Cosa fare se il datore di lavoro non paga il rimborso del 730

Claudio Garau

23 Maggio 2022 - 12:35

Il rimborso 730 costituisce un diritto del lavoratore-contribuente, tanto che il datore di lavoro è tenuto ad anticiparlo. Il meccanismo e il caso dell’incapienza.

Cosa fare se il datore di lavoro non paga il rimborso del 730

Come di consueto, con l’arrivo della stagione della dichiarazione dei redditi, argomenti come il modello 730 e gli obblighi del contribuente tornano alla ribalta. Ricordiamo subito che la precompilata è pronta da oggi lunedì 23 maggio: si tratta dei modelli predisposti dall’Agenzia delle Entrate la quale - sulla scorta delle informazioni in suo possesso - ha già inserito ben più di un miliardo di dati.

Qui di seguito intendiamo affrontare una questione pratica che interesserà moltissimi contribuenti: ci riferiamo al caso di chi - recatosi in un centro di assistenza fiscale per presentare la dichiarazione dei redditi annuale - ha scoperto di avere un credito nei confronti del Fisco, ovvero un diritto al rimborso 730. Non dobbiamo dimenticare infatti che la dichiarazione dei redditi che ciascun contribuente deve effettuare, permette di controllare se le somme versate nel corso dell’anno fiscale a titolo di imposta sul reddito bastano al pieno adempimento degli obblighi - oppure ci sono degli ulteriori debiti verso il Fisco da saldare.

Ma il punto è: come poter recuperare l’eventuale credito fiscale emerso? Ovvero, come ottenere il cd. rimborso 730? La domanda ha ragion d’essere perché in non poche circostanze, emerge che il contribuente ha versato troppe tasse oppure deve recuperare delle spese detraibili. Come fare dunque ad ottenere il rimborso? Scopriamolo nel corso di questo articolo.

Mancato pagamento del rimborso 730: il contesto di riferimento

Prima di rispondere alla domanda cui abbiamo appena fatto riferimento in apertura, ci appare opportuno fare qualche considerazione in merito proprio al 730 e al relativo rimborso. Di che si tratta in concreto? Ebbene, come non pochi già sapranno, il modello 730 consiste nel documento che il contribuente deve usare annualmente al fine della presentazione della dichiarazione dei redditi. Tenuti all’obbligo sono i lavoratori subordinati e tutti coloro che incassano redditi assimilati al reddito da lavoro dipendente. Come noto, la dichiarazione dei redditi modello 730 può essere presentata dal contribuente in via diretta, in modalità telematica, per il tramite del cosiddetto 730 precompilato, oppure sfruttando i servizi ad hoc di un Caf o un commercialista.

Per compiere questo iter così rilevante sul fronte fiscale, e dunque onde effettuare la dichiarazione dei redditi, il lavoratore dovrà presentare la certificazione unica (Cu) - o le certificazioni uniche se ci sono stati differenti rapporti di lavoro o di collaborazione. Si tratta dei documenti consegnati dal sostituto di imposta, i quali recano le informazioni rilevanti in merito alle somme trattenute nel corso del periodo di imposta - a titolo di tassazione sugli stipendi. Non solo. Il contribuente dovrà altresì presentare i giustificativi delle spese effettuate nell’ambito del periodo d’imposta: queste potranno essere portate in detrazione.

Il meccanismo della dichiarazione prevede poi che l’intermediario compia il calcolo dell’imposta dovuta nel periodo di imposta e delle somme già pagate al Fisco. Per questa via, tenendo anche conto delle spese da portare in detrazione, sarà possibile controllare se il contribuente ha dei debiti o dei crediti nei confronti del Fisco che devono essere saldati.

Quando spetta il rimborso 730?

Abbiamo appena visto in estrema sintesi perché è così importante presentare annualmente la dichiarazione dei redditi, ma a questo punto la domanda seguente sorge spontanea: in che cosa consiste il rimborso 730? Ebbene, quest’ultimo altro non è che il passo successivo alle operazioni relative alla presentazione della dichiarazione dei redditi. Queste infatti possono condurre a due distinti esiti:

  • la dichiarazione dei redditi potrebbe evidenziare la sussistenza di un credito a favore del contribuente verso l’ufficio delle imposte;
  • quanto trattenuto in busta paga e pagato dal sostituto d’imposta al Fisco non basta a ’esaurire’ l’obbligo legato al versamento delle imposte dovute nell’anno fiscale. Con la conseguenza che il lavoratore deve aggiungere una integrazione.

Nel primo caso, il lavoratore-contribuente ha diritto al cd. rimborso 730 da parte del datore di lavoro. Proprio questo è il caso che qui interessa: si tratta della somma di denaro spettante, giacché versata in eccesso rispetto alla reale entità degli obblighi fiscali in gioco. Insomma, ben si comprende l’utilità, oltre che l’obbligatorietà, della compilazione della dichiarazione dei redditi: sostanzialmente, con essa il contribuente può sapere se deve recuperare dei soldi dall’Agenzia delle Entrate (attraverso il datore di lavoro).

