Quando si rassegnano le dimissioni bisogna prestare attenzione a quale data viene indicata come decorrenza. Ecco le regole per calcolo.
La decorrenza delle dimissioni, dato che va indicato nel momento in cui si invia la domanda telematicamente, indica il primo giorno di non lavoro.
Non va quindi fatta confusione tra la data in cui vengono comunicate le dimissioni e quella in cui effettivamente si smette di lavorare, le quali possono coincidere solamente nel caso delle dimissioni in tronco, ossia laddove sussista la giusta causa oppure per le dimissioni rassegnate durante il periodo di maternità (tanto per la madre quanto per il padre).
Generalmente, infatti, da quanto viene ufficializzata la propria decisione di interrompere unilateralmente il contratto all’ultimo giorno di lavoro, devono trascorrere diversi giorni. La normativa, approfondita dai Contratti collettivi nazionali del lavoro, stabilisce infatti che il dipendente ha l’obbligo di osservare un periodo di preavviso per le dimissioni, senza il quale deve farsi carico di un’indennità economica da erogare al datore di lavoro per far fronte al danno arrecato.
D’altronde, una volta che l’azienda viene a conoscenza delle intenzioni del lavoratore necessita di un periodo per poter individuare un sostituto, o comunque per riorganizzare la produzione.
Per questo motivo il Ccnl fissa delle regole ben precise per calcolare quando decorrono le dimissioni, che il lavoratore è obbligato a rispettare se non vuole farsi carico di un esborso che a seconda della durata del preavviso può essere molto elevato.
È quindi importante fare chiarezza su quale data indicare come decorrenza delle dimissioni al fine di non correre un rischio che potrebbe costare caro.
Cos’è la decorrenza delle dimissioni
Non va quindi confusa la data in cui vengono comunicate le dimissioni dalla decorrenza delle stesse. Nel primo caso l’azienda viene informata dell’intenzione del lavoratore risolvere unilateralmente il contratto, mentre solo nel secondo il rapporto di lavoro viene meno e quindi si è autorizzati a interrompere immediatamente l’attività.
Quindi, quando compili le dimissioni online ricordati d’indicare come decorrenza delle dimissioni non l’ultimo giorno di lavoro, bensì quello immediatamente successivo.
Ad esempio, Tizio il 1° febbraio comunica l’intenzione di voler interrompere il rapporto di lavoro dal 1° marzo, con martedì 28 febbraio 2023 come ultimo giorno di lavoro. Alla voce “decorrenza delle dimissioni” dovrà quindi indicare mercoledì 1° marzo.
Come si calcola la decorrenza delle dimissioni
Non è solo la volontà del lavoratore a incidere sulla data di decorrenza delle dimissioni: come vuole la regola generale, infatti, salvo alcune eccezioni il dipendente che intende risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro deve osservare un periodo di preavviso.
Il preavviso delle dimissioni è quindi quel periodo che va da quando la comunicazione al datore di lavoro viene formalizzata all’interruzione vera e propria dell’attività lavorativa. Periodo che - è bene sottolineare - per legge deve essere lavorato: per questo motivo non è possibile approfittare di ferie o malattia per smaltire il preavviso, poiché in tal caso i termini vengono sospesi per poi riprendere nel momento in cui si fa ritorno al lavoro.
Il termine che va dalla comunicazione delle dimissioni alla decorrenza delle stesse varia in base a una serie di fattori: è il contratto collettivo di riferimento, infatti, a indicare le tempistiche del preavviso, le quali sono tanto più ampie quanto più è importante il ruolo ricoperto in azienda. Ad esempio, è richiesto un preavviso più lungo a chi ha un’anzianità di servizio elevata, come pure a chi ricopre una qualifica apicale.
Per questo motivo, prima d’indicare la decorrenza delle dimissioni è bene essere informati sulla durata del preavviso, informazione che potete apprendere solamente consultando il contratto collettivo del settore in cui siete impiegati.
Anche perché laddove la decorrenza dovesse coincidere con un giorno compreso nel periodo di preavviso per il lavoratore ci sarebbe l’obbligo di corrispondere all’azienda l’indennità di mancato preavviso, calcolata sulla base della retribuzione che il dipendente avrebbe percepito nel caso in cui il periodo residuo fosse stato lavorato.
Ricordiamo però che il preavviso non è sempre necessario: ad esempio, non è richiesto per le dimissioni per giusta causa, come pure per chi si licenzia durante il periodo di maternità (fino al compimento di un anno di età del figlio). In tali casi, quindi, per indicare l’ultimo giorno di lavoro non bisogna rispettare chissà quali regole in quanto non sono previste sanzioni per le dimissioni in tronco.
La decorrenza delle dimissioni può coincidere con festivi o domeniche?
Come detto, la decorrenza è il giorno immediatamente successivo all’ultimo giorno di lavoro, o comunque all’ultimo giorno di contratto. A tal proposito, nulla vieta d’indicare come decorrenza delle dimissioni un giorno festivo, una domenica o comunque un giorno non lavorativo: l’unica regola da rispettare è quella relativa al preavviso, per il resto qualsiasi giornata va bene.
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