Cuba e coronavirus: qual è la situazione sull’isola durante l’epidemia? Tra misure di contenimento blande, controllo degli stranieri arrivati a marzo, un buon sistema sanitario e un futuro economico incerto, ecco il racconto di chi vive lì oggi.
A Cuba il coronavirus ha finora contagiato poco più di 1.200 persone e ha causato appena 43 morti. Dati rapportati innanzitutto, alla popolazione di 11 milioni di abitanti.
Il piccolo Stato come sta reagendo alla novità dell’epidemia? Quanto il Governo è stato davvero efficiente e tempestivo nel rispondere ai primi casi di contagio? Quali sono le prospettive economiche del territorio, legato soprattutto al turismo e ora chiuso?
Oltre alle notizie che giungono da vari media internazionali sul “sistema-Cuba” ai tempi del coronavirus, un italiano che vive attualmente a L’Avana ha raccontato a noi di Money.it cosa sta succedendo in queste settimane sull’isola cubana.
Cuba, il coronavirus e il blocco dell’isola
Arrivato a L’Avana il 6 febbraio, quando in Italia il coronavirus cominciava a fare paura in Lombardia, il nostro testimone ci ha innanzitutto raccontato che l’isola non era ancora allertata in modo serio sull’epidemia.
La vita ha continuato a scorrere normalmente, tra passeggiate all’aria aperta, cene in ristoranti e chiacchiere in panoramici bar, almeno fino intorno al 20 maggio. Una data che ha segnato l’inizio del blocco dell’isola.
Non si hanno conferme di quanto sostenuto da alcuni media internazionali sull’esistenza di un piano di “prevenzione e controllo”, preparato già a gennaio 2020, per formare il personale medico, preparare le strutture per la quarantena e informare la popolazione sui sintomi e sulle precauzioni.
Quando sono stati accertati i primi tre casi di positività (italiani arrivati sull’isola) l’11 marzo, è iniziato soprattutto il controllo severo di chi arrivava sul territorio dall’estero. Gli stranieri sono stati messi in quarantena in alberghi e, in alcuni casi, rimandati a casa con voli organizzati dalle Ambasciate.
Tutto questo per circa dieci giorni. Fino a quando, il 20 marzo, con 21 casi segnalati, il Governo ha annunciato il divieto di arrivi di turisti, lo stop dei voli, il blocco in casa per le persone vulnerabili, la limitazione a uscire solo per fare spesa di generi alimentari, il controllo sull’uso di mascherine.
Ha avuto inizio per Cuba la nuova organizzazione della vita ai tempi del coronavirus, fatta di bollettini giornalieri dettagliati su numeri di contagiati e deceduti (che ci è stato confermato avvengono alle 11.00 di ogni giorno), assistenza sanitaria porta a porta con studenti universitari di medicina, supporto per chi è fermo in casa in quarantena.
Quali misure di contenimento a Cuba?
Uno degli aspetti più curiosi sulla vita a Cuba durante il coronavirus riguarda le misure restrittive per contenere il contagio.
Come ci viene confermato, il distanziamento sociale è inesistente e l’affollamento delle strade raggiunge picchi impressionanti per fare la spesa.
Nulla sembra essere cambiato nelle scene tipiche di lunghe file, con gente ammassata fuori dai negozi, con l’avvento del coronavirus. Anzi, la situazione è anche peggiorata a causa del cibo più scarso dopo il lockdown, cubano e mondiale. Da sottolineare che l’isola importa circa il 60% dei prodotti alimentari
Il nostro testimone ci ha raccontato di code chilometriche per entrare nelle botteghe di generi alimentari soprattutto nei giorni in cui sono a disposizione la carne di pollo, le uova, il detersivo per lavare, la carta igienica.
Inoltre, quando viene consegnata la tipica “libreta” cubana, la tessera statale che dà diritto a prendere scorte di cibo gratuite, il via vai diventa ancora più evidente.
La polizia tenta di mantenere l’ordine tra le file o annunciando per le strade che bisogna restare a casa. Ma gli assembramenti, da noi rigorosamente vietati, sono all’ordine del giorno.
Non c’è un sistema rigido di controllo e le multe vengono fatte soltanto a chi va in giro senza mascherina. Tutti, infatti, devono indossarla (spesso si tratta di dispositivi in stoffa, non sanitari).
Anche il piano annunciato dal Governo di shopping online pare inesistente. Il testimone ci ha confermato che a Cuba la navigazione internet resta un problema e gli acquisti in rete sono più una propaganda che la realtà.
Sistema sanitario e questione tamponi
Chi vive a Cuba ci ha affermato che il sistema sanitario è buono, sia per stranieri (che solitamente hanno un’assicurazione sanitaria) sia per i residenti.
Nonostante la penuria nelle attrezzature, la sanità offe ancora prestazioni efficienti. L’isola è conosciuta per l’assistenza sanitaria universale gratuita, il rapporto più alto al mondo tra i medici e la popolazione e indicatori di salute positivi, come l’aspettativa di vita elevata e la bassa mortalità infantile.
La preparazione del personale medico a disposizione è il punto di forza dell’isola - sono arrivati medici cubani anche in Italia per la pandemia - che probabilmente sta lavorando con un buon livello anche nella cura dei contagiati.
Ma cosa sta accadendo per quanto riguarda i tamponi? Secondo i dati resi noti da The Conversation, Cuba (con 18.825 test effettuati) è in testa nel Centro America per test eseguiti con un rapporto di 25:1, rispetto a 16:1 in Giamaica e 3:1 nella Repubblica Dominicana.
Il nostro testimone ci ha raccontato che a lui non è mai stato eseguito nessun tampone, nonostante fosse arrivato dall’Italia (anche se a inizio febbraio). La sua impressione, inoltre, è che vengano eseguiti dei test del sangue su alcuni sintomatici per trovare i positivi.
La questione dei tamponi, a Cuba come nel resto del mondo, è cruciale per capire chi è malato e curarlo. Ma qui nell’isola potrebbe diventare un problema più grave: i test sono costosi, a circa 50 dollari ciascuno, quindi se la battaglia contro la COVID-19 viene prolungata, la mancanza di accesso ai finanziamenti da parte di Cuba potrebbe rivelarsi fatale.
Si ricorda che il Governo comunista cubano non è membro del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale o di altri istituti di prestito multilaterali a cui potrebbe rivolgersi per fondi di emergenza.
Il picco, dicono da Cuba, ancora non è arrivato. Forse ci sarà a fine maggio. Un allarme per l’economia isolana, legata esclusivamente al turismo. Cosa accadrà? Se lo chiede anche il nostro concittadino a L’Avana.
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