Come si procede per la denuncia del lavoro nero? Tutto quello che c’è da sapere.
Lavoro nero è sinonimo di illegalità, per questo dinanzi a situazioni di irregolarità è possibile denunciare. Cosa fare esattamente per presentare la denuncia di una situazione lavorativa non in regola? A chi rivolgersi e quali sono le prove da possedere necessariamente?
Rispondere a queste domande è fondamentale per denunciare il lavoro nero senza errori. Occorre sapere, a tal proposito, che nel 2024 il legislatore ha inasprito le sanzioni per il datore di lavoro in illegalità.
D’altronde, lottare contro questa vera e propria piaga è una priorità italiana. Secondo l’ISTAT il lavoro sommerso ha coinvolto oltre 3,2 milioni di persone, con un’incidenza particolarmente elevata nei settori agricolo, edilizio, della ristorazione e del lavoro domestico.
L’evasione contributiva generata dal lavoro irregolare è stimata in circa 11 miliardi di euro annui (dati INPS), con un impatto diretto sulla sostenibilità del sistema previdenziale.
Denunciare il lavoro nero, quindi, significa garantire i propri diritti lavorativi e contribuire alla battaglia contro l’evasione fiscale e contributiva. Ecco come fare una denuncia.
Cos’è il lavoro nero? Quando ricorre
Interrogarsi su come fare a denunciare il lavoro nero, detto anche lavoro ’sommerso’ o ’irregolare’, è molto importante perché spinge a contrastare la pratica illegale - da parte di non pochi imprenditori - di impiegare lavoratori dipendenti senza averne anteriormente comunicato l’assunzione al Centro per l’Impiego e agli enti previdenziali, con conseguenze a livello retributivo, contributivo e fiscale. Di fatto lo Stato resterà all’oscuro dell’attivazione del rapporto di lavoro.
Chiaramente chi lavora in nero non sarà tutelato sotto numerosi punti di vista e sarà dunque svantaggiato in partenza e per tutta la durata del rapporto di lavoro non regolare, rispetto a un dipendente regolarmente assunto.
In questi casi infatti, non sarà possibile contare sul versamento dei contributi e su quella serie di tutele tipiche del lavoro subordinato e di cui si trova traccia nei testi dei Ccnl di categoria.
Pensiamo ovviamente a istituti come quello delle ferie, dei permessi, della tutela in caso di malattia, del TFR, della tredicesima e non solo. Inoltre chi assume un lavoratore in nero, lo fa anche per non pagare le tasse dovute, dando luogo a un’evasione fiscale che va contrastata. E il lavoratore in nero potrà in futuro contare su una pensione più bassa proprio per il mancato versamento dei contributi.
Pertanto è giusto affermare che il lavoro in nero consiste in una forma di arricchimento fraudolento che danneggia non soltanto l’individuo, ma la collettività intera e dunque lo Stato. Di fatto favorisce l’esclusione e la precarietà del lavoro, come anche l’evasione fiscale. Inoltre, incentiva l’immigrazione irregolare e favorisce licenziamenti senza il rispetto delle regole di cui alla legge.
Denuncia del lavoro in nero, quando e come fare?
Prima di attivarsi con una denuncia, il lavoratore deve capire se vi sono effettivi elementi di irregolarità nel suo rapporto di lavoro.
In generale, il lavoro in nero si verifica quando un lavoratore è impiegato senza un contratto regolare e senza il versamento dei contributi previdenziali e assistenziali. In sintesi, ecco le principali caratteristiche di un rapporto di lavoro cosiddetto “sommerso”:
- nessuna firma di documenti all’inizio del rapporto;
- assenza di buste paga mensili e di Certificazione Unica annuale per il lavoratore;
- nessun versamento di contributi;
- pagamento in contanti;
- irregolarità negli orari di lavoro;
- pagamenti spesso inferiori ai minimi contrattuali
Se si verificano queste condizioni, sarà certamente possibile, anzi auspicabile, servirsi di una delle tre possibili modalità di denuncia che ora vedremo.
Con la precisazione che, in verità, sarebbe più opportuno parlare di ’segnalazione’ alle autorità e non di denuncia, perché non si tratta in questo caso di una effettiva denuncia penale. Tuttavia nel linguaggio comune si usa parlare proprio di denuncia.
