Biden vuole sconfiggere Putin sul campo mentre in patria aumentano le difficoltà politiche ed economiche: ecco perché starebbero aumentando i rischi di una terza guerra mondiale.
La crisi delle banche può essere la pistola di Sarajevo della terza guerra mondiale? La speranza è che la risposta sia negativa ma, mettendo in fila le varie notizie che arrivano dagli Stati Uniti, tutti i segnali sembrerebbero andare verso la direzione contraria.
Come avvenuto nel 2008, anche questa nuova crisi del settore bancario è partita dagli Stati Uniti (Silicon Valley Bank) per poi “infettare” subito l’Europa (Credit Suisse); nonostante la situazione delicata, la Bce ha deciso di tirare dritta per la sua strada alzando i tassi di interesse di mezzo punto.
Ma cosa c’entra questo con una possibile terza guerra mondiale? In maniera diretta nulla ca va sans dire, ma la storia ci ha insegnato come ogni grande guerra sia la conclusione naturale di una grande crisi economica, con quella attuale che ha preso il via con il Covid per poi cambiare forma e sostanza a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Ci sono poi altri fattori Oltreoceano che sembrerebbero alimentare i venti di una terza guerra mondiale: l’aumento record del debito pubblico americano, la volontà di sbarazzarsi una volta per tutte di Vladimir Putin e le difficoltà di Joe Biden nei sondaggi in vista delle elezioni presidenziali Usa 2024.
Gli Usa spingono per una terza guerra mondiale?
Mentre l’Occidente è alle prese con una nuova crisi delle banche e il debito pubblico americano già ha raggiunto il limite posto nel Bilancio dello Stato di 31.381 miliardi di dollari, ma crescerà di altri 19.000 miliardi nei prossimi dieci anni soprattutto a causa delle spese militari e delle pensioni dei veterani, a Washington sembrerebbe essere stata messa la pietra tombale per una possibile soluzione diplomatica in Ucraina.
“Non c’è più tempo da perdere - ha dichiarato il ministro della Difesa statunitense Lloyd Austin dopo un vertice online con gli altri Paesi che sostengono Kiev in questa guerra -. Stiamo mettendo insieme le armi e i mezzi militari che consentiranno agli ucraini di riconquistare il territorio perduto”.
Il Corriere della Sera così parla di una controffensiva che “dovrebbe scattare nel mese di maggio”, con gli Usa che “puntano esplicitamente alla sconfitta militare del Cremlino, solo dopo si apriranno i negoziati di pace”.
Se questo piano fosse veritiero - ma tutto al momento farebbe pensare che la strategia della Casa Bianca sia proprio questa - allora vorrebbe dire che una terza guerra mondiale potenzialmente anche nucleare appare essere inevitabile.
Anche se armate fino all’inverosimile, le truppe ucraine difficilmente potrebbero riconquistare tutti i loro territori - Crimea compresa - contro un esercito come quello russo che, nonostante le difficoltà, può contare comunque su una netta superiorità numerica e di qualità degli armamenti.
L’Ucraina potrebbe ricacciare i russi nei loro confini ante 2014 solo nel caso di un intervento militare diretto da parte della Nato, ma questo significherebbe inevitabilmente una terza guerra mondiale.
C’è poi un “piccolo” problema per l’Ucraina: la Russia dispone di migliaia di armi nucleari, tattiche e strategiche con le prime che possono annientare una colonna di tank mentre le seconde una città intera, quindi c’è il concreto rischio che Vladimir Putin, se si dovesse ritrovare con le spalle al muro, possa decidere di oltrepassare la linea rossa della guerra nucleare.
In questa guerra c’è un aggressore e un aggredito, ma il re ormai è nudo e gli Stati Uniti non stanno più nemmeno facendo finta di voler trovare un accordo diplomatico, con Joe Biden che sembrerebbe voler puntare tutto su un successo militare dell’Ucraina anche per poter sperare di vincere le prossime elezioni; come scrisse Nietzsche “il resto è conseguenza”.
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