Cosa succede dopo la morte del leader di Hamas, Ismail Haniyeh?

Maria Paola Pizzonia

1 Agosto 2024 - 15:28

La morte del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, scuote il Medio Oriente: quali sono gli sviluppi futuri sulla scacchiera internazionale? Ecco cosa serve sapere.

Cosa succede dopo la morte del leader di Hamas, Ismail Haniyeh?

La morte di Ismail Haniyeh è avvenuta ieri, 31 luglio 2024. Il leader di Hamas è morto in un attacco aereo a Teheran, compiuto da Israele. La notizia ha, come si può ben immaginare, profondamente scosso il Medio Oriente (e non solo).

Questa svolta, che per alcuni soggetti interazionali è tragica quanto per altri non, segna un cambiamento significativo nella dinamica del conflitto israelo-palestinese e del genocidio in corso a Gaza. Scopriamo insieme cosa ha portato a questo avvenimento, ma soprattutto analizziamo gli importanti interrogativi sul futuro della leadership di Hamas e sulla stabilità della regione.

Chi è Ismail Haniyeh, leader di Hamas, e cosa ha fatto i questi anni

Ismail Haniyeh ha una storia molto interessante, che aiuta perfettamente a capire le sue scelte politiche e il suo inquadramento ideologico. Ismail è nato nel 1962 nel campo profughi di al-Shati nella Striscia di Gaza, da una famiglia di rifugiati palestinesi espulsi da Ashkelon durante la celebre guerra del 1948. Dopo una buona carriera universitaria (con una laurea in letteratura araba presso l’Università Islamica di Gaza) Haniyeh è entrato a far parte di Hamas durante la Prima Intifada, dove fu una figura di rilievo.

È stato poi incarcerato diverse volte finché non fu esiliato in Libano nel 1992. Il carcere sembra aver radicalizzato Ismail, che dopo essere tornato a Gaza ha assunto ruoli di leadership sempre più importanti nelle istituzioni della Palestina. Infatti, diventa Primo Ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese nel 2006, a seguito della regolare vittoria di Hamas nelle elezioni legislative.

Dopo alcuni scontri violenti con Fatah, Hamas prese il controllo della Striscia di Gaza. Allora Haniyeh continuò a governare la regione fino al 2014. A quel punto un accordo di riconciliazione tra Hamas e Fatah ha portato alla formazione di un governo di unità nazionale. Tuttavia, Hamas ha poi mantenuto il controllo effettivo sulla striscia Gaza. Nel 2017, Haniyeh è stato eletto capo dell’Ufficio Politico di Hamas, carica che ha ricoperto fino alla sua morte nel 2024​.

La sua vita è stata segnata da numerosi tentativi di assassinio da parte di Israele. La sua famiglia ha poi subito gravi perdite, tra cui la morte di suo figlio Hazem in un attacco aereo israeliano nel 2023 e di suo fratello in un attacco simile in passato​.

Non si può comprendere la morte di Ismail Haniyeh senza sapere cos’è Hamas

Hamas è l’acronimo di “Harakat al-Muqawama al-Islamiyya” che significa “movimento di resistenza islamica”. Ormai si parla moltissimo di Hamas, ma sappiamo davvero cos’è? L’organizzazione palestinese fu fondata nel 1987 durante la Prima Intifada (1987-1993), nella quale ci furono sollevazioni popolari palestinesi contro l’occupazione israeliana nei territori della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Fu proprio questa rivolta a segnare l’emergere di Hamas come attore principale nella resistenza palestinese.

Hamas è un movimento islamista (cioè che cerca di applicare e implementare la Sharia in ambito non solo politico, ma anche sociale ed economico) e combina attività politiche e militari. Quindi non tutte sue frange sono violente. Tuttavia la sua ala militare, le Brigate Izz ad-Din al-Qassam, è responsabile di numerosi attacchi. Ha come scopo dichiarato la creazione di uno stato islamico che comprenda tutta la Palestina storica, cioè la regione tra la Cisgiordania e la Striscia di Gaza riferita al periodo del Mandato britannico.