Denuncia presso la Guardia di Finanza
Dopo queste opportune premesse vediamo quali contromosse è possibile adottare per tutelarsi e sperare di addivenire alla regolarizzazione del rapporto di lavoro. Vero è che non di rado situazioni di questo tipo non sono denunciate, per il timore di ripercussioni negative, e di non riuscire più a trovare un lavoro differente.
Innanzitutto, proprio perché con il lavoro in nero si determina una situazione di evasione fiscale, il lavoratore può tutelarsi rivolgendosi alla Guardia di Finanza in queste modalità:
- Telefonando al 117 (numero gratuito attivo h24)
- Recandoti di persona presso un comando della Guardia di Finanza
- Online sul sito della GdF
Alla Guardia di Finanza dovrà esser dato il maggior numero di elementi per fare luce sulla situazione e fare un’efficace ispezione, ma attenzione perché non sarà comunque rivelata all’azienda l’identità di chi ha effettuato la denuncia. E questo per evitare possibili ripercussioni.
In altre parole, il datore di lavoro non avrà comunque diritto di accesso agli atti amministrativi, per venire a conoscenza di chi è stato a inviare la segnalazione, né potrà scoprire in merito a cosa detta segnalazione sia stata fatta.
Denuncia presso l’Ispettorato del lavoro
Si può segnalare il lavoro in nero direttamente all’Ispettorato del Lavoro, che effettuerà controlli sull’azienda o sul datore di lavoro. Puoi farlo:
- online: tramite il sito ufficiale dell’INL;
- di persona: recandoti alla sede territoriale più vicina;
- via email o PEC: contattando la sede competente
Attenzione però: non si possono fare richieste anonime, conseguentemente il lavoratore è tenuto a identificarsi. Tuttavia anche in questo caso, ciò non vuol dire che non sia poi assicurata la segretezza dei dati comunicati. E questo perché, all’interno del verbale di primo accesso ispettivo e nei documenti che seguiranno, non sarà inserita l’identità del dipendente che ha fatto la denuncia. Ciò permetterà di evitare ritorsioni da parte del datore di lavoro.
Ovviamente occorrerà accompagnare la denuncia da opportuni elementi a sostegno delle proprie richieste. Per questo sarà opportuno munirsi di prove documentali, ovvero ricevute di pagamento ma anche annotazioni di orari di lavoro e dettagli in merito alle mansioni effettuate. Anche le dichiarazioni orali di eventuali testimoni saranno utili al buon esito della procedura, ovvero tutto ciò che possa dimostrare non soltanto l’esistenza di un rapporto di lavoro, ma la sua irregolarità.
Denuncia tramite vertenza sindacale
Inoltre, c’è una terza strada che si può percorrere per reagire a un caso di lavoro nero. Una persona, che sta svolgendo le proprie mansioni senza un regolare contratto, può infatti fare riferimento al proprio sindacato di categoria, per segnalare la situazione con vertenza e porvi rimedio.
L’iter prevede una sorta di tentativo di riavvicinamento delle parti, ovvero un tentativo di conciliazione tra lavoratore e datore di lavoro, coinvolgendo anche altri enti, come ad esempio l’Inps, l’Inail e l’Ispettorato del Lavoro.
Nel caso in cui non si riesca a trovare un accordo che permetta di superare la situazione di irregolarità, il lavoratore avrà una ulteriore carta da giocarsi.
Egli infatti potrà decidere di procedere rivolgendosi al tribunale e facendo una causa al proprio datore di lavoro. Competente sarà il cosiddetto giudice del lavoro e di riferimento sarà un avvocato competente in materia.
Lavoro nero e sanzioni
Le sanzioni per il lavoro nero colpiscono principalmente il datore di lavoro, ma possono coinvolgere anche il lavoratore in alcuni casi.
Come spiegato nel nostro articolo specifico, il datore di lavoro che assume personale senza regolare contratto è soggetto a sanzioni amministrative significative, note come “maxi-sanzioni”, ma può incorrere in responsabilità penali in specifici casi.
Anche il lavoratore può essere sanzionato se:
- percepisce il Reddito di Cittadinanza o altri sussidi mentre lavora in nero (può perdere il beneficio e dover restituire le somme ricevute);
- non denuncia il lavoro nero volontariamente, diventando quindi complice dell’evasione fiscale (raro, ma possibile)
Tuttavia, in molti casi il lavoratore non viene multato, anzi, ha diritto a richiedere la regolarizzazione e i contributi non versati.
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