Droga sequestrata, dove va a finire? L’ultimo passaggio porta alla distruzione del materiale requisito.
La Guardia di Finanza ha sequestrato 2 tonnellate di cocaina per un valore - al dettaglio - di 400 milioni di euro. Il merito è del Comando provinciale di Catania della Guardia di Finanza, supportati dal Gruppo Aeronavale di Messina.
A tal proposito, è lecito chiedersi cosa succederà adesso, ossia che fine farà la cocaina sequestrata. Ebbene, ovviamente l’Italia non monetizzerà dal sequestro, come invece qualcuno potrebbe pensare, visto che trattandosi di materiale illegale non può essere rimesso in commercio.
Per questo motivo, per la cocaina sequestrata dalla maxi operazione della Guardia di Finanza verrà seguito il solito iter previsto per le droghe sottratte dalle autorità alle organizzazioni criminali che si conclude con la distruzione del materiale.
Dovete sapere, infatti, che inizialmente la droga sequestrata viene analizzata negli appositi laboratori - dove ne viene verificata la composizione così da valutare, ad esempio, se si è davanti a una nuova sostanza - dopodiché è previsto l’incenerimento nelle apposite strutture.
In conclusione, tutte le partite di droga sequestrate si trasformano in cenere. Vediamo come avviene lo smaltimento e chi deve occuparsene.
Che fine fa la droga sequestrata?
Dove va a finire la droga sequestrata? Chi e come la conserva e come avviene il suo smaltimento? Sono curiosità che possono riguardare chiunque. Cerchiamo allora di rispondere in modo chiaro ed esauriente.
Quando le Forze dell’ordine sequestrano cocaina, marijuana, eroina, metanfetamine e ogni altro genere di sostanza stupefacente, queste vengono dapprima analizzate. A occuparsi dell’analisi sono i laboratori specifici del corpo che ha operato con il sequestro: ad esempio, nel caso dell’Arma dei Carabinieri, sono i Laboratori di analisi sostanze stupefacenti (Lass).
L’analisi dei campioni è molto importante visto che permettono di accertare di che droga si tratta così da tenere costantemente aggiornato l’elenco delle sostanze stupefacenti illegali in Italia. Nel dettaglio, vengono prelevati circa 2 milligrammi per ogni sostanza sequestrata che vengono messi a contatto con speciali solventi per poi passare alla vaschetta degli ultrasuoni dove, grazie alla disgregazione degli elementi, ne vengono risaltati i principi attivi. Dopodiché vengono sottoposti a dei test con dei gas specifici, così da accertarne la percentuale di concentrazione.
Una volta completati tutti i test, grazie ai quali è possibile procedere con la catalogazione, la droga sequestrata viene impacchettata e trasferita in un deposito sorvegliato dalla caserma, oppure nei cosiddetti uffici corpi di reato.
La durata del deposito dipende dai tempi necessari a effettuare le perizie e ad analizzare i campioni che saranno poi utilizzati nel corso del processo. In genere dopo il sequestro la droga resta in deposito per un periodo di circa 10 giorni, ma molto dipende dalle tempistiche processuali.
Una volta che il giudizio si è concluso, il giudice competente sul caso ordina la distruzione delle sostanze stupefacenti che avviene per mezzo degli inceneritori. Questi devono essere a norma, e non devono in alcun modo arrecare danni alla salute inquinare l’ambiente. L’incenerimento della droga avviene in presenza del giudice, della polizia giudiziaria che ne aveva gestito il deposito, e anche degli avvocati. Su specifica richiesta possono partecipare all’incenerimento anche gli imputati in causa e i giornalisti (solitamente questo avviene quando si tratta di grandi quantità di stupefacenti).
La presenza di diversi soggetti serve garantire la distruzione e scongiurare il rischio che qualcuno possa impossessarsi della droga e ricavarne profitti illeciti.
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Che succede se un agente ruba la droga sequestrata?
Qualcuno potrebbe chiedersi cosa può accadere a un agente della polizia giudiziaria se si appropria della droga sequestrata, o parte di essa, per uso personale oppure per venderla sul mercato nero.
In questo caso le conseguenze sono davvero pensati: scatterebbero l’accusa di furto, ex articolo 642 del Codice penale (per cui è previsto l’arresto da sei mesi a tre anni) e di abuso d’ufficio, ex articolo 323 del Codice penale (reclusione da uno a quattro anni). Senza dimenticare, laddove dovesse rivenderla, dell’accusa di spaccio di stupefacenti: reclusione dagli 8 ai 20 anni (e multa da 25.822 a 258.228 euro) nel caso di droghe pesanti, reclusione dai 2 ai 6 anni (e multa dai 5.164 ai 77.468 euro) per le droghe leggere, come previsto ai sensi del Testo Unico sugli stupefacenti D.P.R. 309/1990.
Alle conseguenze penali si accompagnerebbero anche quelle disciplinari dell’Ordine di appartenenza.
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