Concorsi pubblici con l’intelligenza artificiale: serve chiarezza

Simone Micocci

04/05/2021

Concorsi pubblici: via all’innovazione grazie all’intelligenza artificiale. Ma siamo sicuri che si tratti di un miglioramento? I rischi non mancano.

Concorsi pubblici con l’intelligenza artificiale: serve chiarezza

La riforma Brunetta modifica i concorsi pubblici a tal punto che d’ora in avanti avrà un ruolo sempre più importante l’intelligenza artificiale. Innovazione non sempre è sinonimo di miglioramento, ma il nuovo Ministro della Funzione pubblica spera che questa volta sia così. Grazie all’innovazione e alla digitalizzazione, infatti, si spera di semplificare i concorsi pubblici velocizzando le assunzioni.

Ma cosa significa che nei concorsi pubblici arriva l’intelligenza artificiale? Semplicemente si sta cercando un modo per automatizzare le varie fasi del concorso, dalla preselezione alla correzione delle prove, fino alla formazione delle graduatorie. In questo modo - si spera - per concludere un concorso pubblico non saranno necessari più di 100 giorni: un notevole cambio di passo rispetto al passato, quando per completare tutte le fasi di una selezione ci voleva anche un anno.

La digitalizzazione ci porterà al pari di altri Paesi, dove i concorsi pubblici sono molto più veloci rispetto ai nostri. Ma ci espone anche ad una serie di problematiche.

Concorsi pubblici: arriva l’intelligenza artificiale nella Pubblica Amministrazione

Il primo concorso pubblico a sperimentare la digitalizzazione voluta da Brunetta è quello per 2.800 tecnici per il Sud. Ogni fase di questa selezione è stata affidata all’intelligenza artificiale, a partire dalla preselezione che - anche causa pandemia - non consisterà in un test scritto ma in una valutazione dei titoli in possesso dei candidati. Chi vanta un punteggio migliore - calcolato in maniera automatica - sarà ammesso alle fasi successive.

Anche le prove scritte saranno completamente computer based; il passaggio al digitale permetterà di velocizzare la fase di correzione, in quanto questa sarà completamente automatica.

Lo stesso vale per la graduatoria finale e per l’attribuzione dei vari punteggi: di ogni procedura si occuperà l’intelligenza artificiale. Ci saranno algoritmi che andranno a premiare i candidati più meritevoli, limitando quindi ogni giudizio di tipo soggettivo (a parte, ovviamente, il punteggio da attribuire ad eventuali prove orali).

Concorsi pubblici digitalizzati: ci sono molti aspetti poco chiari

Va detto, però, che sul come sta avvenendo questa innovazione digitale ci sono ancora molti nodi da sciogliere. Ad esempio, non è ancora chiaro il funzionamento dell’algoritmo che si sta utilizzando per il concorso per i 2.800 tecnici per il Sud Italia. Neppure il Parlamento lo sa, né tantomeno è a conoscenza dei margini di errore che questo può avere.

Informazioni non di poco conto, considerando che sarà questo a decidere del futuro dei candidati. Dubbi che bisognerà chiarire al più presto, anche perché lo scorso 1° aprile è stata depositata un’interrogazione parlamentare in cui si chiede a Brunetta di spiegare “in cosa consiste esattamente il ricorso all’intelligenza artificiale nei concorsi pubblici e su quali tutele verranno garantite ai candidati attraverso una combinazione tra software applicativi e competenze umane”.

Anche perché, come spiegato da Altalex.com, negli altri Paesi l’utilizzo di algoritmi non ha sempre funzionato come si sperava. Negli USA, ad esempio, è stato rilevato che gli algoritmi producevano decisioni discriminatorie, a causa di alcuni dei dati input che formavano l’algoritmo. Anche Amazon in passato ha utilizzato un algoritmo per scegliere i candidati da assumere: esperienza poco fortunata in quanto questo andava a penalizzare le donne per alcuni ruoli, provocando discriminazioni di genere. In Gran Bretagna, invece, lo scorso anno ha suscitato non poche polemiche - tanto da portare alle dimissioni del Ministro dell’Istruzione - l’utilizzo di un algoritmo in sostituzione degli esami pubblici (che causa pandemia non si sono potuti svolgere).

Insomma, l’algoritmo non è infallibile. E bisogna partire da questo principio per pensare al metodo migliore per far sì che effettivamente l’intelligenza artificiale nei concorsi pubblici rappresenti un miglioramento, senza penalizzare - e, soprattutto, discriminare - nessuno.

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