Donald Trump si insedia alla Casa Bianca ufficialmente: cosa ne pensa il mondo? I risultati - per certi versi sorprendenti - di un sondaggio mostrano chi teme davvero il tycoon.
Donald Trump si insedia ufficialmente alla Casa Bianca il 20 gennaio: cosa pensa il mondo della sua seconda presidenza?
Un risposta interessante è arrivata dal sondaggio del think tank European Council on Foreign Relations (Consiglio europeo per le relazioni estere), secondo il quale la nuova era che viene definita “Trump 2.0” non è vista come minacciosa da tutti i Paesi del mondo. Tra gli Stati che si aspettano un periodo positivo con la politica del tycoon ci sono degli “insospettabili”: più persone in Cina e Russia, per esempio, sono ottimiste sul ritorno al potere di Trump rispetto agli alleati di lunga data in Europa e Asia.
La prospettiva di politiche estere e commerciali più imprevedibili, in particolare la minaccia di tariffe universali del 10-20%, ha alimentato preoccupazioni a livello internazionale e spaventato i mercati finanziari. Tuttavia, l’approccio transazionale di Trump e la sua politica “America First” non sono universalmente temuti.
Come ha mostrato il sondaggio condotto su 28.549 persone in 24 Paesi - e rientrante nel progetto di ricerca Europe in a Changing World dell’European Council on Foreign Relations e dell’Università di Oxford - alcune dinamiche a livello globale hanno spostato le asticelle di gradimento nei confronti di Trump. Guerra, promesse di pace, declino dell’Occidente sono tra i fattori chiave per capire cosa pensa il mondo del presidente Usa.
Cosa pensa il mondo di Trump? L’analisi e il grafico
I risultati del sondaggio sono stati chiari: molti pensano che Trump non sarà solo un bene per l’America, ma porterà la pace o ridurrà le tensioni in Ucraina, in Medio Oriente e nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina.
“In Paesi come India e Cina, Turchia e Brasile, più intervistati pensano che Trump sarà positivo per l’America, per il loro Paese e per la pace nel mondo rispetto a coloro che pensano che sarà negativo per loro”, ha affermato l’ECFR nel commentare il sondaggio.
Money.it ha elaborato i dati in un grafico:
Dal sondaggio è emerso che gli intervistati in India, Arabia Saudita e Russia sono i più ottimisti riguardo al ritorno di Trump al potere, sia in termini di positività per i cittadini statunitensi che per i loro Paesi.
Quasi il 60% degli intervistati russi ritiene che l’elezione di Trump sia stata un bene per gli statunitensi, mentre il 49% la ritiene positiva per la Russia.
Subito dopo, il 46% degli intervistati cinesi ha affermato che il ritorno di Trump sia positivo per la Cina. Una percentuale elevata se si pensa che la minaccia di Trump di imporre tariffe dal 60% al 100% sui beni importati d Pechino potrebbe sferrare un duro colpo all’economia cinese ma anche ritorcersi contro, probabilmente facendo aumentare i prezzi per i consumatori statunitensi.
Il sentimento di accoglienza nei confronti di Trump tra le nazioni originarie dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) e la convinzione che la sua presidenza possa favorire un mondo più pacifico si sono rivelati decisamente più alti che nell’UE, nel Regno Unito e in Corea del Sud, dove solo l′11% dei cittadini intervistati considerava la presidenza di Trump una cosa positiva per il proprio futuro.
Secondo il think tank:
“Quando Donald Trump tornerà alla Casa Bianca, gran parte del mondo lo accoglierà. In Europa, l’ansia è diffusa, ma le persone in molti altri Paesi si sentono rilassate o attivamente positive riguardo al secondo mandato di Trump. Gli alleati degli Stati Uniti in Europa e in Corea del Sud sono particolarmente pessimisti riguardo al presidente entrante, il che suggerisce un ulteriore indebolimento dell’Occidente geopolitico.”
