Imminente la prossima riunione della BCE, che deciderà se tagliare di nuovo i tassi di interesse o se fare una pausa. Cosa aveva detto Lagarde.
Nel mese di marzo, l’inflazione dell’area euro misurata dall’indice dei prezzi al consumo CPI ha messo a segno un rialzo del 2,2%, come da attese, rallentando rispetto al +2,3% precedente di febbraio.
L’inflazione core, depurata dalle componenti più volatili dei prezzi dei beni alimentari e dei beni energetici, è salita invece al ritmo annuo del 2,4%, indebolendosi rispetto al 2,6% di febbraio e confermandosi più bassa rispetto a quanto stimato dal consensus degli analisti, che avevano previsto un incremento su base annua pari a +2,5%.
L’Eurostat annuncia trend inflazione e inflazione core dell’area euro a marzo 2025
Euro area #inflation expected to be 2.2% in March 2025, down from 2.3% in February 2025. Components: services +3.4%, food, alcohol & tobacco +2.9%, other goods +0.6%, energy -0.7% - flash estimate https://t.co/pdVwcFQa4w pic.twitter.com/q6e0f3Q7Ek
— EU_Eurostat (@EU_Eurostat) April 1, 2025
Il dato di oggi, reso noto dall’Eurostat e pubblicato dopo la diffusione degli indicatori relativi all’inflazione delle singole economie dell’Eurozona, farà da faro per la BCE di Christine Lagarde, che si appresta a comunicare la prossima decisione sui tassi di interesse dell’Eurozona nell’imminente riunione di aprile.
Ma in seno alla BCE aumenta numero funzionari disposti ad accettare pausa tagli tassi ad aprile
Le indicazioni arrivate oggi confemano il processo disinflazionistico in corso nel blocco, dando ragione in teoria alle colombe.
Peccato che un articolo di Bloomberg appena pubblicato, dal titolo “More ECB Officials Appear Ready to Accept an April Rate Pause”, segnali che è aumentato il numero dei funzionari della BCE pronti ad accettare una pausa del ciclo dei tagli dei tassi avviato dalla Banca centrale europea, nella prossima riunione del Consiglio direttivo di aprile.
Bloomberg ha riportato che, sebbene diversi siano i funzionari della BCE apparentemente disposti, in occasione della prossima riunione dell’Eurotower del prossimo 17 aprile 2025, a blindare il settimo taglio dei tassi di interesse, ci sono anche molti esponenti del Consiglio che stanno “tuttora contemplando” l’opzione che la Banca centrale europea prema il pulsante STOP, a seguito delle due sforbiciate che ha finora annunciato dall’inizio del 2025 e le sei totali che ha varato da quando ha iniziato ad allentare nel giugno del 2024 la restrizione monetaria che, sotto forma di rialzi dei tassi, ha caratterizzato il biennio 2022-2023.
Riunione BCE 17 aprile, su cosa scommettono i mercati
Detto questo, va segnalato che, fino a poco prima della diffusione del dato di oggi relativo all’inflazione dell’Eurozona, la probabilità di un settimo taglio, pari anch’esso a 25 punti base, così come tutti quelli che sono stati finora disposti dalla banca centrale, era pari al 65%.
Va ricordato che il tasso sui depositi dell’Eurozona è stato abbassato dalla BCE l’ultima volta lo scorso 6 marzo 2025, scendendo al 2,5%, un valore decisamente inferiore rispetto a quel picco del 4% a cui era stato portato nel 2023 e valore, anche, a cui era rimasto inchiodato per buona parte del 2024, fino alla prima riduzione annunciata il 6 giugno dell’anno scorso.
Nel corso dell’ultima riunione dell’Eurotower, con quella sesta sforbiciata che ha seguito la prima del 2025 dello scorso 30 gennaio 2025, oltre a tagliare i tassi di interesse sui depositi presso la banca centrale al 2,50%, Francoforte ha abbassato i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 2,65% e al 2,90%.
Occhio alle nuove proiezioni macroeconomiche che sono state stilate dagli esperti della BCE. Ora gli economisti prevedono un’inflazione complessiva in media al 2,3% nel 2025, all’1,9% nel 2026 e al 2 nel 2027, con la revisione al rialzo dell’inflazione headline per il 2025 che è stata spiegata con la più vigorosa dinamica dei prezzi dell’energia.
