Decreto stipendi, aumenti in busta paga fino a 1.200 euro l’anno: ecco per chi e da quando

Stefano Rizzuti

13/07/2022

Il governo Draghi ha annunciato un aumento degli stipendi già dai prossimi mesi con un nuovo decreto: ecco quando potranno scattare, a quanto ammonteranno e chi ne potrà usufruire.

Decreto stipendi, aumenti in busta paga fino a 1.200 euro l’anno: ecco per chi e da quando

Un decreto a fine luglio, che da molti è già stato ribattezzato decreto Stipendi. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, lo ha annunciato in conferenza stampa. Il provvedimento atteso prima della pausa estiva non interverrà solo sulle bollette e sulla proroga del taglio delle accise sul carburante, da confermare anche per agosto e forse settembre. Ma anche sul taglio del cuneo fiscale.

Tradotto, il principale obiettivo del decreto è quello di aumentare il netto in busta paga per milioni di lavoratori, sin da subito, allo scopo di contrastare l’inflazione. Si parla di un intervento intorno ai 12 miliardi di euro, secondo le prime anticipazioni. Draghi ha incontrato i sindacati e un nuovo confronto con le parti sociali si aprirà tra un paio di settimane.

Intanto c’è da riflettere non solo sul taglio del cuneo fiscale, ma anche sul salario minimo con la probabile applicazione del Trattamento economico complessivo (Tec), stabilito dai contratti principali di categoria. Per quanto riguarda il decreto il piano è ancora provvisorio e anche l’intervento sarebbe parziale, per andare poi a completarsi con la manovra: la legge di Bilancio dovrà rendere strutturale il taglio delle tasse sul lavoro. Ma intanto quali saranno gli aumenti degli stipendi e da quando scatteranno?

Quanto aumenteranno gli stipendi

L’aumento degli stipendi potrebbe ammontare a una cifra compresa tra i 100 e i 150 euro al mese. Per la parte relativa al taglio del cuneo fiscale, il governo potrebbe stanziare 5 miliardi di euro derivanti dai maggiori incassi derivanti dalle entrate fiscali.

Inoltre, secondo il Sole 24 Ore, si sta studiando anche l’ipotesi di aumentare le retribuzioni con un sistema simile a quello del bonus 200 euro, con una cifra inferiore ma scaglionata su più mesi. In generale, quando la misura diventerà strutturale, l’aumento degli stipendi potrebbe corrispondere a circa 1.200 euro l’anno di media, ovvero 100 euro in più al mese.

Aumenti in busta paga, ecco per chi

Come anticipato dal Corriere della Sera, l’ipotesi è di raddoppiare il taglio sui contributi deciso per il 2022 che riguarda le retribuzioni fino a 35mila euro annue. Un’altra proposta allo studio è quella lanciata dal Pd: zero contributi per chi guadagna meno di 10mila euro l’anno.

Per i lavoratori delle categorie che non rientrano in questi contratti, invece, si potrebbe ricorrere al Tec, con l’ipotesi di tagliare i contributi pubblici alle imprese che non si adeguano.

Quando cresceranno i salari

L’aumento degli stipendi potrebbe scattare con la busta paga di agosto o, più probabilmente, con quella di settembre. Per un intervento strutturale e definitivo, invece, si dovrà aspettare il 2023, dopo la legge di Bilancio. Per ora si parla, con il decreto Stipendi, di una misura provvisoria e di cui si deve ancora definire bene la forma. Poi, invece, il taglio del cuneo fiscale dovrebbe diventare strutturale.

Il rinnovo dei contratti e il salario minimo

Per quanto riguarda il rinnovo dei contratti, il governo sta pensando di introdurre sanzioni per chi non li applica e di inserire dei meccanismi di indicizzazione degli stipendi legati all’inflazione. Inoltre si ipotizza uno stop ai contratti flessibili attraverso gli incentivi per stabilizzare i precari.

Per affrontare la questione del salario minimo europeo, invece, si punta sui contratti collettivi. Non verrà stabilita una cifra fissa (per esempio i 9 euro l’ora della proposta di legge dei 5 Stelle), ma si potrebbe varare il Trattamento economico complessivo di cui parla il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Vorrebbe dire introdurre dei salari minimi per settore, con l’applicazione dei contratti più diffusi a tutti i lavoratori di quel comparto.

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