Le politiche di Trump sono le ultime arrivate. Dopo 30 anni il mondo sembra intenzionato a tornare in un’era protezionistica.
Donald Trump si è da poco ufficialmente insediato come nuovo presidente degli Stati Uniti. Si tratta del suo secondo mandato dopo quello del 2016. Il suo primo giorno è stato molto movimentato visto che ha firmato circa 100 ordini esecutivi. Si tratta di un vero record dato che mai nessun presidente aveva mai iniziato la sua avventura firmando così tanti decreti. Da capire quanti diventeranno effettivamente attuabili, visto che certamente diversi saranno impugnati dai democratici e portati in Tribunale.
Al di là dei primi decreti, anche nel discorso di insediamento al Campidoglio, Trump ha ribadito varie volte che l’era dell’oro degli Stati Uniti è ufficialmente iniziata. Ci si attende tutte una serie di scelte che andranno ad incidere sull’economia statunitense, come ad esempio l’istituzione di dazi per incentivare il consumo interno o il ritorno alle trivellazioni per produrre e commerciare più petrolio e gas. Poi ci sono gli aspetti geopolitici. Da capire come intenderà agire per tentare di risolvere i conflitti in atto in Ucraina e MedioOriente. E poi ci sono alcune questioni su cui Trump anche in campagna elettorale ha usato a volte frasi preoccupanti. Come ad esempio su Panama, sul Canada o sulla Groenlandia. Zone dove Trump vorrebbe imporre la sua influenza. Non si sa cosa farà ma gli sviluppi potrebbero essere preoccupanti.
Per diversi economisti, anche la rielezione di Trump è un chiaro segnale che un’era durata 30 anni sta per finire e stiamo per entrare in una nuova fase.
Per 30 anni almeno 3 grandi paesi hanno registrato un surplus significativo. Questo significa che hanno esportato e guadagnato più di ciò che importavano e spendevano. Questo ha creato un surplus economico che ha spinto tali nazioni a investire in titoli di Stato stranieri, Usa compresi.
Parlando di titoli di Stato degli Stati Uniti, la panoramica mostra che ad ottobre 2024 il Giappone aveva il 13%, la Cina il 9% e la Gran Bretagna il 9%. di titoli di Stato americani.
L’epoca della globalizzazione sta per finire
I mezzi di trasporto più efficienti e lo sviluppo digitale hanno favorito nell’ultimo trentennio la globalizzazione, l’addio dei confini e l’inizio del commercio globale. La Cina è diventata la fabbrica del mondo producendo ed esportando a basso costo. Tantissime aziende hanno iniziato a delocalizzare verso nazioni più convenienti da un punto di vista economico. Un processo di globalizzazione che richiede tempo perché comporta cambiamenti individuali, sconvolge le strutture familiari e cambia le città. Le delocalizzazioni aziendali sono state così grandi, durate così a lungo e hanno coinvolto così tante persone che alla fine hanno portato ad una insoddisfazione generale.
Tale insoddisfazione lo si evince anche dalle recenti scelte politiche di diverse nazioni con il popolo che ha preferito ideali politici maggiormente basati su protezionismo e deglobalizzazione. Con la vittoria di Trump e le politiche economiche protezionistiche, anche altre nazioni collegate saranno costrette a rivedere i propri piani. La sensazione è che ciò che è stato per 30 anni stia per finire. Che stiamo per entrare in un’epoca dove tante nazioni guarderanno prima al proprio orto, svilupperanno politiche di crescita economica limitando le importazioni e incentivando il consumo interno. Sta per arrivare un’epoca di deglobalizzazione e protezionismo. Sarà o non sarà una buona notizia?
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