A 24 ore dall’introduzione del green pass al lavoro, i no vax tornano ad accusare il governo di «dittatura sanitaria». Ecco cosa intendono esattamente.
Cosa intendono i no vax quando parlano di «dittatura sanitaria». L’ormai noto «slogan» no vax è tornato prepotentemente alla ribalta delle cronache in seguito alle recenti mobilitazioni contro il green pass sul lavoro. Da domani, 15 ottobre, il certificato verde diventa obbligatorio e le proteste non accennano a placarsi. A destare maggiore preoccupazione è il ramo della logistica. Se portuali e autotrasportatori incroceranno davvero le braccia, potrebbe paralizzarsi il settore della distribuzione. Con il rischio che beni di prima necessità spariscano dagli scaffali dei supermercati.
Nel caso dei portuali di Trieste, il governo ha lanciato una proposta ad hoc di tamponi gratuiti per i dipendenti non vaccinati. Proposta rispedita al mittente: «L’unica apertura che possono avere nei nostri confronti è togliere il green pass».
Ma perché i no vax rifiutano a prescindere l’utilizzo del certificato verde e cosa intendono quando parlando di «dittatura sanitaria»? Entriamo nel dettaglio.
Dittatura sanitaria, cosa intendono i no vax
Quando parlano di una presunta «dittatura sanitaria» i no vax fanno riferimento alle misure che i governi (prima Conte e poi Draghi) hanno preso dall’inizio della pandemia ad oggi, per arginare l’emergenza sanitaria. E se in principio c’è chi si è scagliato contro l’uso delle mascherine, i cosiddetti no mask, i «nemici da combattere» si sono via via evoluti con il tempo, di pari passo con le misure prese. In ordine cronologico, il divieto di circolazione durante il lockdown, l’Italia a zone e il coprifuoco. Con l’arrivo del vaccino, poi, ai no mask si sono aggiunti i no vax. Coloro, appunto, che rifiutano di immunizzarsi, ritenendo il vaccino non sicuro (anche se con oltre 6 miliardi di dosi inoculate non è più sperimentale). Oggi, il «nemico numero uno» dei no vax è l’obbligo di green pass sul lavoro che scatterà da domani 15 ottobre.
No vax, perché sono contrari al green pass
Quando si scagliano contro l’obbligo di green pass sul lavoro (che si ottiene tramite vaccinazione, con tampone o se si è guariti dal Covid-19 entro sei mesi), i no vax usano l’argomentazione della «libertà di scelta», definendo «paternalistico» l’invito da parte dello Stato a vaccinarsi attraverso l’introduzione del certificato verde.
Al contrario, chi invece è favorevole all’introduzione della vaccinazione obbligatoria replica ai no vax con un’argomentazione diametralmente opposta al concetto di «dittatura sanitaria»: «Chi tutela il bene comune, ovvero lo Stato, deve ’obbligare’ i cittadini a fare il proprio bene, per se stessi e per gli altri». Insomma, per i sì vax lo stesso ragionamento che giustifica le tasse sulle sigarette e sull’alcol, sarebbe alla base dell’obbligo vaccinale.
A meno di 24 ore dall’introduzione del green pass sul lavoro, la posizione di una parte di no vax non accenna ad ammorbidirsi, rifiutando anche il tampone. «Quello del 15 ottobre è un passaggio delicato», ha dichiarato il ministro del Lavoro Andrea Orlando. Il conto alla rovescia è partito.
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