In questo ultimo concetto sta la chiave per capire in parte questi risultati. Come sottolineato da Ian Bremmer, fondatore e presidente di Eurasia Group su CNBC: con l’era Trump 2.0 il presidente avrà più potere e influenza di prima, mentre l’Occidente e il G7, che comprende Regno Unito, Canada e Germania, perderanno prestigio. “Stavolta Trump ha molto più potere nei confronti degli altri Paesi, sia alleati che avversari degli Stati Uniti, quindi sono più propensi ad ascoltarlo e a prenderlo sul serio”.
In sostanza, gli storici alleati degli Usa che hanno sempre formato il fronte occidentale compatto - UE, Regno Unito, Canada - attendono con molta incertezza e con timoroso scetticismo le mosse di Trump. Il tycoon ha promesso dazi anche ai partner “amici”, ha quasi ricattato l’Europa se non acquisterà più gas dagli Usa, ha minacciato di uscire dalla Nato in un contesto cruciale per la sicurezza degli europei. Trump non ha nascosto il desiderio di non sostenere più l’Ucraina e di voler scaricare la “patata bollente” all’Europa troppo poco propensa a spendere per la difesa.
Allo stesso tempo, Trump ha lanciato l’idea di un piano di pace Russia-Ucraina che molti guardano con favore. Nell’esaltazione personalistica del suo ruolo, il presidente Usa si è imposto come l’uomo che risolverà le crisi, dinanzi a un Occidente - anche quello rappresentato dall’uscente Biden - che non ha riportato risultati vincenti.
La prospettiva, secondo l’ECFR, è di un mondo che vede la “lenta morte dell’ordine internazionale liberale”, così come la vede Trump che su scaglia contro l’UE nei suoi proclami, abbracciati da Paesi storicamente nemici. “Trump ha anche più Paesi e popolazioni schierate a sostegno del suo approccio di governo ‘il mio Paese prima di tutto’”, ha aggiunto Bremmer. Un approccio tradizionalmente criticato dall’Europa, ma affascinante per nazioni come India, Arabia Saudita, Russia per esempio.
Trump e l’Europa
Un’Europa divisa sulle grandi sfide, indebolita da una lenta ripresa economica guidata da una Germania in crisi su ogni fronte, incerta su come procedere dinanzi alla minaccia commerciale della Cina, sfiancata dal sostegno all’Ucraina in una guerra senza fine, si appresta ad accogliere con poco calore l’arrivo di Trump.
Come suggerito dal sondaggio, gli 11 Paesi dell’UE interpellati (Bulgaria, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna) sono stati i più tiepidi o pessimisti nel prevedere l’impatto sul mondo e su loro stessi con il ritorno di Trump alla presidenza Usa.
Europa e Stati Uniti restano, ovviamente, storici alleati. Ma qualcosa è cambiato da quando ha vinto Biden e gli autori del sondaggio l’hanno spiegato così:
“Nel nostro sondaggio condotto alla fine del 2022, con l’amministrazione Biden spalla a spalla con l’Europa indignata per l’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte di Putin, era ancora possibile discernere un “Occidente unito”, sebbene già chiaramente diviso dal resto in risposta a quel conflitto.
Con il ritorno di Trump, tuttavia, l’Occidente è diviso. Le divisioni non sono solo tra gli Stati Uniti e l’Europa (e altri alleati degli Stati Uniti come la Corea del Sud), ma anche all’interno dell’UE.”
Non a caso diversi Paesi dell’Europa sud-orientale tra gli 11 stati membri dell’UE nel sondaggio si distinguono per i loro atteggiamenti più accoglienti, probabilmente dovuti a una vicinanza con i metodi personalistici del tycoon e alla speranza che egli possa davvero portare la pace in Ucraina.
