L’Istat ha annunciato il trend dell’inflazione in Italia nel mese di febbraio 2025, nel bel mezzo dell’incognita sui tassi BCE.
L’ISTAT ha annunciato che, nel mese di febbraio 2025, l’inflazione dell’Italia misurata dall’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha messo a segno un rialzo dello 0,2% su base mensile e dell’1,6% su base annua.
Il trend dell’inflazione headline dell’Italia su base annua è stato di conseguenza rivisto al ribasso rispetto al +1,7% riportato inizialmente con la diffusione della lettura preliminare del dato.
Detto questo, la fase di accelerazione rispetto a gennaio, quando la crescita era stata pari a +1,5%, è stata confermata, mentre rimangono diversi interrogativi su cosa farà la BCE di Christine Lagarde nella prossima riunione di aprile (Guarda il calendario dei meeting della Banca centrale europea).
Inflazione Italia rivista al ribasso mentre arriva la nuova chiamata alla BCE su cosa fare ad aprile con i tassi
Ad affossare le speranze dovish dei mercati, qualche giorno fa, sono state le nuove dichiarazioni arrivate dal falco della Banca centrale europea Robert Holzmann, che è stato, non per niente, l’unico ad astenersi dal voto che ha determinato il verdetto sui tassi che ha fatto seguito alla riunione del Consiglio direttivo dell’Eurotower del 6 marzo scorso. Verdetto che ha certificato il sesto taglio dei tassi di interesse dell’area euro da parte di Lagarde & Co. dal giugno del 2024.
Holzmann, governatore della Banca nazionale dell’Austria, ha invitato di fatto l’Eurotower a premere il pulsante stop ai ciclo dei tagli dei tassi, temendo il riaccendersi dell’inflazione che, almeno in Italia, continua a viaggiare tuttavia a un ritmo inferiore rispetto al target di Francoforte, pari al 2%, sebbene anche qui i prezzi abbiano accelerato il passo rispetto al mese precedente, almeno per quanto riguarda l’inflazione headline.
Così si legge infatti nella lettura finale del dato sull’inflazione dell’Italia che è stata annunciata oggi dall’ISTAT:
“A febbraio 2025 l’inflazione accelera leggermente, portandosi all’1,6% dall’1,5% di gennaio. Tale evoluzione risente principalmente della dinamica dei prezzi degli energetici, tornata positiva (+0,6% da -0,7% di gennaio) e, in particolare, di quella della componente regolamentata (+31,4% da +27,5%). Nel settore alimentare, i prezzi dei prodotti lavorati e di quelli non lavorati accelerano, così come quelli del cosiddetto carrello della spesa (+2,0% da +1,7%). Rallentano, invece, i prezzi di alcuni servizi tra cui quelli relativi ai trasporti, alle comunicazioni e quelli ricreativi e culturali. A febbraio, l’inflazione di fondo scende a +1,7%”.
L’inflazione core dell’Italia, ovvero l’inflazione depurata dalle componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni alimentari ed energetici, di fatto, è scesa e l’ISTAT lo ha messo in evidenza nel report di oggi: “ L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, si riduce, così come quella al netto dei soli beni energetici (entrambe le variazioni tendenziali passano da +1,8% a +1,7%)”.
La paura del falco austriaco Holzmann, l’anti-Panetta tra i noti in seno alla BCE
Dal canto suo Robert Holzmann, che potrebbe essere considerato anche come uno degli anti-Panetta per eccellenza in seno alla BCE (Panetta Fabio, governatore di Bankitalia, anche lui esponente del Consiglio direttivo della banca centrale europea), ha espresso tutto il timore che, di nuovo, la crescita dell’inflazione nell’area euro possa sfuggire di mano, e di nuovo, a Lagarde.
“Sono favorevole a una possibile pausa sui (tagli) dei tassi di interesse ad aprile ”, ha detto il governatore austriaco, nel corso di una intervista che è stata pubblicata sulla newsletter finanziaria tedesca Der Platow Brief.