Hamas non è solo un’organizzazione violenta (anche se vuole dichiaratamente annientare Israele)

Hamas ha quindi una sezione violenta e armata, le Brigate Izz ad-Din al-Qassam. Questa fazione di Hamas è responsabile degli assalti agli obiettivi israeliani (inclusi attentati, rapimento di ostaggi, lanci di razzi e imboscate). Si tratta della sua ala militare, creata per perseguire gli obiettivi di Hamas attraverso la lotta armata. Considera ovviamente la resistenza armata come un mezzo legittimo per liberare la Palestina e ha come obiettivo anche la distruzione dello Stato di Israele.

Ma c’è anche un altro lato dell’organizzazione. La frangia non-armata di Hamas si occupa di attività prettamente politiche, ma anche sociali. Non dimentichiamo che Hamas partecipa alle elezioni e tramite queste governa la Striscia di Gaza. Inoltre al livello sociale gestisce una vasta rete di servizi pubblici, tra cui scuole, ospedali e organizzazioni di beneficenza. Tramite tali attività Hamas ha guadagnato il supporto popolare tra i palestinesi. Esse non sono solo frutta di bontà: sono infatti cruciali per mantenere il controllo e l’influenza nella società palestinese, in quanto distingue agli occhi del popolo il movimento come una forza politica e sociale oltre che meramente militare.

Il ruolo che che ha avuto Haniyeh nei rapporti geopolitici che Hamas sta intessendo

Come già specificato, Hamas è un’organizzazione islamista. Lo è in quanto non si tratta solo di un gruppo politico e militare, ma anche di un movimento che promuove l’Islam come base per il governo e la vita pubblica. Ha idee molto rigide, e per questo si è guadagnata tanti detrattori quanti alleati negli anni trascorsi nel panorama geopolitico mondiale: infatti è designato come organizzazione terroristica da diversi paesi, inclusi Stati Uniti, Unione Europea, Canada e Israele. Nonostante ciò, possiede alcuni alleati in Medioriente.

Ha anzitutto stretto legami con Hezbollah, un movimento sciita libanese sostenuto dall’Iran. Hezbollah fornisce supporto logistico ad Hamas, in quanto i due condividono l’opposizione a Israele. Infatti hanno coordinato attività militari in diverse occasioni.

Ma non solo. Gli Houthi, gruppo sciita di ribelli nello Yemen supportati dall’Iran, hanno espresso solidarietà con Hamas nella lotta contro Israele. Sebbene non ci siano prove concrete di una cooperazione militare diretta tra Hamas e gli Houthi, entrambi i gruppi hanno dei nodi strategici cruciali in comune, come l’inimicizia per gli Stati Uniti e il supporto dell’Iran.

Haniyeh stesso ha lavorato per rafforzare le relazioni di Hamas con questi attori regionali, facendo molto leva sull’opposizione a Israele: è lui che ha lavorato diplomaticamente per il supporto dall’Iran e ha mantenuto stretti legami con Hezbollah in Libano. Questi rapporti hanno permesso a Hamas di ottenere finanziamenti, armi e addestramento militare. Ecco come è arrivata dov’è adesso.

Le idee con cui Ismail Haniyeh ha guidato Hamas (finora)

Haniyeh non fu affatto un pacifista o non-violento. Egli ha sempre sostenuto la resistenza armata contro l’occupazione israeliana, includendo e giustificando anche i metodi più brutali. Sotto la sua leadership, il movimento ha perpetuato operazioni militari contro Israele, tra lanci di razzi e attentati. Egli ha sempre giustificato queste azioni come un mezzo legittimo per liberare la Palestina e per contrastare l’occupazione.

Non si può parlare di governo laico con Haniyeh. Come islamista, egli infatti credeva fermamente nell’applicazione della legge islamica (la Sharia) come base delle strategie di politica, soprattutto interna. Su queste basi (piuttosto comuni all’interno di Hamas) l’organizzazione amministrava la Striscia di Gaza con programmi sociali e leggi ispirate ai principi islamici estremisti in una fusione molto stretta di religione e politica.