L’inflazione core, ovvero l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare, è prevista ora in media al 2,2% nel 2025, al 2% nel 2026 e all’1,9% nel 2027.
Riguardo alle stime sul PIL dell’area euro, lo staff degli economisti della BCE ha fatto notare che l’ economia fronteggia perduranti difficoltà e che, di conseguenza, “i nostri esperti hanno nuovamente corretto al ribasso le proiezioni di crescita: allo 0,9% per il 2025, all’1,2% per il 2026 e all’1,3% per il 2027 ”.
Le revisioni al ribasso per il 2025 e il 2026 sono state spiegate con la diminuzione delle esportazioni e la continua debolezza degli investimenti, in parte a seguito dell’elevata incertezza sulle politiche commerciali e su quelle economiche più in generale”.
Dai dazi Trump effetti inflazionistici. Occhio anche ad effetto spese difesa UE e bazooka Germania
Dai rumor riportati da Bloomberg è emerso che potrebbero essere gli stessi esponenti dovish il prossimo 17 aprile ad accettare una pausa.
La paura che l’inflazione possa tornare a rafforzarsi, di fatto, non è stata mai spazzata via; piuttosto, è stata rinfocolata, dal momento che è ancora poco chiaro quello che sarà l’effetto sull’economia mondiale, e non solo degli USA, delle tariffe di Trump, in dirittura d’arrivo nella giornata di domani, 2 aprile, giorno della Liberazione degli Stati Uniti, così come lo ha definito il presidente americano, facendo riferimento alla data in cui saranno resi noti i dazi reciproci.
Anche se le tariffe di Trump non avessero un effetto inflazionistico diretto sull’economia europea, una eventuale accelerazione del dollaro rispetto all’euro, e dunque un conseguente indebolimento della moneta unica rischierebbero di far aumentare comunque l’inflazione, esercitando una pressione rialzista sui prezzi alle importazioni.
Dall’altro lato, una chiara conseguenza inflazionistica dovrebbero avere le maggiori spese militari che l’Unione europea è pronta a sostenere, per dotarsi di un sistema di difesa comune.
E cosa dire delle ripercussioni sull’inflazione che sarebbero prodotte dal bazooka fiscale tedesco (non per niente si parla di ansia tedesca per la BCE)? Tutto questo, mentre allo stesso tempo il timore di un deterioramento dei fondamentali economici dell’area euro chiama la BCE di Christine Lagarde ad agire in modo più deciso sui tassi.
Così le fonti interpellate da Bloomberg:
“I funzionari dovish ritengono tuttora che ci sia bisogno di un ulteriore allentamento, ma potrebbero decidere di non insistere su una settima riduzione (dei tassi) dal mese di giugno, nel caso in cui i loro colleghi più hawkish (dunque più falchi) esprimessero il desiderio di avere a disposizione più tempo per valutare i dati”.
Detto questo, le stesse colombe hanno affermato che mancano ancora due settimane e mezzo alla prossima riunione della BCE e che nessuna decisione definitiva è stata ancora presa, il che significa che le loro stesse concessioni ai falchi potrebbero rientrare.
Per ora i numeri sull’inflazione sono preliminari. Il trend delle componenti del CPI
Da segnalare che l’Eurostat ha pubblicato oggi la lettura preliminare del dato relativo all’inflazione dell’area euro.
Questo significa che la lettura finale potrà confermare, rivedere al rialzo o al ribasso quanto è stato appena annunciato nella giornata di oggi.
Guardando alle principali componenti dell’inflazione dell’area euro, l’Ufficio di Statistica dell’Unione europea ha annunciato che sono stati ancora i prezzi dei servizi a incidere in modo più significativo sul trend generale del dato, segnando un aumento nel mese di marzo pari a +3,4%, comunque in rallentamento rispetto al mese di febbraio, quando erano saliti del 3,7%.
Incidenza elevata anche da parte dei prezzi dei beni alimentari, alcol e tabacco (con un trend di crescita che ha accelerato in questo caso al rialzo, pari a +2,9%, rispetto al 2,7% di febbraio.
Stabile il trend dei prezzi dei beni industriali non energetici (+0,6%, come a febbraio), mentre i prezzi energetici hanno riportato un indebolimento marcato rispetto al mese precedente, pari a -0,7%, rispetto al rialzo dello 0,2% di febbraio.
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