Secondo la Cgil chi sciopera o chi si rende indisponibile per malattia riceve sempre meno incarichi. La compagnia nega con forza
Deliveroo discrimina i propri lavoratori. È l’accusa che muove l’azione legale avviata dalla Cgil nei confronti del colosso britannico delle consegne cibo.
Secondo il principale Sindacato italiano la compagnia penalizzerebbe tutti quei rider che, per motivi di malattia e adesione a scioperi, non si rendono sempre disponibili al lavoro.
Una scelta frutto delle logiche dietro l’algoritmo di assegnazione dei turni, che - spiega la CGIL - “emargina” fino a tagliare completamente fuori tutti quei lavoratori che reiterano l’indisponibilità per i suddetti motivi.
La replica dell’azienda, oltre a negare con forza la presenza di alcun tipo di discriminazione, ha evidenziato inoltre il fatto che nessuno all’interno della società è stato formalmente avvisato del procedimento giudiziario.
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Cgil fa causa a Deliveroo: discrimina chi sciopera
Si tratta della prima causa di discriminazione collettiva avviata a fronte del meccanismo di un algoritmo che assegna le consegne.
Il sistema - denominato ’Frank’ - penalizzerebbe chi nel tempo si rende indisponibile per malattia o esercizio del diritto di sciopero:
“Filt, Filcams e Nidil Cgil nazionali hanno promosso innanzi al Tribunale di Bologna un’azione legale per condotta discriminatoria nei confronti di una delle principali multinazionali del food delivery. Alla base della causa l’utilizzo dell’algoritmo ’Frank’; quest’ultimo emargina i lavoratori per motivi personali legati a diritti come la malattia e lo sciopero”,
- ha fatto sapere la Cgil, tramite una nota odierna.
Nell’argomentare le fondamenta del procedimento, la stessa CGIL ha parlato di una vera estromissione dei riders dalla turnazione, che arriva in determinati casi persino alla cancellazione dai sistemi:
“L’algoritmo, nell’elaborare i ranking reputazionali dei ciclofattorini - quelli che di fatto determinano le future opportunità di lavoro e le priorità di prenotazione per le consegne - emargina, fino a estrometterli dal ciclo produttivo, coloro che non riescono a essere disponibili, a loggarsi nelle aree di lavoro loro assegnate. Il rider che non si adegua alla logica dell’algoritmo viene gradualmente escluso dalle possibilità di impiego, arrivando in alcuni casi a essere deloggato dal sistema”.
La richiesta del Sindacato è quella di riconoscere i diritti dei lavoratori e predisporre inoltre un piano per rimuovere tutti i fattori di discriminazione, anche indiretti, che formano l’algoritmo.
Eppure, la replica di Deliveroo è stata secca è convinta: nessuna discriminazione. La compagnia, che ha precisato di non essere stata messa al corrente di nessun procedimento giudiziario a suo carico, ha parlato degli elementi alla base della causa come di “informazioni assolutamente non corrette”:
“L’algoritmo non discrimina tra i rider in base alle prestazioni e alle caratteristiche personali, questo non accade mai. Le informazioni riportate relative al funzionamento di Deliveroo non sono assolutamente corrette. Inoltre, Deliveroo non è stata informata in maniera diretta né del procedimento né dell’imminente udienza”.
La causa per discriminazione collettiva sulla base dell’operato di un algoritmo rappresenta un novità assoluta a livello europeo, e c’è già grossa attesa e curiosità per l’udienza, fissata per il 2 gennaio del 2020.
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