Si pensa già alla riunione di maggio della Bce: cosa può succedere mentre il clima di instabilità finanziaria ha aggiunto incertezza e l’inflazione rimane alta? Lagarde alle strette, i motvi.
Bce sotto i riflettori con il bollettino economico e nuovi dati sull’inflazione: il dilemma è la riunione di maggio e la prossima decisione sui tassi di interesse.
Dopo la tempesta bancaria che ha colpito principalmente gli Stati Uniti, le scommesse su una Fed più cauta, anche se sempre combattiva contro l’inflazione, si stanno diffondendo. Questo significa che l’Eurotower rimane la sola, tra le grandi banche centrali, a promettere ancora un percorso severo sull’aumento del costo del denaro.
I tassi di interesse dell’Eurozona sono schizzati al 3,5% dopo l’ultimo incontro e il dilemma per Lagarde e gli altri e cosa fare a maggio. Intanto, i segnali sull’inflazione sono contrastanti e nel bollettino economico la Bce insiste: “le pressioni di fondo sui prezzi rimangono forti”. Cosa aspettarsi.
La Bce al bivio su tassi e inflazione
Sono almeno due i fattori da considerare sul prossimo futuro, ancora assai incerto, per l’Eurozona: la lettura del bollettino Bce e l’analisi dei dati dell’inflazione di alcune nazione Ue.
Il tono Bce nel suo resoconto economico non è mutato dalla riunione di marzo e nel bollettino si legge: “I rischi per le prospettive di crescita economica sono orientati al ribasso. Le tensioni persistentemente elevate sui mercati finanziari potrebbero inasprire le condizioni del credito più ampie più del previsto e smorzare la fiducia...Potrebbe anche esserci un ulteriore freno alla crescita dell’area dell’euro se l’economia mondiale si indebolisse più bruscamente del previsto”.
C’è, quindi, un’allerta su quanto accaduto alle banche a livello globale, ma la vera preoccupazione rimane l’inflazione: troppo elevata nell’indice core e in rallentamento solo grazie al comparto energia. Con questa analisi: “Gli effetti sull’inflazione core dei più recenti ribassi dei prezzi dell’energia e del recente apprezzamento dell’euro si faranno sentire solo più avanti nell’orizzonte di proiezione.”
Non solo, “Le pressioni sui salari si sono rafforzate sulla scia di mercati del lavoro robusti e dipendenti che mirano a recuperare parte del potere d’acquisto perso a causa dell’elevata inflazione”.
Cautela massima, quindi, sul tema prezzi e su quanto si muoveranno verso il basso o verso l’alto.
Inflazione nei Paesi Ue: cosa succede?
Intanto, l’inflazione spagnola è crollata mentre i costi dell’energia sono diminuiti, anche se le persistenti pressioni sui prezzi sottostanti hanno sottolineato il dilemma per la Banca centrale europea: quanto aumentare i tassi di interessi?
La lettura dei prezzi di marzo in Spagna è stata del 3,1%, in calo rispetto al 6% di febbraio e molto inferiore alla stima mediana del 3,7%. L’inflazione core, tuttavia, che esclude elementi volatili come carburante e prodotti freschi, è scesa solo di poco, al 7,5%.
La situazione dell’inflazione nella zona euro a 20 nazioni è simile a quella della Spagna, con gli indicatori headline e core che vanno in direzioni opposte. Ciò sta offuscando il percorso della politica monetaria in quella che è già la più aggressiva campagna di inasprimento nella storia della Bce.
Anche l’inflazione tedesca è diminuita in modo significativo, grazie in gran parte ai costi del gas naturale che sono crollati dopo l’impennata. I prezzi al consumo nella più grande economia europea sono aumentati del 7,8% a marzo rispetto al 9,3% di febbraio. Il governo del cancelliere Olaf Scholz ha implementato misure di ampio respiro per attutire il colpo dei prezzi più alti del gas e dell’elettricità. Ma pur dimostrandosi più resiliente del previsto dopo un rapido allontanamento dalle forniture di carburante russe, si prevede che la Germania subirà una lieve recessione nei sei mesi fino a marzo.
L’inflazione francese è diminuita per la prima volta in tre mesi nelle letture pubblicate il 31 marzo, seguendo i rallentamenti in altre grandi economie della zona euro dopo che il picco dei costi energetici indotto dalla guerra dello scorso anno è svanito.
I prezzi al consumo sono saliti del 6,6% a marzo, in calo rispetto al record dell’era dell’euro del 7,3% di febbraio. Tuttavia, la crescita dei prezzi dei servizi è rallentata solo leggermente - al 2,9% dal 3% di gennaio - mentre per i beni manifatturieri ha accelerato al 4,8% dal 4,7%.
L’inflazione sottostante è destinata inoltre ad accelerare nelle prossime settimane. L’agenzia di statistica Insee ha dichiarato questo mese che l’indicatore dovrebbe raggiungere il 6,4% a giugno, in aumento rispetto al 5,7% previsto in precedenza.
Bce: quale svolta a maggio? Riunione cruciale
Nella giornata di giovedì 30 maggio i titoli di Stato tedeschi a due anni, tra i più sensibili ai cambiamenti della politica monetaria, sono scesi di ben 14 punti base al 2,52%, mentre i mercati monetari hanno abbassato le scommesse sul tasso massimo al 3,40% dal 3,49%.
La Bce, quindi, potrebbe decidere di essere più prudente sull’aumento del costo del denaro a maggio.
Il compito dei funzionari di Francoforte complicato in questa fase, poiché le tensioni che hanno colpito le banche di tutto il mondo minacciano di ostacolare l’accesso al credito (già limitato dai tassi in rialzo) e di frenare la crescita economica.
Il membro del consiglio direttivo della Bce Peter Kazimir ha detto che mentre la Banca centrale europea dovrebbe continuare ad alzare i tassi, forse dovrebbe farlo più lentamente, citando un “rischio reale” quello di una eccesiva limitazione dei prestiti sulla scia delle recenti turbolenze del settore finanziario.
In ogni caso, i dati guideranno ogni scelta Bce, anche quella di maggio. Sotto la lente c’è l’inflazione in tutte le sue componenti, ma anche la fiducia e il sentiment generale. L’Europa, infatti, potrebbe essere trascinata in una ondata di diffidenza verso le banche e verso la ripresa economica in generale.
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