La Nato potrebbe sbloccare le restrizioni sugli armamenti, dando il via libera all’Ucraina per utilizzare le armi dell’Alleanza per colpire il territorio russo, ma quali sono i rischi di questa mossa?
La Nato potrebbe far marcia indietro sulle restrizioni imposte all’Ucraina nell’utilizzo delle armi contro Mosca e autorizzare attacchi oltre il confine russo.
Dopo i tragici bombardamenti di Kharkiv degli ultimi giorni, il segretario generale della Nato, il norvegese Jens Stoltenberg, ha chiesto di revocare il divieto di impiegare le armi donate dall’Alleanza Atlantica per colpire obiettivi militari in territorio russo, questo perché “negare agli ucraini la possibilità di usare queste armi in Russia” rende difficile - se non impossibile - una reale difesa da Mosca.
Una possibilità di cui si discute da almeno un mese e mezzo sui tavoli degli alleati, soprattutto alla luce delle nuove tattiche - devastanti - adottate dall’esercito russo per bombardare Kharkiv, la seconda città più popolosa dell’Ucraina e a soli 30 chilometri dal confine con la Russia.
A discutere di eventuali rimozioni alle restrizioni imposte a Zelensky è anche l’amministrazione Biden, ma come sempre in una guerra un simile cambio di rotta potrebbe comportare dei seri pericoli per l’equilibrio internazionale. Ecco, quindi, cosa avrebbe fatto cambiare idea alla Nato e cosa potrebbe accadere se Kiev attaccasse Mosca con le armi degli alleati.
Perché la Nato potrebbe autorizzare Kiev ad attaccare Mosca con le armi dell’Alleanza?
Mentre la Nato tergiversa sulla decisione di rimuovere o meno le restrizioni imposte all’Ucraina, il presidente ucraino Zelensky continua a perorare la causa, chiedendo batterie di missili contro i bombardieri russi.
Secondo le regole degli alleati, al momento, l’esercito ucraino può mirare con i missili ai bombardieri russi soltanto quando si trovano nello spazio aereo ucraino, adesso però questa semplice regola potrebbe trascinare Kiev verso la sconfitta, soprattutto alla luce dell’evoluzione delle strategie di attacco dell’esercito russo.
Da dicembre, infatti, la Russia ha sviluppato la tecnica delle bombe-aliante, che consente al Cremlino non solo di risparmiare, utilizzando migliaia di ordigni pesanti di epoca sovietica che giacevano inutilizzati, ma anche di colpire l’Ucraina rimanendo entro i propri confini. Le bombe-aliante, difatti, possono essere sganciate ancora in territorio russo e, tramite una guida satellitare poco sofisticata, possono planare raggiungendo obiettivi a poche decine di chilometri dal confine, come Kharkiv.
Ciò vuol dire che per fermare i nuovi attacchi, l’Ucraina dovrebbe contravvenire le regole della Nato, puntando i missili contro i bombardieri che si trovano al di là del confine. Eppure, i divieti della Nato e Stati Uniti sono perentori, benché anche il segretario di Stato americano, Antony Blinken, di ritorno da una visita a Kiev, abbia spiegato al presidente Joe Biden che è necessario eliminare le restrizioni sull’uso delle armi, perché è come se i soldati ucraini avessero “le mani legate su uno dei campi di battaglia più importanti della guerra”.
Cosa succede se l’Ucraina utilizza le armi degli alleati per attaccare la Russia?
Nel caso in cui Nato e Stati Uniti dovessero decidere di fare un passo indietro sulle restrizioni che da sempre hanno imposto all’Ucraina, questo assomiglierebbe più che altro a un altro passo in avanti verso una temibile escalation.
Il timore di innescare un conflitto su vasta scala ha fatto sì che in questi anni l’amministrazione Biden non abbia mai ceduto approvando l’utilizzo delle armi sul suolo russo, ma questo modo di gestire da lontano la guerra potrebbe trascinare l’Ucraina verso la sconfitta, specialmente dopo che con le bombe-aliante l’esercito russo ha di nuovo sfondato il confine nella regione di Kharkiv come nel 2022.
In questo clima di tensione generale, dove Alleanza Atlantica, Stati Uniti e Francia sembra stiano cambiando la propria posizione in merito alla guerra russo-ucraina, vi è un altro Paese da tenere “d’occhio”: la Polonia. Vicina all’Ucraina per motivi geografici e storici, lo Stato si è sempre dimostrato disponibile a intervenire direttamente sul campo di guerra.
E anche dopo il cambio di governo, con il ritorno del moderato Donald Tusk, Varsavia ha dichiarato di essere pronta a inviare truppe sul suolo ucraino. Una scelta questa che, considerata la partecipazione del Paese alla Nato, rischierebbe ancor di più di trascinare i Paesi verso una nuova Guerra Mondiale.
Ciò che è certo in questo momento è che nella democratica Europa sembra essere scomparsa qualsiasi forma di ambizione di riportare il conflitto sui tavoli diplomatici, e senza di essa il futuro nell’Est Europa sembra tingersi di nero.
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