I centri estetici dovevano - e dovranno - restare aperti anche nelle zone rosse: lo sottolinea il TAR del Lazio, riconoscendo la discriminazione degli estetisti rispetto ai parrucchieri.
I centri estetici devono restare aperti, anche in zona rossa: è questo, in sintesi, il giudizio del TAR del Lazio rispetto al contenzioso presentato da Confestetica vista la decisione del Governo Conte di sospendere le attività degli estetisti nel caso in cui la Regione dovesse passare in zona rossa.
Lo stop deciso dal DPCM del 3 novembre è da considerarsi come illegittimo e discriminatorio: il motivo è che mentre i centri estetici sono stati costretti a chiudere, ai parrucchieri è stato consentito di proseguire l’attività.
Una sentenza molto importante: la decisione dei giudici impone al Governo di mettere mano nuovamente al DPCM (che ricordiamo è in scadenza il 5 marzo), anche perché potrebbe essere da incentivo per azioni legali da parte dei singoli centri estetici, penalizzati dalla decisione del Governo di sospendere la loro attività nelle Regioni della zona rossa.
Detto questo, facciamo chiarezza sull’accaduto e su quanto deciso dai giudici del TAR del Lazio.
I centri estetici chiedono di restare aperti anche nella zona rossa
Quella dei centri estetici è una battaglia iniziata il 3 novembre scorso, quando il DPCM approvato dal Governo al fine di contenere la diffusione del Sars-Cov-2 introdusse il meccanismo delle Regioni “colorate”.
Un sistema che introdusse restrizioni tanto più severe quanto più grave la situazione sanitaria nel singolo territorio. Le regole nelle zone rosse sono ormai note a tutti: divieto per gli spostamenti non necessari, chiusura di bar e ristoranti come pure dei negozi.
Ci sono comunque una serie di negozi e attività che possono restare aperte nonostante il passaggio alla zona rossa. Ad esempio, fanno parte dell’elenco dei “servizi per la persona” erogabili anche in zona rossa i parrucchieri e barbieri, ma non i centri estetici che invece hanno dovuto sospendere la loro attività.
Una decisione che secondo Confestetica, che rappresenta 21 mila centri estetici (su un totale di 35 mila), non è stata legittima in quanto ha comportato una disparità di trattamento ingiustificata rispetto ai parrucchieri. Per questo motivo ha deciso di ricorrere al TAR del Lazio citando in giudizio sia il Consiglio dei Ministri che il Ministero della Salute.
I motivi del ricorso sono diversi: ad esempio, Confestetica ha fatto notare che il DPCM del 3 novembre rimandava ad altri provvedimenti presi dal Governo per contrastare la diffusione del virus. Tuttavia, mentre in quei provvedimenti venivano chiusi sia i parrucchieri che i centri estetici, con il Decreto del 3 novembre la chiusura interessava solamente quest’ultimi.
Inoltre, Confestetica ha fatto notare che nelle linee guida del 13 marzo 2020 per la riapertura dei centri estetici e dei parrucchieri sono stati adottati dei protocolli uguali per queste due categorie professionali, a dimostrazione che le due si muovono nello stesso ambito.
L’aver chiuso solamente i centri estetici, quindi, ha rappresentato una chiara disparità di trattamento. Senza dimenticare poi che parrucchieri e centri estetici per alcuni aspetti possono essere anche concorrenti: non sono pochi, infatti, i saloni che offrono servizi similari a quelli dei centri estetici, quali ad esempio manicure e pedicure.
TAR del Lazio: perché i centri estetici hanno ragione
Secondo la Presidenza del Consiglio non esistono i presupposti per il ricorso, intanto perché questo fa riferimento ad un DPCM che ha ormai perso di efficacia (ma ricordiamo che ancora oggi i centri estetici dovrebbero restare chiusi nel caso in cui la Regione dovesse passare nella zona rossa).
Inoltre, questa ritiene anche che le due attività lavorative “non sono del tutto sovrapponibili” ed è per questo motivo che sono giustificate le differenze di trattamento. Anche il TAR è dello stesso parere; d’altronde le due attività sono disciplinate da due differenti provvedimenti.
Tuttavia, ci sono comunque dei segmenti di attività - quali appunto manicure e pedicure estetico - che possono essere svolti sia nei centri estetici che nei saloni dei parrucchieri. Da qui la decisione del TAR: i centri estetici dovevano - e dovranno - restare aperti per il solo espletamento di quei servizi che possono essere svolti anche all’interno dei saloni di bellezza dei parrucchieri. Il DPCM del 3 novembre, e quelli successivi, hanno quindi discriminato i centri estetici.
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