Cassa integrazione se fa troppo caldo, le istruzioni Inps

Simone Micocci

29 Luglio 2024 - 18:13

Quando fa troppo caldo i datori di lavoro possono fare richiesta di cassa integrazione ordinaria. L’Inps rinnova le istruzioni per la domanda.

Cassa integrazione se fa troppo caldo, le istruzioni Inps

Il caldo eccessivo può portare alla sospensione o alla riduzione dell’attività lavorativa con conseguente richiesta di cassa integrazione. A ribadirlo è l’Inps che puntuale, visto l’innalzamento delle temperature, fa chiarezza su come, e quando, presentare le istanze per la richiesta di integrazione salariale per sospensione o riduzione dell’attività lavorativa a causa delle elevate temperature estive.

Lo fa con il messaggio n. 2736 del 26 luglio scorso, con il quale - “in considerazione dell’eccezionale ondata di calore che sta interessando tutto il territorio nazionale” - vengono riepilogate le regole per far sì che i lavoratori possano essere salvaguardati dal rischio di un colpo di calore.

Nel dettaglio, è l’articolo 8, comma 2, del decreto ministeriale n. 95442 del 15 aprile 2016 a riconoscere ai datori di lavoro la possibilità di richiedere la cassa integrazione per sospensione o riduzione dell’attività per ordine dell’attività per ordine di pubblica autorità per cause non imputabili all’impresa o ai lavoratori, tra le quali rientra appunto anche il troppo caldo.

Una tutela prevista tanto per i lavoratori - si evita che possano esserci gravi conseguenze per la loro salute, oltre a garantire comunque uno stipendio - quanto per l’azienda, la quale perlomeno non deve farsi carico del costo dovuto per i propri lavoratori nei periodi di inattività.

Ma a partire da che temperatura? E per quali lavoratori? Come vedremo di seguito, questo strumento è circoscritto solamente a determinati settori ossia quelli in cui le temperature elevate potrebbero comportare seri danni alla salute del lavoratore.

Cos’è la cassa integrazione ordinaria

La cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo) per industria ed edilizia è quello strumento che va a integrare (in caso di parziale riduzione delle attività) o a sostituire (quando invece c’è la totale sospensione delle attività) la retribuzione dei lavoratori interessati. La riduzione, o la sospensione, deve essere causata da eventi transitori - come il troppo caldo appunto, ma anche per situazioni temporanee di mercato - che non possono essere imputabili né all’impresa né ai dipendenti.

La cassa integrazione può essere corrisposta per un periodo di massimo 13 settimane continuative, con la possibilità di prorogarne il termine fino a un massimo complessivo di 52 settimane (come stabilito ai sensi dell’articolo 12, commi 1-4, del d.lgs n. 148 del 2015). Per poter essere riconosciuta la cassa integrazione il lavoratore deve possedere, presso l’unità produttiva per la quale viene richiesto il trattamento, un’anzianità di effettivo lavoro di almeno 90 giorni (calcolati dalla presentazione della domanda di Cigo).

Quando si può richiedere la cassa integrazione per troppo caldo

L’Inps ha fissato una soglia minima oltre la quale è possibile fare richiesta di cassa integrazione ordinaria in quanto il troppo caldo impedisce all’azienda di lavorare in certi orari.

Nel dettaglio, vale quando le temperature reali superano i 35 gradi. È inoltre possibile fare richiesta del suddetto strumento quando le temperature percepite - rilevate anch’esse dai bollettini meteo - sono superiori alla suddetta soglia. Quindi, potrebbe essere che la temperatura reale sia di 30 gradi ma con 36 gradi percepiti: anche in tal caso sarà ammessa la richiesta di Cigo.

Inoltre, spiega l’Inps, la cassa integrazione ordinaria può essere comunque riconosciuta - indipendentemente dalla temperatura reale e percepita - quando è il responsabile della sicurezza a disporre lo stop in quanto ritiene che il troppo caldo possa rappresentare un rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori.

Per quali lavoratori si può richiedere la cassa integrazione sopra i 35 gradi

La temperatura che supera i 35 gradi può rappresentare quindi una ragione per la richiesta di cassa integrazione ordinaria ma solo per quelle attività che soddisfano almeno una delle seguenti condizioni:

  • si svolgono in luoghi in cui non è possibile proteggersi dal sole;
  • comportano l’utilizzo di materiale o lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore.

Molto, quindi, dipende dal tipo di attività svolta. Potrebbe succedere, ad esempio, che dentro la stessa azienda ci siano lavoratori che nonostante le alte temperature possono comunque continuare a lavorare e altri che invece sono costretti a fermarsi (almeno negli orari di punta) e che quindi, su richiesta del datore di lavoro, andranno a percepire la cassa integrazione.

Di esempi potremmo farne diversi: si pensi a chi lavora per il rifacimento del manto stradale, come pure chi è impegnato in opere di edilizia in luoghi non proteggibili dal sole (un conto, infatti, è lavorare all’interno di un’abitazione, un altro è farlo all’esterno come può essere sul tetto di una costruzione).

Cosa deve fare l’azienda

Per l’azienda sarà sufficiente produrre ordinaria domanda di cassa integrazione indicando le giornate di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa nonché i lavoratori interessati. Sarà sufficiente specificare la tipologia di lavorazione che si doveva effettuare in quella giornata (oppure orari) senza produrre alcuna dichiarazione attestante la temperatura.

Per maggiori informazioni potete consultare il messaggio Inps che trovate in allegato di seguito.

Messaggio numero 2736 del 26-07-2024
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