Il Ministro Brunetta preme l’acceleratore sui concorsi pubblici, ma a che prezzo? La valutazione dei titoli rischia di danneggiare i più giovani. Spieghiamo il perché.
La riforma dei concorsi pubblici voluta da Brunetta è finita in un vortice di critiche perché potrebbe concretamente danneggiare i candidati più giovani: infatti, per velocizzare le assunzioni, prevede la possibilità di eliminare la prova preselettiva (che consiste in un quiz a risposta multipla) in favore della valutazione dei titoli e delle esperienze pregresse.
Qual è il problema? Questo criterio di selezione va a discapito nei neolaureati e degli under 30, i quali non hanno avuto il tempo necessario per maturare esperienze di lavoro significative, conseguire titoli, master e dottorati di ricerca.
Inoltre la riforma prevede che le nuove modalità di reclutamento si possano attuare anche alle procedure già in corso, indicazione recepita dal maxi-concorso per profili tecnici al Sud, che prevede “la selezione in base ai titoli e all’esperienza maturata.”
A pagarne le spese - ancora una volta - ragazzi e ragazze ambiziosi ai quali vengono spezzate le ali in partenza.
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Preselettiva sostituita dalla valutazione dei titoli
All’origine della polemica quanto contenuto all’articolo 10 del decreto legge Draghi n. 44 del 1° aprile 2021: qui è stabilito che, nell’ottica di favorire le assunzioni nella PA, la prova preselettiva può essere sostituita dalla valutazione dei titoli “legalmente riconosciuti ai fini dell’ammissione alle successive fasi concorsuali”. Dunque chi non possiede i titoli predetti - che possono essere laurea, master, dottorato e così via - non avrebbe modo di partecipare o proseguire nella selezione.
Indicazione recepita dal concorsone per profili tecnici al Sud (2.800 assunzioni in totale) dove il criterio indicato prevede la valutazione dei titoli e dell’esperienza maturata e una sola prova scritta.
Ciò scoraggia i concorsisti più giovani che, a conti fatti, non possono competere con chi ha alle spalle anni di consolidata esperienza lavorativa nelle medesime mansioni.
Perché la riforma danneggia i giovani?
A questo punto è facile intuire come mai tanti giovani si stiano mobilitando contro la riforma Brunetta. La modalità fast track danneggia ragazzi e ragazze tra i 25 e 30 anni senza precedenti esperienze o titoli acquisiti.
Di fatto la riforma dei concorsi pubblici agevola gli adulti ovvero coloro che hanno anagraficamente avuto più tempo per conseguire titoli (ad esempio gli avvocati), master di primo e secondo livello e dottorati di ricerca.
Tuttavia non è detto che un quarantenne sia più preparato di un giovane di 26-28 anni, fresco di laurea e con maggiori competenze tecnologiche e linguistiche.
Inoltre è chiaro che - soprattutto in un momento di crisi occupazione come questo - per gli under 30 è ancora più difficile trovare lavoro e, quindi, maturare esperienze valutabili in sede di concorso.
La riforma Brunetta è incostituzionale?
Da ciò nascono i primi dubbi di incostituzionalità della riforma. Ad essere violati potrebbero essere due articoli della Costituzione:
- l’articolo 4 “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”
- l’articolo 51 “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza”
Che fine hanno fatto il diritto al lavoro e all’uguaglianza nell’assunzione ai pubblici uffici?
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