi, il prezzo del latte crudo alla stalla è sottostimato da decenni e adesso con l’incasso di un mese l’allevatore riesce a malapena a ripagare il mangime e il carburante, restano fuori tutte le altre spese.

Campania, artigianato a rischio contraffazione

Secondo Confartigianato ci sono oltre 881 mila pmi a rischio chiusura con 3,5 milioni di posti di lavoro. In Campania in particolare rischiano di chiudere i battenti 77mila imprese con 240mila addetti. L’allarme viene in particolare dagli artigiani del corallo e del cammeo di Torre del Greco, ma anche dai negozi del Vomero, del centro storico di Napoli.

Il problema, segnalano ormai da tempo le aziende, è la difficoltà a tutelare le eccellenze dei loro prodotti, vista la minaccia della contraffazione dei loro articoli con materiali scadenti.

Vetrerie di Murano allo stremo per il gas e la burocrazia

Il comparto vetraio di Murano comprende poco meno di 70 aziende, in cui lavorano 800 addetti: nel 2019 il loro fatturato ammontava a 160 milioni. In alcuni casi, quelli più eclatanti, la bolletta mensile del gas è passata dai 35mila euro di luglio 2021 a 300mila euro a luglio di quest’anno. È evidente che chi ancora riesce a produrre è in perdita, e lo fa solo per onorare i contratti sottoscritti prima di giugno, quando sono arrivati i 3 milioni di contributi della Regione e gli altri 5 milioni dallo Stato.

Il problema è che in primavera i fondi per pagare le bollette sono arrivati in anticipo, mentre la seconda tranche di aiuti statali è stata rallentata dalla burocrazia, e le erogazioni ci sono state in pieno agosto, cioè oltre la data in cui, terminando le deroghe previste in tempo di pandemia, è stato ripristinato il regime “de minimis”. A spiegare cosa vuol dire è Cristiano Ferro, vicepresidente della sezione vetro di Confindustria Venezia al Corriere del Veneto:

“Si è tornati, cioè, alla soglia massima di 200 mila euro in un triennio ammessa per sostenere imprese in difficoltà, senza che ciò sia considerato come aiuto di Stato. Risultato: gli importi per le bollette hanno già eroso tutto o quasi il bonus a disposizione delle imprese da qui a 3 anni. Quindi altri soldi, pur se stanziati, non possono essere distribuiti.”

L’unica speranza per far ripartire le fornaci è che il legislatore stralci i contributi stanziati dal calcolo del regime de minimis con apposito provvedimento, oltre al fatto che il prezzo del gas si stabilizzi.

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