Andrea Ghira, Angelo Izzo e Gianni Guido vengono condannati per il massacro del Circeo quasi 50 anni fa. Ecco che fine hanno fatto oggi.
Il massacro del Circeo è senza dubbio uno degli episodi più cruenti della cronaca nera italiana, racchiudendo un insieme di reati e atrocità perpetrati a lungo e con una violenza senza paragoni. A distanza di quasi 50 anni dal delitto, sono ancora molte le domande che affliggono le persone, in primis le famiglie delle vittime, Rosaria Lopez uccisa al termine del massacro e Donatella Colasanti, deceduta in seguito per un tumore.
Per il delitto del Circeo sono stati condannati tre uomini, poco più che ventenni all’epoca dei fatti. Si tratta di Andrea Ghira, Angelo Izzo e Gianni Guido. Soltanto Angelo è ancora in carcere, scontando una lunga condanna per i crimini commessi. Il forte contrasto tra l’ambiente in cui erano cresciuti i giovani (il contesto benestante e l’istruzione cattolica) e le efferatezze commesse continua a stupire ancora oggi, forse più che indebitamente se si ripercorrono le vite dei tre.
È proprio da questo delitto (se con questo termine si possono riassumere ben 36 ore di violenze, un omicidio e un tentato omicidio) che lo stupro diventa un reato contro la persona, anziché contro “la pubblica morale”. Un argomento purtroppo sempre più attuale, che sarà ripreso dalla miniserie in onda su Rai1 da questa sera, incentrata proprio sul massacro e sui processi a seguire, lasciando spazio a quel senso di ingiustizia che è ancora più vivo che mai.
Sì, perché la storia dei colpevoli – i tre sono stati condannati anche in secondo grado di giudizio - è piena di misteri e ben poca penitenza. Ecco che fine hanno fatto.
Che fine ha fatto Andrea Ghira
Andrea Ghira è uno dei responsabili del Massacro del Circeo, ma a differenza dei complici non ha scontato in carcere nemmeno un giorno di condanna. Non perché il tribunale non ne abbia riconosciuto la colpevolezza riguardo alle sevizie e alle violenze contro le vittime nel massacro, che viene attuato proprio in una casa di proprietà della sua famiglia.
Andrea Ghira, all’epoca ventiduenne, riesce però a fuggire poche ore dopo il termine del delitto e la denuncia di Donatella, proseguendo il resto della sua vita in latitanza. È deceduto nel 1994 per overdose e gli esami effettuati dopo la riesumazione del cadavere nel 2005 ne hanno confermato la morte. Eppure, sono rimaste a lungo delle incertezze a riguardo.
Il referto stesso parla di “buona approssimazione”, poiché le tecniche impiegate hanno permesso soltanto di rilevare la corrispondenza tra il DNA mitocondriale con quello della madre di Ghira. Non vi era quindi l’assolutezza che avrebbe dato l’analisi del DNA nucleare, ad oggi disponibile, ma appunto solo buone probabilità. Nel 2016, poi, la seconda riesumazione della salma e i nuovi test (effettuati su comparazione del reperto del 2005) hanno confermato l’esito e la morte di Ghira.
Pare comunque che durante la latitanza in Italia Andrea Ghira abbia partecipato al sequestro di un giovane neofascista, Ezio Matacchioni, per poi rifugiarsi in Francia dove la zia gestiva una struttura per pellegrini. Poi, l’arrivo a Melilla (enclave spagnola in Marocco) e l’arruolamento nel Terco, dove ormai caporalmaggiore venne espulso per l’uso di stupefacenti. Ghira usò il nome Massimo Testa de Andrés per arruolarsi, lo stesso nome riportato sulla tomba del 1994.
Che fine ha fatto Angelo Izzo
Angelo Izzo è l’unico dei responsabili del massacro del Circeo a trovarsi ancora in carcere, scontando un doppio ergastolo per i tre omicidi commessi. Questo perché la criminalità non si è fermata al delitto.
Angelo Izzo viene arrestato poche ore dopo il massacro e poi condannato, cominciando a tentare l’evasione fin dal 1977. In quell’anno il suo tentativo non va come sperato e rimane in carcere, 3 anni dopo gli viene confermata la condanna all’ergastolo. Si rende protagonista di vari tentativi di evasione, alcuni riusciti, ma sempre terminati con la cattura.
Nel 1993, infatti, gli viene concesso un permesso premio che usa per espatriare ma viene fermato a Parigi. Purtroppo, la storia non finisce qui. Nel 2005 gli viene concesso un periodo di semilibertà e attua il massacro di Ferrazzano, uccidendo – con due complici - Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano, moglie e figlia del boss della Sacra Corona Unita Giovanni Maiorano, conosciuto in carcere.
Arriva così il secondo ergastolo. Nel frattempo, Izzo confessa anche l’omicidio di Rossella Corazzin, scomparsa nel 1975 a Cadore, per “non essere più ricattabile” ma i giudici non ritengono valida e veritiera la confessione.
Nonostante tutto, Angelo Izzo nel 2009 si sposa con la giornalista Donatella Papi che ne difende la posizione a spada tratta ma poi sceglie di separarsi un anno dopo, per non essere complice “di cose che non condivido”.
La storia di Angelo e dei reati commessi viene raccontata da un libro, della giornalista Ilaria Amenta, che riprende i diari scritti proprio da Izzo, debitamente censurati. L’autrice ha raccontato che la prosa originale di Izzo lascia spazio a tutti i dettagli più macabri, con una vena sadica e sprezzante per nulla celata. Insomma, nessun’ombra di pentimento.
Che fine ha fatto Gianni Guido
Gianni Guido viene arrestato insieme ad Angelo dopo il massacro del Circeo e proprio con Izzo tenta la fuga nel 1977, anche perché i due erano in cella insieme. L’anno dopo ottiene la riduzione della condanna a 30 anni, dopo aver firmato un documento di pentimento e un risarcimento alla famiglia di Rosaria Lopez, uccisa dai tre nel massacro.
Nel 1981 riesce a evadere, ma viene catturato in Argentina due anni dopo. Come il suo complice, non si ferma. Scappa nuovamente e viene poi arrestato a Panama nel 1994. Nonostante tutto, nel 2008 passa all’affidamento ai servizi sociali e viene scarcerato. Infine, il 25 agosto 2009 termina di scontare la pena, ottenendo la libertà dopo aver scontato 22 anni.
In carcere ha conseguito la laurea in Lingue e letterature straniere; infatti, pare che abbia poi cominciato a lavorare come traduttore. Oggi ha 65 anni e secondo alcune indiscrezioni vive ancora a Roma. Subito dopo la libertà ha continuato la collaborazione con la Caritas iniziata dal carcere, ma non si sa molto altro.
Alcune fonti sostengono che durante la latitanza abbia sposato e poi divorziato una donna dominicana, ma non è una notizia confermata.
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