Ma non c’è solo Hamas in Palestina. Infatti le divisioni con Fatah hanno reso difficile una vera unità sul territorio, anche se Haniyeh ha cercato di presentarsi come un leader capace di unire i palestinesi. Fatah, altra principale realtà sul territorio, è un movimento laico e nazionalista importantissimo nella storia politica palestinese, nonché principale fazione dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP).

La vittoria di Hamas nelle elezioni legislative palestinesi del 2006 ha portato a uno scontro armato tra le due fazioni. Lo scontro è culminato nel 2007 con la presa di controllo di Gaza da parte di Hamas. Da lì ci sono stati due governi:

  • la Cisgiordania, governata dall’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e dominata da Fatah
  • Striscia di Gaza (dove Fatah non ha avuto più alcun controllo) sotto il controllo di Hamas

Questo prima del genocidio iniziato con l’attentato del 7 Ottobre, che ha cambiato molte cose.

Ora che è morto Ismail Haniyeh, suo leader, cosa succederà ad Hamas nella regione?

La morte di Ismail Haniyeh è stata una sorpresa che avrà un impatto significativo sulla strategia militare di Hamas. La leadership è ad ora colpita duramente dalla perdita del leader e potrebbe rispondere intensificando gli attacchi contro Israele, con una consequenziale escalation del conflitto.

Ma è anche possibile che la nuova leadership di Hamas cambi rotta e scelga di adottare una strategia più riflessiva, improntata sulla difesa e la consolidazione del proprio controllo interno piuttosto che un confronto diretto con Israele. Hamas contrattaccherà o riorganizzerà le forze? Questo dipenderà molto da chi assumerà la leadership.

Gli Houthi, sostenuti dall’Iran, potrebbero rafforzare la loro alleanza con Hamas in risposta alla morte di Haniyeh; è molto improbabile un loro coinvolgimento diretto nel conflitto, però potrebbero aumentare il supporto logistico all’organizzazione. Diverso è invece il discorso di Hezbollah, alleato chiave di Hamas. Anch’esso supportato dall’Iran, potrebbe avere una trategia più aggressiva e intensificare le operazioni (già in corso) lungo il confine con Israele in segno di solidarietà. Purtroppo questa non è una buona notizia per il Libano, che vedrebbe la sua condizione ancora più destabilizzata.

E con Fatah? Potrebbero Hamas e Fatah avvicinarsi in risposta di questo attacco? Mahmoud Abbas e l’Autorità Nazionale Palestinese riuscirebbero a cercare di rafforzarsi insieme, proponendo un governo di unità nazionale per presentare un fronte unito contro Israele? Considerate le divergenze ideologiche, questo è uno scenario affascinante, ma molto improbabile.

Chi sarà l’erede di Ismail Haniyeh e nuovo leader di Hamas?

La successione di Haniyeh è un tema che vale già la pena affrontare, in quanto ovviamente la leadership è un punto cruciale per il futuro di Hamas. Possibili candidati includono Yahya Sinwar, attuale capo di Hamas a Gaza. Ma è presto per dirlo. Il nuovo leader avrà tra le mani una bella patata bollente: dovrà affrontare varie sfide imminenti, tra cui mantenere l’unità del movimento e bilanciare le pressioni esterne per la lotta contro Israele (senza trascurare la necessità di governare Gaza​, che sta vivendo uno dei suoi momenti più bui). Al momento si tratta solo di supposizioni.

Questa imminente scelta chiave porterà Hamas a decidere se cambiare strategia con l’Occidente. Se il nuovo leader si rivelasse più moderato forse gli Stati Uniti e l’Unione Europea potrebbero intensificare gli sforzi diplomatici evitando un’escalation del conflitto, magari tramite incentivi per una tregua o negoziati di pace. Questo potrebbe effettivamente aiutare i civili palestinesi che stanno subendo uno dei genocidi più cruenti della storia mondiale.

Ma, ovviamente, se il gruppo continuerà a promuovere la violenza contro Israele la politica occidentale non potrà far altro che restare critica verso Hamas. Niente è ancora concluso, in questa matassa di ipotesi e supposizioni tutto è ancora da vedere e la storia che si sta svolgendo non ha ancora terminato di essere scritta.

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