Le concessioni balneari si dirigono verso la liberalizzazione? Tutti i problemi degli stabilimenti nelle spiagge italiane. L’inchiesta di Money.it sulla situazione ad oggi e le possibili soluzioni.
Cabine e ombrelloni prenotati, il meteo migliora mentre nei lidi si completano gli ultimi consueti interventi di manutenzione invernale. Si va verso la stagione balneare ma per molti gestori degli stabilimenti e un avvio incerto.
Il tentativo del governo di prorogare le concessioni demaniali a fine 2024 ha incontrato l’opposizione del Consiglio di Stato, la contrarietà del presidente Mattarella e aggravato il contenzioso con l’Europa contribuendo a ritardare l’approvazione della terza rata da diciannove miliardi del Pnrr.
L’ultima decisione della Corte di giustizia europea, chiamata a pronunciarsi per l’ennesimo contenzioso sulle concessioni balneari - il ricorso dell’Autorità italiana per la concorrenza contro le proroghe concesse senza appalto pubblico a Ginosa, un piccolo comune della costa tarantina - ha messo una pietra tombale sull’obbligatorietà delle gare e sulla scadenza alla fine dell’anno degli attuali affidamenti demaniali.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un recente colloquio con il commissario europeo Thierry Breton, ha garantito che le autorità italiane assicureranno molto rapidamente l’applicazione della legislazione europea. In caso contrario l’Italia - probabilmente nel giro di due mesi - sarà deferita alla Corte di giustizia europea e andrà incontro a una multa. Un’incombenza che stringe all’angolo il governo Meloni a ridosso della stagione balneare.
La maggioranza di centrodestra, tradizionalmente il referente politico dei balneari, è contraria alla liberalizzazione delle concessioni demaniali con le regole imposte dall’UE che apre le gare a investitori esteri, perché considera tali condizioni penalizzanti per le imprese e le famiglie che operano nel settore.
Tuttavia, la resistenza incondizionata delle autorità italiane alle pressioni di Bruxelles che va avanti dal 2010 ha ottenuto il solo risultato di alimentare i conflitti e portare l’Italia allo scontro frontale con l’Unione nel periodo degli investimenti per l’avvio delle attività estive e a pochi mesi dalla scadenza delle concessioni di fine anno, lasciando nell’incertezza gli imprenditori del settore.
Il disegno di legge Draghi sulla concorrenza, reso nullo dalla proroga delle concessioni demaniali contenuta nel decreto Milleproroghe, prevedeva tutele per gli attuali concessionari delle spiagge che avrebbero avuto tempo e modo di organizzare le gare d’appalto in modo trasparente e concorrenziale.
Contemporaneamente il settore avrebbe ottenuto le riforme attese da decenni, l’adeguamento dei canoni al mercato e regole chiare sull’utilizzo degli spazi demaniali a tutela della cittadinanza, soprattutto nelle località ad alta densità di attività balneari.
Oggi siamo vicini a una svolta per la liberalizzazione delle spiagge, attesa da decenni, di cui non si conoscono ancora i contorni, e sarà il governo di centrodestra a trovare una soluzione di compromesso con l’UE che metterà la parola fine ai privilegi di uno degli ultimi gruppi d’interesse che ancora opera, di fatto, in regime di monopolio.
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