Rimborso 730: l’anticipo da parte del datore di lavoro

Per quanto riguarda il rimborso 730, il contribuente deve sapere che può conseguirlo in via diretta dal datore di lavoro (sostituto d’imposta) in busta paga - a partire dal mese di luglio. Più nel dettaglio, le norme vigenti ci indicano che per i lavoratori subordinati è il datore di lavoro a dover rispettare l’obbligo di rimborso nella prima retribuzione utile + vale a dire con la busta paga di competenza del mese posteriore a quello di ricezione del 730. Pertanto, i rimborsi possono giungere da luglio a novembre, in base alla data di presentazione del modello 730.

Il lavoratore non deve poi dimenticare che il rimborso 730 deve essere versato dall’azienda, anzi più precisamente va ’anticipato’ da parte del datore di lavoro. Il meccanismo è in sintesi il seguente:

  • il datore paga di tasca propria i rimborsi 730 cui hanno diritto i dipendenti;
  • tuttavia potrà recuperare le somme anticipate in un momento posteriore, ovvero nell’ambito della liquidazione del cd. modello F24 - riferito al mese successivo a quello nel quale ha disposto il rimborso Irpef in questione.

In buona sostanza, il datore di lavoro avrà comunque modo di recuperare quanto rimborsato, dalle ritenute fiscali dovute per tutti i lavoratori in organico. Se il lavoratore dipendente ha presentato il modello 730, il datore di lavoro non può esimersi dall’anticipo di quanto dovuto al dipendente - tranne il caso dell’incapienza, che ora vedremo.

Rimborso 730: il caso dell’incapienza del datore di lavoro

Come detto in apertura, il punto è però capire cosa fare e come comportarsi se il datore di lavoro non paga il rimborso Irpef spettante. In particolare, il caso concreto potrebbe essere quello dell’incapienza del datore di lavoro - ovvero potrebbe verificarsi che l’entità dei rimborsi da assegnare sia maggiore rispetto alle ritenute in gioco.

Ebbene, in questi casi l’azienda può versare un rimborso di importo più basso, attribuendo il rimanente nei mesi posteriori. Attenzione però: laddove i rimborsi Irpef siano distinti in quanto previsti per più dipendenti ’a credito’, la conseguenza è che l’azienda dovrà effettuare l’anticipo del rimborso 730, in percentuale identica per tutti i lavoratori.

Il meccanismo è piuttosto chiaro: il datore di lavoro non può opporsi all’anticipo del rimborso 730 a favore dei propri dipendenti. La sola eccezione è costituita dalla suddetta ipotesi dell’incapienza, che si manifesta laddove alla fine dell’anno il datore di lavoro non sia riuscito a compiere tutti i rimborsi dovuti. Come accennato, si tratta della situazione nella quale la somma integrale a credito (rimborso) sia maggiore della somma delle ritenute complessivamente dovute dall’azienda. Questo è un aspetto molto importante, di cui un’azienda deve tener sempre conto.

Rimborso 730 e mancato pagamento integrale da parte dell’azienda: cosa fare?

Proprio a seguito della summenzionata incapienza, alla fine dell’anno i lavoratori potrebbero trovarsi innanzi a importi non rimborsati. Essi dovranno comparire nella CU (certificazione unica) di fine anno, mentre il lavoratore potrà scegliere tra una delle seguenti alternative:

  • domandare il rimborso direttamente al Fisco, effettuando richiesta ad hoc presso gli uffici locali competenti. Preferibile che in allegato alla domanda vi sia una dichiarazione dell’azienda che indica lo stato di incapienza e l’importo da versare;
  • attendere la dichiarazione dei redditi dell’anno posteriore, con cui chiedere anche il rimborso non ancora compiuto.

Laddove il datore volutamente non adempia ai propri obblighi - non pagando il dovuto a titolo di rimborso 730 - il lavoratore farà bene a chiedere tutela e assistenza a figure esperte in materia fiscale, facendo riferimento ad un avvocato specializzato in materia o agli uffici territoriali dell’Ispettorato del Lavoro. Ciò comunque vale tenuto ben presente il caso suddetto dell’incapienza Irpef, ovvero quando l’Irpef da trattenere nel mese non sia sufficiente a coprire il credito dovuto al dipendente - con il residuo che è corrisposto nei mesi successivi.

Concludendo, rimarchiamo che il termine finale per dare luogo al rimborso è il mese di dicembre. Laddove dovesse rimanere ancora del credito Irpef a favore del contribuente, esso potrà essere comunque recuperato.

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