Cosa rischiano gli attivisti che imbrattano quadri famosi (e perché lo fanno)

Giorgia Bonamoneta

5 Novembre 2022 - 14:50

Gli attivisti di Ultima generazione hanno colpito ancora. Quali sono le motivazioni dietro la protesta, ma soprattutto quanto rischiano per aver sporcato il vetro del quadro di Van Gogh?

Cosa rischiano gli attivisti che imbrattano quadri famosi (e perché lo fanno)

Nell’ultimo mese le azioni degli e delle attiviste di Ultima generazione stanno facendo molto discutere. Da considerare sono i rischi e le conseguenze delle loro azioni, come quella di imbrattare quadri famosi.

Non è la prima volta che un quadro (protetto da vetro) viene colpito da cibo liquido o semi liquido, ma le azioni di disobbedienza civile non violenta stanno aumentando e destano una sempre maggiore attenzione. Il numero in aumento di episodi simili, tra il lancio di cibo contro le opere d’arte e il blocco delle autostrade, rimandano a un senso di urgenza della causa stessa.

Gli attivisti e le attiviste di Ultima generazione sanno perfettamente quali rischi corrono durante le proprie azioni di disubbidienza, ma sono disposti a correrli. Nell’ultimo episodio, quello del lancio di una zuppa di piselli contro “Il seminatore” di Vincent Van Gogh a Palazzo Bonaparte di Roma, il rischio per le 4 attiviste ventenni è il carcere. Si parla di una pena fino a 5 anni, ma la loro posizione potrebbe aggravarsi nel caso in cui, oltre al vetro, anche il quadro conservato al suo interno dovesse presentare resti di zuppa.

Reato di imbrattamento di beni culturali: cosa rischiano gli e le attiviste di Ultima generazione

Le attiviste di Ultima generazione, che hanno sporcato il vetro che ricopre il quadro di Van Gogh Il seminatore in mostra a palazzo Bonaparte a Roma, rischiano da 2 a 5 anni. Il reato è quello di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali e paesaggistici. Si tratta dell’articolo 518-duodecies del Codice penale e verrebbe applicato nel caso in cui la zuppa di piselli lanciata venisse riscontrata anche all’interno della teca di vetro.

L’articolo 518 del Codice penale prevede che chiunque distrugge, disperde, deteriora e rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili dei beni culturali o paesaggistici propri o altrui è punito con la reclusione da 2 a cinque 5 e, in aggiunta, con la multa da 2.500 a 15.000 euro.

Le quattro ragazze che hanno compiuto l’azione di disobbedienza civile, non violenta, sono in attesa del responso degli esperti sul quadro colpito. Infatti gli specialisti del Van Gogh Museum di Amsterdam sono subito intervenuti per accertare i possibili danni sulla tela.

Perché Ultima generazione lancia zuppe e blocca le autostrade?

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano si è subito scagliato contro il gesto delle attiviste contro l’opera di Van Gogh. Ha parlato di “un atto molto grave e da deprecare nel modo più fermo possibile”. Secondo Sangiuliano infatti protestare a favore dell’ambiente va bene, ma si può fare in altri modi e non danneggiando un’opera d’arte. Gli attivisti e le attivisti di Ultima generazione hanno risposto alle dichiarazioni del ministro della Cultura respingendo la definizione di attacco all’arte. Questo perché Ultima generazione si propone di compiere azioni non violente per risvegliare l’inerzia del governo italiano sul fronte climatico.

È controverso che a preoccupare maggiormente il ministro sia il vetro sporco di un quadro piuttosto che il nostro futuro sporcato dalle conseguenze del collasso eco-climatico: non sarà possibile tutelare il patrimonio culturale dal cambiamento climatico perché questo governo non sta facendo nulla per fermarlo”, hanno spiegato in un comunicato stampa.

Ultima generazione ha rivendicato ogni azione, spiegando prima, durante e dopo che l’unico modo per fermarli è quello di interrompere la riapertura delle centrali a carbone, cancellare progetti di nuove trivellazioni, incrementare l’energia solare ed eolica, creando di conseguenza nuovi posti di lavoro con l’energia rinnovabile e aiutare gli operai dell’industria fossile a trovare mansioni più sostenibili.

Gli attivisti e le attivisti di Ultima generazione non si definiscono “ambientalisti”, perché con questo termine “li si separa dalla società”, ha spiegato il climatologo Luca Mercalli a Fanpage. Il climatologo continua spiegando che i dati sono allarmanti e c’è bisogno di azioni collettive. Anche la presidente Giorgia Meloni si è detta fortemente indignata per il vetro sporcato all’interno del museo, definendo gli attivisti di Ultima generazione dei “vandali”. Eppure, come fa notare Mercalli, gli attivisti sono dei giovani preoccupati per il loro futuro, dei cittadini liberi di manifestare il proprio disagio. Dovremmo domandarci, per esempio, quante opere d’arte sono state e saranno distrutte dei cambiamenti climatici e cosa si può fare per impedirlo.

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