Ci abitueremo a un’inflazione al 4%? La previsione pessimista dell’esperto

Violetta Silvestri

18 Settembre 2023 - 15:33

L’inflazione è destinata a salire ancora, con le banche centrali costrette sin da ora a proseguire con il rialzo dei tassi: lo ha detto Roubini, disegnando uno scenario pessimista.

Ci abitueremo a un’inflazione al 4%? La previsione pessimista dell’esperto

Pessimismo sull’inflazione globale, vista in aumento ancora per molto: questa l’ultima osservazione dell’economista Nouriel Roubini.

L’esperto è noto per le sue profezie cupe, tanto che il professore di economia e commercio internazionale alla Stern School of Business della New York University è soprannominato “Dr. Doom” (termine per indicare un destino da condanna) per le frequenti dichiarazioni ribassiste.

In una delle sue ultime affermazioni, ha messo in allarme sul recente aumento dei prezzi del petrolio che manterrà elevata l’inflazione complessiva, tanto che qualsiasi discorso su una politica monetaria più allentata è prematuro.

La Bce e la BoE si trovano ad affrontare un dilemma maggiore della Federal Reserve americana perché i prezzi in Europa stanno ancora aumentando rapidamente e la crescita sta rallentando.

Cosa ha detto Roubini e perché la sua previsione sull’inflazione è negativa, specialmente per l’Europa.

Inflazione ancora in aumento, Europa nei guai. Le parole di Roubini

Le banche centrali dell’Eurozona e del Regno Unito sono in difficoltà perché l’inflazione è troppo alta e le economie vacillano e devono continuare ad aumentare i tassi per sconfiggere i prezzi così elevati: questa la sintesi dell’analisi di Roubini.

Questo è un dilemma sia per la Bce che per la BoE. Da un lato, la contrazione dell’attività economica li porterà forse a fermarsi a questo punto. D’altro canto, se l’inflazione rimane molto più alta del target, potrebbe essere necessario un aumento molto maggiore”, ha spiegato.

Gli Stati Uniti sono in una posizione più forte, con “buone notizie” che indicano l’assenza di un “atterraggio duro” per l’economia. Tuttavia, secondo lui i mercati sbagliano ad aspettarsi tagli dei tassi all’inizio del prossimo anno. Invece, ha detto che la Fed potrebbe ancora aver bisogno di aumentare ulteriormente i tassi e che i primi tagli avverranno “forse verso la metà dell’anno (2024)”.

Il nodo da sciogliere per tutte le potenze, ma che diventa sempre più complesso, è quindi l’inflazione.

L’inflazione complessiva sta aumentando, i prezzi del petrolio stanno crescendo, c’è la possibilità che ci sarà un altro aumento dei tassi anche negli Usa. Nel Regno Unito, i recenti segnali accomodanti provenienti dalla BoE rappresentano un “problema”. Senza ulteriori aumenti dei tassi, “potrebbe verificarsi un disancoraggio dell’inflazione e una vera e propria stagflazione”, ha avvertito l’economista.

La BoE ha cambiato la sua guidance poiché l’economia ha iniziato a rallentare. La produzione è scesa a luglio e la disoccupazione è in aumento. I politici del Regno Unito parlano di tassi elevati più a lungo, invece di imporre ulteriori aumenti per domare i prezzi.

Roubini non nasconde che continuare ad aumentare il costo del denaro abbia conseguenze negative. Prime tra tutte l’instabilità finanziaria, la cui minaccia è sempre presente.

Tuttavia, i cambiamenti strutturali nell’economia globale – dall’invecchiamento demografico alla geopolitica della catena di approvvigionamento – manterranno l’inflazione elevata, ha aggiunto. Di conseguenza, nel tempo, le banche centrali dovranno aumentare il loro obiettivo di inflazione dal 2% al 3% o 4%.

“Sia dal lato dell’offerta che da quello della domanda, ci sono fattori che implicano che il 2% è a questo punto una missione impossibile. E nel corso del tempo la nuova normalità potrebbe attestarsi tra il 3% e il 4% per le economie avanzate, ovviamente non da un giorno all’altro”: questa la profezia di Roubini. Tradotto, significa che dovremmo abituarci a prezzi più elevati.

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