Cosa deve fare l’Europa per salvarsi dalla crisi, secondo il FMI

Violetta Silvestri

22/02/2021

Il Fondo Monetario Internazionale mette in guardia l’Europa: la ripresa rischia di essere disomogenea e danneggiare il continente. Anche l’Italia ancora a rischio.

Cosa deve fare l’Europa per salvarsi dalla crisi, secondo il FMI

L’Europa rischia ancora di rimanere bloccata dalla crisi pandemica, senza un vero rilancio del continente. Per quale motivo?

È probabile che il Covid amplifichi i divari di ricchezza tra i 27 Paesi, a meno che i responsabili politici non contribuiscano a porre fine alla crisi sanitaria a livello globale, sostengano le economie fino alla fine della pandemia e investano nel rendere le economie più verdi: questa la visione - e il monito- del Fondo Monetario Internazionale.

In un discorso al Parlamento europeo, l’amministratore delegato dell’FMI Kristalina Georgieva ha dato indicazioni su cosa è urgente fare e quali rischi grossi sta correndo il continente.

Qual è la grave minaccia alla crescita dell’Europa?

FMI: la ripresa in Europa sarà irregolare, cosa fare?

Il Fondo Monetario Internazionale ha riconosciuto ai Governi dell’UE il merito di aver investito più di 3 trilioni di euro in sostegno fiscale per le imprese e le famiglie, compresi i programmi di mantenimento del lavoro che hanno aiutato più di 54 milioni di lavoratori.

Tuttavia, ci sono ancora ombre sul cammino della ripresa, come affermato da Georgieva:

“Ma il percorso verso la ripresa è ... irregolare ... a causa della differenza nelle posizioni di partenza, nella struttura economica e nella capacità di risposta, causando la crescita delle disuguaglianze sia all’interno che all’interno dei Paesi”

Nell’UE, ad esempio, gli Stati destinazioni turistiche tradizionali, come Spagna, Grecia e Italia, si sono contratti di oltre il 9% nel 2020 rispetto a un calo del PIL medio del 6,4% in tutto il blocco. E questo non è un segnale buono secondo il FMI. Queste nazioni partono svantaggiate nella ripresa.

Secondo le previsioni dell’organizzazione, entro la fine del 2022, il reddito pro capite per l’Europa centrale e orientale sarebbe del 3,8% inferiore alle proiezioni pre-crisi, rispetto a un deficit di appena l’1,3% per le economie avanzate dell’UE.

Gli economisti hanno avvertito che tale divergenza renderebbe più difficile la gestione economica dell’UE, compresa la politica monetaria della BCE, e aumenterebbe il rischio di una crisi di lungo periodo.

“Il ritiro graduale [delle politiche di sostegno] deve seguire, non precedere, un’uscita durevole dalla crisi sanitaria...”

Non solo, la Georgieva punta molto sul Recovery Fund. il coordinamento degli investimenti verdi e digitali attraverso il fondo per la ripresa è stata l’azione più importante a lungo termine.

L’Europa, quindi, potrà salvarsi e in modo meno disomogeneo con gli obiettivi del Next Generation EU:

“La nostra analisi mostra che il [Recovery Fund] potrebbe aumentare il PIL globale per un periodo di 15 anni di circa lo 0,7 per cento ogni anno, creando milioni di nuovi posti di lavoro”, secondo il FMI.

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