Holzmann non ha nascosto la speranza di poter ricevere il sostegno degli altri falchi del Consiglio direttivo dell’istituzione: “Il prossimo meeting sarà su quanti esponenti del Consiglio direttivo che hanno dato il loro sostegno ai tagli, esprimendo tuttavia qualche preoccupazione, decideranno di opporsi a un ulteriore taglio dei tassi ”.
Ciò non significa che dopo una eventuale pausa ad aprile, secondo Holzmann, non ci debba essere alcuna sforbiciata dei tassi.
La BCE, a suo avviso, potrà infatti tornare ad abbassare il costo del denaro dell’Eurozona durante l’estate, forse già a partire dal mese di giugno, quando renderà note le proprie nuove proiezioni economiche (in particolare quelle sul PIL e sull’inflazione del blocco), avendo di conseguenza il quadro della situazione più chiaro.
Rialzo tassi BCE in vista con più inflazione anche a causa riarmo Europa e KO freno debito Germania?
Detto questo, il falco austriaco non ha escluso neanche la possibilità che l’Eurotower debba tornare ad alzare i tassi, nel caso in cui la combinazione tra i dazi di Donald Trump, una maggiore spesa per la difesa da parte dell’Unione europea, e la decisione della Germania di abdicare in parte alla regola costituzionale del freno al debito tedesco finissero con il tradursi in una inflazione più alta.
“In quel caso, la politica monetaria dovrebbe probabilmente andare verso l’altra direzione”, ha dichiarato Holzmann, facendo riferimento alla possibile necessità che la BCE torni ad alzare i tassi.
Per le colombe, la buona notizia è che il mandato di Robert Holzmann scade ad agosto. Ma per le stesse colombe, il problema è rappresentato dal fatto che, a temere l’accelerazione dell’inflazione dell’area euro che, di fatto, sebbene a ritmi diversi si sta manifestando, è anche la presidente dell’Eurotower, Christine Lagarde.
Va ricordato che, lo scorso 6 marzo, la BCE ha tagliato i tassi di interesse sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale di 25 punti base (come ha fatto poi anche successivamente, facendo orecchie da mercante all’appello di tagliare i tassi di 50 punti base), al 2,50%, al 2,65% e al 2,90%.
Si è trattato per l’appunto della sesta sforbiciata dal 6 giugno 2024 e della seconda del 2025, dopo quella dello scorso 30 gennaio 2025.
Nel corso della conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi, Lagarde ha ammesso che deve essere “frustrante” per tutti non riuscire a capire quale sarà la direzione dei tassi di interesse dell’area euro, di fronte all’incognita rappresentata dall’impatto dei dazi di Trump sull’economia dell’area euro.
Esistono tuttavia ora altri due elementi che potrebbero rendere meno lineare il percorso della politica monetaria di Francoforte: i reali effetti sia sul PIL che sull’inflazione del blocco produrrà il piano comune di difesa che l’Unione europea ha deciso di varare e le conseguenze del bazooka fiscale annunciato in Germania, che vale ben mezzo triliardo di euro.
In particolar modo questi ultimi due fattori, sostenendo la crescita del prodotto interno lordo dell’Eurozona, potrebbero benissimo esercitare una pressione al rialzo sull’inflazione.
Cosa ha detto Lagarde su bazooka Germania e riarmo UE
Nel commentare la decisione dell’Unione europea di aumentare le spese militari, per dar vita a un piano comune di difesa UE, Lagarde si è infatti così espressa:
“Dobbiamo rimanere attenti, vigili. Dobbiamo capire come (questo piano di difesa UE) andrà avanti, quello che sarà il timing e quelli che saranno i finanziamenti, al fine di arrivare a capire in che modo darà un contributo alla crescita e quello che sarà il suo impatto sull’inflazione. Ma una cosa all’interno del Consiglio direttivo (della BCE) è stata chiara...(sarà un piano) che sosterrà la crescita dell’Europa e che sosterrà la sua economia”.
