Se inizia con un atteggiamento politically correct, alla fine Claudio Amendola cede e ammette: «Il lavoro è fatica…oggi i giovani non vogliono proprio fare i lavori che facevamo noi»
Claudio Amendola si apre al mondo della ristorazione e come ristoratore non perde tempo ad accusare i giovani di non avere voglia di lavorare, anzi di faticare. La storia sembra essere sempre la stessa: “il lavoro è fatica e i giovani non vogliono più fare i lavori che facevamo noi”. Simili dichiarazioni, come accadde per il caso Alessandro Borghese, appaiono come un distacco non solo generazionale ma anche della realtà lavorativa del settore stesso.
Claudio Amendola ha mosso tale accusa in un’intervista rilasciata sul mensile Gambero Rosso nella quale annunciava l’apertura del suo nuovo ristorante nel centro di Roma. Durante l’intervista, tra una domanda e l’altra, è emersa la difficoltà di trovare personale “qualificato e serio”. Secondo l’attore, riconvertito a ristoratore, quello della cucina sta diventando “un mestiere che non vogliono (n.d.r si rivolge solo ai giovani) più fare”.
Alla luce di tutti gli scandali, le indagini e le inchieste anche contro personaggi noti - come il caso della ministra del Turismo Daniela Santachè - questa visione dei giovani svogliati suona ormai esausta (come l’olio troppo usato di una friggitrice), ma soprattutto facile bersaglio per chi ha esperienze negative nel settore della ristorazione. Amendola però fa un ulteriore passo per mettersi in una posizione rischiosa, ovvero definire i giovani come interessanti solo ai lavori moderni, “quelli da tastiera” o ancora solo interessati a guadagnare senza lavorare.
Amendola sui giovani che non vogliono lavorare (ancora): l’intervista a Gambero Rosso
L’intervista a Gambero Rosso potrebbe essere definita un flop per il neo ristoratore da un punto di vista social, tanti sono i commenti che lo criticano dopo il suo rilascio. Claudio Amendola, attaccando la presunta svogliatezza dei giovani, pesta i piedi anche a molti altri lavoratori e lavoratrici del settore della ristorazione che si trovano in difficoltà per la cattiva gestione che questo settore presenta su tutti i livelli. Infine non manca di citare i cosiddetti lavori di altri tempi. “Vedo una concezione del lavoro diversa da un tempo: la fatica fa paura”, ha detto.
Sono in molti a criticargli la sua posizione. Figlio d’arte, Claudio Amendola ha iniziato a 19 anni a lavorare come attore in un mondo che già lo conosceva. Ha raccontato di aver iniziato a lavorare appena finita la terza media come commesso e manovale, ma nulla cancella la diversa estrazione sociale dell’attore e chi entra nel suo ristorante per apprendere un mestiere.
Talento e umiltà: le doti che non tutti i giovani avrebbero secondo Amendola
Addentrandosi nell’intervista di Claudio Amendola è possibile trovare altri luoghi comuni contro i giovani, in particolare contro “questa generazione”, additata di lamentarsi di turni massacranti e stipendi non adeguati. In risposta Amendola ha detto che, anche se “i turni qui sono quelli dovuti, e onestamente non mi sembrano impossibili, solo che se stai in un ristorante che funziona, in quelle ore lì il lavoro è duro, è sudore e fatica”.
L’atteggiamento di chi entra a lavorare non è umile, prosegue l’attore. Alla fine, tra un’infantilizzazione dei giovani lavoratori e un commento classista, Amendola dichiara di aver preso molto sul serio il suo ruolo di oste e di dirigente di una squadra e per questo si sta impegnando a tirare fuori il massimo da tutti.
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