Dramma coronavirus: cosa succede in Pakistan?

Violetta Silvestri

12/06/2020

Il coronavirus ancora spaventa in molte parti del mondo. Come in Pakistan, dove lo scenario è drammatico e l’emergenza sanitaria sta impattando sulla diffusa povertà

Dramma coronavirus: cosa succede in Pakistan?

Il Pakistan ha visto esplodere l’epidemia di coronavirus nelle ultime due settimane.

Le scene che si raccontano nel Paese confinante con la grande India, però, sono già drammatiche.

Ospedali al collasso, ventilatori insufficienti e popolazione smarrita tra misure restrittive impossibili da seguire e povertà dilagante.

Il Paese ha visto 6.397 nuovi casi solo nella giornata di giovedì 11 giungo, con un totale di positivi di quasi 126.000, e un record di 107 morti in 24 ore che hanno portato il bilancio delle vittime a 2.520 da quando l’infezione in Pakistan è iniziata a diffondersi dalla fine di febbraio.

Coronavirus in Pakistan: perché è dramma

I numeri reali del coronavirus in Pakistan potrebbero essere molto più alti, visto che i test sono disponibili per circa 25.000 persone al giorno, la metà di quanto l’OMS raccomanda.

Inoltre, in un Paese che ospita 220 milioni di abitanti con un sistema sanitario molto fragile, che offre solo sei letti ospedalieri ogni 10.000 persone, i medici affermano di temere che la sanità molto presto crollerà.

Peshawar, la capitale della provincia di Khyber Pakhtunkhwa, vede un gran numero di pazienti che arrivano da tutta la provincia a causa della scarsa infrastruttura sanitaria del territorio. Le terapie intensive, però, sono già piene.

I dati ufficiali del Governo dipingono un quadro diverso sulla capacità ospedaliera del Pakistan, dimostrando che attualmente 1.681 letti di terapia intensiva sono occupati in tutto il Paese, rispetto a una capacità totale di 6.664.

Le cifre, tuttavia, possono essere fuorvianti, dato che mentre ci sono letti di terapia intensiva disponibili, sembrano esserci gravi carenze di capacità nelle città più grandi dove i casi di carico sono elevati.

La disinformazione sul coronavirus, inoltre, ha destato preoccupazione anche per i medici, con almeno tre episodi di violenza segnalati a causa di parenti di pazienti deceduti arrabbiati.

I dottori hanno spiegato: “Questa è una pandemia e la gente non ci crede. Si pensa che veniamo pagati dall’OMS per dichiarare i decessi dovuti al coronavirus.”

Lockdown in Pakistan: perché l’OMS è in allarme

L’aumento nazionale dei casi coincide con una revoca quasi completa delle restrizioni di blocco da parte del Governo il 22 maggio.

A tal proposito è scattato l’allarme dell’OMS. Il 7 giugno, in una lettera alle autorità provinciali in Pakistan, l’organizzazione ha avvertito che se non fosse stato imposto un nuovo lockdown intermittente, il Paese sarebbe potuto arrivare a più di 800.000 casi a luglio prima di iniziare a stabilizzarsi.

Gli esperti hanno ammonito le autorità pakistane: lo Stato non soddisfa nessun criterio per poter alleggerire le misure: non ci sono tracciamenti dei contagi, il monitoraggio è pressoché assente e non si riesce a gestire in modo efficiente il triage negli ospedali.

Tuttavia, il primo ministro pakistano Imran Khan ha ribadito la sua posizione secondo cui il Paese non poteva permettersi un blocco rigoroso a causa delle sue implicazioni economiche.

Il 25% della popolazione è povera e chiudere l’economia sarebbe un disastro. Per questo, l’unico invito è al distanziamento sociale. Anche se il primo ministro ha già annunciato che ci saranno ancora molti morti.

In Pakistan, lo scenario del coronavirus si sta facendo cupo.

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