A questa debolezza tutta comunitaria si aggiungono altre minacce personificate da Trump e dalla sua amministrazione: i dazi sui prodotti importati dall’Europa per cambiare le dinamiche della bilancia commerciale Usa, in deficit rispetto all’Europa; il richiamo all’aumento della spesa per la difesa all’interno della Nato; l’interferenza nelle dinamiche interne dei singoli Stati grazie al dominio comunicativo, come accaduto con l’appoggio di Musk alla candidata tedesca dell’AfD, con tanto di accuse incrociate tra il miliardario e funzionari di Bruxelles.
Trump e India
Gli indiani si sono dimostrati i più entusiasti nell’accogliere la presidenza Trump.
I ministri indiani hanno dichiarato più volte di “non essere nervosa” all’idea di collaborare con Donald Trump. Il primo ministro Narendra Modi ha intrattenuto relazioni cordiali con il tycoon durante il suo primo mandato, tra il 2017 e il 2021. Dagli anni 2000, inoltre, l’impegno tra i due Paesi si è approfondito, soprattutto per quanto riguarda le reciproche visioni sull’Indo-Pacifico e le preoccupazioni condivise sul ruolo assertivo della Cina nel sistema internazionale.
Tuttavia, l’India ha dovuto anche affrontare un’aspra guerra tariffaria con l’amministrazione Trump, che ha colpito le aziende di entrambe le parti. A ottobre scorso, il presidente eletto aveva definito Modi un “grande leader”, ma aveva anche accusato l’India di applicare tariffe doganali eccessive.
Gli analisti affermano che sarà interessante vedere se la cordialità tra i leader potrà aiutare a superare le divergenze commerciali tra i due Paesi.
Il tema chiave resta comunque la pace in Ucraina. Non c’è dubbio, infatti, che nella maggior parte dei Paesi esaminati, la quota più ampia dell’opinione pubblica ritiene che Trump sia un pacificatore. Molti, soprattutto in India, Arabia Saudita, Russia, Cina, Sudafrica e negli stessi Stati Uniti, si aspettano che la sua amministrazione ponga fine ai conflitti attuali.
L’India accoglie con favore il ritorno di Trump alla Casa Bianca proprio nella prospettiva che gli Stati Uniti intervengano per porre fine alla guerra in Ucraina. Le sanzioni imposte alla Russia dopo la sua invasione dell’Ucraina nel 2022 hanno avuto un impatto sulla sua industria militare, incluso il ritardo delle consegne di equipaggiamenti all’India, che fa affidamento sulla Russia per il 36% delle sue importazioni di armi.
Il coinvolgimento degli Stati Uniti potrebbe allentare le tensioni tra Washington e Mosca e dare maggiore flessibilità all’India quando si tratta di mantenere i suoi forti legami con la Russia.
Trump e Cina
Se da una parte la Cina è vista ancora come la grande nemica degli Usa, dall’altra è evidente che il 46% dei cinesi non ha un atteggiamento così critico o bellicoso nei confronti di Trump.
Quando il tycoon è stato presidente ha imposto tariffe su oltre 300 miliardi di dollari di importazioni cinesi. Negli ultimi mesi, ha affermato che avrebbe aggiunto dazi di almeno il 10% a quelli già imposti sui beni cinesi, una mossa che danneggerebbe il dragone in un momento in cui la sua economia sta lottando per trovare una base solida.
Allo stesso tempo, il presidente eletto degli Stati Uniti ha fatto la mossa apparentemente conciliatoria di invitare il presidente cinese Xi Jinping a partecipare alla sua inaugurazione di lunedì. Xi ha mandato Han al suo posto, un gesto di buona volontà dato che la Cina era rappresentata solo dal suo ambasciatore alle due precedenti inaugurazioni presidenziali degli Stati Uniti.
Probabilmente anche i cinesi sperano in un ruolo decisivo di Trump per la fine delle guerre in corso, che in un modo o nell’altro danneggiano anche il dragone. Il tono piuttosto minaccioso del tycoon nei confronti dell’Europa, inoltre, probabilmente ha convinto i cinesi che i veri nemici sono altrove.
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