D’altronde, ha fatto notare Lagarde, “l’incertezza è enorme”. Di conseguenza, “a seconda dei dati, procederemo con un altro taglio o faremo una pausa ”.
È stata insomma la stessa Lagarde ad aprire la porta all’eventualità che la Banca centrale europea non si muova nella prossima riunione del Consiglio direttivo dell’Eurotower.
Tassi, il falco Holzmann pronto a reclutare altri falchi della BCE
Dal canto suo, il falco austriaco Holzmann sembra determinato a reclutare i falchi di Francoforte.
Holzmann ha un pensiero che potrebbe essere considerato antitetico a quello del governatore di Bankitalia Fabio Panetta che, in più di una occasione invece, ha invitato Lagarde a non far permanere i tassi di interesse dell’area euro in territorio restrittivo per un arco di tempo troppo lungo.
Ma “gli allarmi sul rischio che l’inflazione vada al di sotto del nostro target non sono giustificati”, aveva fatto notare il governatore austriaco in vista dell’ultimo taglio dei tassi del 2024 della BCE, aggiungendo che “le pressioni sui prezzi dei servizi sono tuttora elevate” e che “gli ultimi accordi concordati sui salari non sono in linea con i nostri obiettivi”. E “la geopolitica rappresenta un rischio ulteriore”.
Il falco aveva così risposto per le rime, seppur mai menzionandolo, al numero uno di Bankitalia Fabio Panetta che, qualche giorno prima, aveva lanciato un allarme sul rischio che si manifestasse piuttosto un periodo che avrebbe visto l’inflazione dell’area euro stagnare al di sotto del target del 2%.
Inflazione Italia, ISTAT: trend su base mensile e annua. Cosa costa di più e cosa costa di meno
Tornando all’inflazione in Italia, oggi l’ISTAT ha reso noto per l’appunto che l’inflazione headline ha accelerato il passo, ma a un ritmo inferiore rispetto a quanto comunicato con i numeri preliminari. Cosa ha fatto salire l’inflazione?
La dinamica tendenziale dell’indice generale, ovvero dell’inflazione headline, ha risentito dell’accelerazione dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da +27,5% a +31,4% su base annua), del marcato ridimensionamento della flessione di quelli dei beni energetici non regolamentati (da -3,0% a -1,9%) e dell’aumento del ritmo di crescita dei prezzi dei beni alimentari non lavorati (da +2,2% a +2,9%) e lavorati (da +1,7% a +1,9%).
Una decelerazione dei prezzi ha interessato invece i prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +2,5% a +1,9%), dei servizi relativi alle comunicazioni (da +1,1% a +0,5%) e di quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,3% a +3,0%).
Per quanto riguarda il trend su base mensile, l’ISTAT ha annunciato che, nel mese di febbraio 2025, il rialzo dell’inflazione headline (+0,2% nel mese), è stato provocato prevalentemente dai prezzi degli energetici regolamentati (+0,8%) e non regolamentati (+0,7%), ma anche a quelli dei beni non durevoli (+0,4%) e dei servizi relativi all’abitazione (+0,3%).
Ad aumentare anche i prezzi dei tabacchi (+2,5%) che hanno risentito dell’aumento delle accise. Questi aumenti dei prezzi sono stati compensati solo in parte dalla diminuzione dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti e dei beni durevoli (entrambi a -0,2%).
L’ISTAT ha infine reso noto che, in Italia, l’inflazione acquisita per il 2025 è pari a +1,1% per l’inflazione headline e a +0,6% per la componente di fondo, ovvero per l’inflazione core.
Ancora, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) relativo al mese di febbraio 2025 è salito in Italia dello 0,1% su base mensile e dell’1,7% su base annua (stabile rispetto a gennaio 2025), confermando la stima preliminare, mentre l’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, ha riportato una crescita dello 0,2% rispetto a gennaio e dell’1,5% rispetto a febbraio 2024.
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