Diritti dei figli legittimi, naturali e adottati: quali differenze?

Simone Micocci

5 Dicembre 2017 - 16:07

Quali sono i diritti dei figli? Ci sono differenze tra figli naturali, legittimi e adottati? Ecco cosa è cambiato con l’entrata in vigore della riforma del diritto di famiglia del 2013.

Diritti dei figli legittimi, naturali e adottati: quali differenze?

In questo articolo vogliamo fare chiarezza sui diritti del figlio legittimo, naturale e adottato, ponendo in risalto eventuali differenze.

Un chiarimento reso necessario dalle modifiche apportate dal decreto legislativo 154/2013, il quale ha rappresentato una vera e propria svolta epocale per quel che riguarda la disciplina in materia di filiazione.

Con il suddetto decreto legge, infatti il Governo ha decretato la fine delle discriminazioni che per anni hanno distinto figli “di serie A” - quelli legittimi nati all’interno di un matrimonio - da quelli di “serie B”, ossia i figli adottati o nati fuori dal matrimonio. Riforma dovuta dal momento che in Italia, secondo le stime, almeno un figlio su 4 essendo adottato o naturale era costretto a passare la vita senza vedersi riconosciuti gli stessi diritti dei fratelli legittimi.

Con il decreto legislativo 154/2013 il Codice Civile è stato allineato con la giurisprudenza che si è stabilita in quegli anni; prima dell’entrata in vigore della riforma, infatti, la Corte di Cassazione e quella Costituzionale - particolarmente sensibili all’argomento - si erano espresse in più di un’occasione in favore della parificazione dei figli.

Cosa è cambiato con la legge?

È l’articolo 30 della Costituzione a stabilire che anche ai figli naturali - quindi nati fuori dal matrimonio - devono essere assicurati gli stessi diritti di quelli legittimi (nati da due genitori sposati), più ogni tutela giuridica e sociale “compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima”.

Il decreto 154 approvato nel 2013 però elimina qualsiasi discriminazione riferita al termine di figlio: con l’entrata in vigore della riforma, quindi, figli naturali, legittimi e adottati hanno gli stessi diritti.

Per questo motivo nel Codice Civile sono stati cancellati tutti i riferimenti a figli legittimi, naturali o adottati, sostituiti con la sola indicazione di figlio. Dal punto di vista giuridico, quindi, è stata equiparata a pieno la condizione dei figli.

Se vi state chiedendo se la vostra scelta di mettere su famiglia con il vostro partner, senza però contrarre in matrimonio, avrà delle conseguenze su eventuali figli nati dalla vostra unione la risposta è negativa. Sia i figli nati fuori dal matrimonio che quelli nati all’interno, così come quelli adottati, hanno gli stessi identici diritti; non c’è quindi alcuna differenza.

A tal proposito vi consigliamo di leggere anche-Matrimonio e convivenza: quali differenze per figli e partner?

Articoli modificati con la riforma

Naturalmente per eliminare la discriminazione tra figli naturali, adottati e legittimi è necessario modificare alcuni articoli del nostro codice civile:

  • l’articolo 18 del decreto legge ha modificato l’articolo 244 del codice civile e riguarda l’azione di disconoscimento della paternità per cui ne ha modificato i termini: l’azione di disconoscimento non più essere intrapresa dopo cinque anni dalla nascita del figlio, trascorso questo periodo di tempo prevale l’interesse del figlio alla conservazione dello stato e non più il principio di verità della filiazione.
  • articolo 53 disciplina le modalità con cui deve essere interpellato il figlio che abbia compiuto i 12 anni di età e che comunque sia riconosciuto capace di discernimento. Nel processi che hanno come oggetto il futuro dei figli, il loro affidamento il mancato ascolto del minore nel corso del processo costituisce violazione del principio del contraddittorio e del giusto processo.

Uno dei punti principali e oggetto di maggiori discussioni per la parificazione dei figli è stato quello che riguarda l’asse ereditario. Con l’entrata in vigore della regolamentazione contro la discriminazione, i figli naturali, adottati e legittimi hanno, ai fini della successione, tutti gli stessi identici diritti.

E gli effetti di successione di tutti i figli valgono non soltanto nei confronti dei genitori, ma di tutti i parenti. Di seguito l’articolo 71 che ha modificato le norme che riguardano la successione:

art. 71: che reca una modifica in materia di successione, prevedendo la soppressione del c. d. diritto di commutazione in capo ai figli legittimi fino ad oggi previsto per l’eredità dei figli naturali (art. 537, terzo comma, ai sensi del quale “i figli legittimi possono soddisfare in denaro o in beni immobili ereditari la porzione spettante ai figli naturali che non vi si oppongono. Nel caso di opposizione decide il giudice valutate le circostanze personali e patrimoniali”)

Quali sono i diritti dei figli?

A questo punto è arrivato il momento di vedere quali sono i diritti dei figli dopo l’entrata in vigore della riforma del diritto di famiglia.

Come stabilisce l’articolo 30 della Costituzione, i genitori hanno il dovere di mantenere, istruire ed educare i figli.

Per quanto riguarda l’istruzione, questa deve avvenire nel rispetto delle sue capacità, aspirazioni e inclinazioni naturali.

Un altro diritto del figlio è quello di mantenere rapporti significativi con i parenti. Il significato di parentela anche è stato oggetto di cambiamento con la riforma del 2013: con questo termine si intende il vincolo che c’è tra quelle persone che discendono dallo stesso stipite, che sussiste sia per i nati all’interno sia per i nati fuori dal matrimonio, così come per i figli adottati. L’unico caso in cui la parentela è esclusa è quando l’adozione riguarda una persona maggiorenne.

Ma il figlio ha diritto anche ad essere assistito moralmente e a crescere in famiglia. Molto importante in tema di divorzio, il diritto del figlio di essere ascoltato per tutti quei provvedimenti che lo riguardano in prima persona. Questo vale sempre per coloro che hanno compiuto i 12 anni, ma anche prima per quelli che vengono riconosciuti capaci di discernimento.

Infine, ricordiamo che i figli hanno diritto ad un contributo di mantenimento, anche qualora sopravvenga la decadenza della potestà di uno dei genitori.

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