Democrazia e coronavirus possono convivere? Un quesito non banale, che richiama alle tante misure restrittive in vigore per arginare l’epidemia. Che fine stanno facendo libertà e diritti? L’allarme in una lettera
La democrazia resiste all’ondata di coronavirus? Una domanda di stretta attualità e dalla risposta non proprio positiva è quella che arriva da centinaia di ex primi ministri, presidenti, premi Nobel e legislatori.
Nello specifico, personalità di spicco della politica internazionale hanno deciso di scrivere una lettera di allerta sullo stato di salute non delle persone affette dall’infezione, ma delle istituzioni democratiche e dei diritti e libertà da esse garantite.
La pandemia COVID-19 ha portato a un’ondata di comportamenti autoritari da parte dei Governi di tutto il mondo, ponendo una crescente minaccia alla democrazia: questo l’avvertimento che è emerso dal documento scritto per volontà dell’Istituto per la democrazia e l’assistenza elettorale con sede a Stoccolma (IDEA).
Democrazia in pericolo con l’epidemia: i segnali
Da quando il virus si è diffuso in tutto il mondo, spingendo Paesi di tutta Europa, Asia, Americhe e Africa a intervenire, molti governanti hanno limitato la libera circolazione, la libertà di parola, le assemblee pubbliche e altri civili diritti.
Tutto, naturalmente, giustificato per gli incombenti e urgenti motivi di sicurezza sanitaria.
Più di 80 Stati hanno messo in atto misure di emergenza, secondo il Centro internazionale per il diritto con sede negli Stati Uniti, che vanno dal coprifuoco e multe per coloro che violano le regole di sorveglianza alla censura e a maggiori poteri esecutivi.
Il segretario generale dell’IDEA ha quindi sintetizzato che l’impatto complessivo è stato una diluizione delle norme democratiche, con implicazioni per la libertà politica e la capacità dei Governi di gestire la crisi e le future emergenze sanitarie.
Nella lettera sono stati lanciati degli avvertimenti:
“I regimi autoritari stanno usando la crisi per mettere a tacere i critici e rafforzare la loro presa politica. Anche alcuni Governi eletti democraticamente stanno combattendo la pandemia accumulando poteri di emergenza che limitano i diritti umani e migliorano la sorveglianza dello stato senza tener conto dei vincoli legali (o) della supervisione parlamentare”
Da sottolineare, inoltre, che l’epidemia ha già portato al rinvio o alla cancellazione di 66 elezioni in tutto il mondo, un terzo dei quali voti nazionali. Quasi 50 Paesi hanno imposto una qualche forma di restrizione alla libertà di stampa, di cui 21 democrazie.
Tra gli Stati citati per aver introdotto misure autoritarie o di maggiore incisività sui diritti delle persone ci sono le Filippine, l’Ungheria, El Salvador e la Turchia. Storie discutibili sul controllo del lockdown e sulla dignità delle persone sono giunte anche dall’India.
Stabilire il confine tra sicurezza nazionale in emergenza e violazione dei principi democratici non è sempre semplice. Ma, come affermato da Kevin Casas-Zamora, ex vicepresidente e ministro del governo in Costa Rica: “è sempre problematico quando un governo utilizza i poteri di emergenza per reprimere i media indipendenti e altri diritti fondamentali”
Salvaguardare i diritti ai tempi dell’epidemia
La lettera scritta dalle personalità politiche del mondo vuole “attirare l’attenzione sulla difficile situazione della democrazia”.
Per i firmatari, tra cui Fernando Henrique Cardoso, ex presidente del Brasile e Jeb Bush, ex governatore della Florida, una preoccupazione fondamentale è che i cittadini inizino ad accettare un comportamento più autoritario.
Così si legge nel documento:
“La democrazia è minacciata e le persone che se ne prendono cura devono evocare la volontà, la disciplina e la solidarietà per difenderla. Sono in gioco la libertà, la salute e la dignità delle persone ovunque”
Come fare? Il richiamo è alla responsabilità e al senso del dovere dei singoli cittadini: non solo per quanto riguarda il rispetto delle norme sanitarie. Ma anche, e soprattutto, per la salvaguardia della dignità umana, sempre.
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