La cessione dei crediti fiscali può avvenire anche nei confronti di un privato: vediamo come funziona, regole e istruzioni dell’Agenzia delle Entrate.
Come funziona la cessione dei crediti nei confronti di un privato? Le regole da seguire non cambiano rispetto alla procedura solita. La cessione del credito consiste nel trasferire il proprio diritto di credito a un altro soggetto, che lo riscuoterà dal debitore. Questa procedura consente anche di compensare i debiti verso lo Stato, riducendo così le imposte dovute.
La normativa della cessione del credito è stata modificata molto spesso nell’ultimo anno, fino a portare a un blocco delle procedure (come accaduto con Poste Italiane e con la maggior parte delle banche). Proprio per questo motivo stanno aumentando le cessioni nei confronti degli «altri soggetti», come società o associazioni professionali, al coniuge, a un parente, a un soggetto Iva impresa individuale o professionale oppure a un’altra società di persone o di capitali. In questo modo si consente a questi soggetti di utilizzare il credito d’imposta acquistato in F24, con la stessa rateizzazione prevista per la detrazione originaria.
Cessione dei crediti a un privato: come funziona? I primi passi, tra documenti e asseverazioni
Come funziona la cessione del credito? In pratica, invece di usufruire della detrazione, il contribuente può cedere il beneficio fiscale maturato a un terzo soggetto. Il contribuente che sceglie la detrazione paga le spese, e poi viene rimborsato in dichiarazione dei redditi nei cinque anni successivi, pagando meno tasse. Con lo sconto in fattura, invece, i fornitori fanno uno sconto sul corrispettivo da pagare, e recuperano la cifra in un secondo momento.
Con la cessione del credito si trasferisce la detrazione fiscale a un altro soggetto. Quindi, in cambio del credito ceduto, nel caso dei lavori in casa, chi deve fare le ristrutturazioni (per esempio) riceve subito i soldi che per servono per aprire i cantieri, o per accedere a un mutuo. Ecco perché la cessione del credito è così conveniente: chi compra un credito d’imposta sa di fare un investimento sicuro, perché può cederlo, a sua a volta, a un altro soggetto, per esempio a una banca.
La prima cosa da fare quando si sceglie di fare la cessione del credito è contattare un professionista che si occupi di tutti i documenti e delle asseverazioni tecniche, mentre il visto di conformità va richiesto a un intermediario abilitato. Per gli interventi con un costo inferiore a 10mila euro su singoli immobili e condomini non serve il visto di conformità sui documenti e nemmeno l’asseverazione del tecnico (con l’unica eccezione dei lavori legati al bonus facciate), così come per le opere classificate come «edilizia libera».
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Cessione crediti a privati: la comunicazione all’Agenzia delle Entrate
La cessione può avvenire nei confronti di:
- fornitori di beni e servizi necessari alla realizzazione degli interventi;
- di «altri soggetti» come persone fisiche, anche esercenti attività di lavoro autonomo o d’impresa, società ed enti;
- di istituti di credito e intermediari finanziari.
Una volta scelto a chi cedere il credito fiscale si procede con la comunicazione all’Agenzia delle Entrate. A partire dal 1° maggio 2022, l’Agenzia delle Entrate ha attribuito un codice univoco al credito d’imposta ceduto in sede di prima comunicazione della cessione e non sono ammessi cessioni parziali. Se non si rispettano le scadenze per la cessione del credito si va incontro a una sanzione di 250 euro, da pagare tramite modello F24 Elide.
Cosa cambia col nuovo meccanismo di cessione del credito
Con le ultime modifiche alla normativa della cessione del credito (cioè l’articolo 121 del decreto Rilancio (dl 34/2020) il cessionario o il fornitore non possono usufruire «negli anni successivi» dell’eventuale «quota di credito d’imposta non utilizzata nell’anno», come invece accade per la detrazione diretta da parte del contribuente che ha sostenuto la spesa. Inoltre, non è possibile chiedere il rimborso di quanto non utilizzato in compensazione. Se la quota annuale ripartita non viene usata, il bonus viene perso da parte del cessionario o del fornitore che ha fatto lo sconto in fattura.
Come sottolinea il Sole24Ore, se il privato cessionario (impresa, professionista, società o altra persona fisica) nei prossimi quattro anni ha capienza nel proprio F24 (per Imu, Irpef, Ires, Iva, contributi Inps o altri debiti tributari o previdenziali), può accettare l’acquisto del credito da una persona fisica che ha sostenuto le spese del superbonus nel 2022 (o da un fornitore, dopo lo sconto in fattura).
Se la comunicazione di cessione avverrà entro il 31 dicembre 2022, potrà iniziare a compensare la prima rata di quattro già a gennaio del 2023. Ulteriori novità sono attese con la conversione del dl Aiuti quater in legge.
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